La degenerazione maculare senile è la
causa più frequente di perdita visiva nelle persone anziane: si stima che nel 2020 circa 196 milioni di persone ne sarà affetto e circa 300 milioni nel 2040 (
ricerca Università Cattolica). Tale patologia colpisce la macula che è la zona della retina deputata alla visione centrale.
“Può presentarsi in
due differenti forme - spiega il
Dottor Giuseppe Fraganza, specialista in
Oculistica presso l’
Ospedale San Carlo di Nancy di Roma - la
variante secca, detta anche non neovascolare che porta a un graduale indebolimento della vista, e la
variante umida o neovascolare che comporta invece una grave e repentina perdita visiva”.
L’
esame di elezione per la diagnosi di questa patologia è la tomografia a coerenza ottica, il cui acronimo è
OCT. Tale metodica, oltre ad essere fondamentale per la diagnosi, permette di quantificare il danno e seguirne l’andamento.
“Una recente evoluzione di tale metodica è l’
Angiografia OCT, - spiega il Dott. Fraganza - che ci permette di studiare ad alta definizione la rete vascolare retinica e coroideale in modo da identificare precocemente segni di degenerazione maculare senile umida senza ricorrere all’ausilio di mezzi di contrasto”.
Il
trattamento cambia in base alla tipologia. Nel caso della forma secca, è possibile ricorrere a integratori a base di micronutrienti che rallentano il processo di degenerazione riducendo così lo stress ossidativo della macula. Nel caso invece della forma umida, è possibile ricorrere a farmaci iniettati all’interno dell’occhio, definiti ANTI-VEGF, che hanno la funzione di bloccare i fenomeni di neovascolarizzazione.
Il numero delle somministrazioni di tali farmaci varia in base alla risposta dell’occhio e spesso si rende necessario ripetere le iniezioni periodicamente.
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