26 gennaio 2021

Fobie: che cosa sono e perchè rivolgersi a uno specialista

Fobie: che cosa sono e perchè rivolgersi a uno specialista
Avere paura è da sempre necessario alla sopravvivenza dell’essere umano. Il cervello umano si è evoluto nel corso del tempo fino a comprendere un “ventaglio” di emozioni molto ampio e complesso, eppure la protezione dalla minaccia resta il più potente degli impulsi. C’è però un limite oltre il quale la paura non è più un semplice istinto di sopravvivenza. Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Ada Antonelli, Psicologa presso Primus Forlì Medical Center.
 

Quando la paura si trasforma in fobia?

Quando diventa una manifestazione emotiva sproporzionata, persistente e duratura, provata in presenza di uno specifico stimolo, oggetto, animale, luogo, situazione emotiva che non rappresenta una reale minaccia. È inoltre caratterizzata da un importante stato di ansia anticipatoria e sfugge al controllo di un’analisi razionale, sebbene la persona riconosca che è irragionevole. La fobia può anche andare incontro a “generalizzazione”, ovvero essere innescata da oggetti o situazioni simili a quella originaria. Le fobie si definiscono specifiche, poiché si riferiscono a un campo delimitato, e sono soggette ai cambiamenti sociali e culturali. Si distinguono in queste categorie:
  • tipo animali
  • ambiente di tipo naturale
  • sangue, infezioni, lesioni
  • tipo situazionale
  • altro tipo
 

Esistono cause specifiche? E quali sono i sintomi più comuni?

Lo studio delle cause ha prodotto diverse conclusioni da parte delle teorie psicologiche. Secondo la teoria psicoanalitica, la fobia è il risultato della rimozione di eventi traumatici, che subiscono uno spostamento su una situazione o un oggetto. Secondo la teoria cognitivo-comportamentale, il disturbo deriva dalla nostra associazione d’idee all’interno di una situazione. La teoria dell'attaccamento vede le fobie come il risultato di un lungo processo che si sviluppa fra il bambino e le figure di accudimento. I sintomi delle fobie sono sia cognitivi che fisiologici. I primi possono manifestarsi in tensione e nervosismo, confusione mentale, paura di svenire, disorientamento, ansia elevata, impulso di fuga o evitamento, timore di perdere il controllo, attenzione focalizzata sullo stimolo. Fra i possibili sintomi di allerta del corpo vi sono accelerazione del battito cardiaco, difficoltà respiratorie, mal di stomaco, nausea, vertigini, tensione muscolare, tremori, sensazione di calore, formicolio, difficoltà a deglutire.
 

Quali sono gli effetti principali e quando una fobia può risultare invalidante?

Alle fobie seguono comportamenti atti a evitare contesti potenzialmente in grado di scatenare ansia e sensazione di estremo pericolo, che mettono a nudo la vulnerabilità. Di conseguenza, spesso le persone che soffrono di fobie hanno una vita difficile, perché vengono compromesse attività quotidiane e apparentemente semplici come andare al supermercato, andare al cinema, avere relazioni amicali, andare a scuola, partecipare a un viaggio di piacere, ecc.
 

Quali tipi di trattamento sono possibili?

È ampiamente dimostrato che il trattamento psicoterapico cognitivo-comportamentale dà ottimi risultati, così come i metodi che si basano sulle teorie sistemiche e psicoanalitiche. Nonostante le differenze, tutti sviluppano infatti la capacità di relazione con gli altri e quindi aumentano la fiducia in se stessi, migliorando l'autoefficacia. In alcuni casi è fortemente consigliato e a volte necessario il trattamento farmacologico, che rappresenta una soluzione a breve termine per controllare eventuali crisi ed episodi di ansia acuta. Ma i farmaci non eliminano la causa prima dell’esistenza del disturbo. La principale modalità di trattamento per le fobie specifiche è l’esposizione controllata del soggetto alla fobia che lo perseguita. È possibile ricorrere all’esposizione immaginativa, che consiste nel chiedere al paziente di immaginarsi una situazione fobica, o all’esposizione graduata, in cui si espone il paziente a situazioni fobiche più basse nella scala delle situazioni temute, per poi salire gradualmente. Si possono insegnare al paziente tecniche di rilassamento muscolare, e, una volta che se n’è appropriato, si può mostrargli l’oggetto fobico. La tecnica della desensibilizzazione sistematica si basa invece sul principio del controcondizionamento e consiste essenzialmente nell’esporre il soggetto a stimoli ansiogeni legati allo stimolo fobico di intensità crescente, fino a che l’ansia non venga del tutto superata. Infine, tecniche come l’elicitazione (stimolazione) dei pensieri negativi, la ristrutturazione cognitiva e l’uso di ABC possono supportare le pratiche di esposizione.
 

Ciascun trattamento è naturalmente basato sulla singola persona, ma quando si può dire che si è giunti al traguardo?

La guarigione, se così vogliamo chiamarla, è possibile. È già un grande successo sviluppare strategie di convivenza per avere una qualità di vita soddisfacente. Ovviamente non esistono le fobie, ma le persone: ogni storia è a sé e, parafrasando Ippocrate, dobbiamo rinunciare alle cose che ci fanno star male se vogliamo guarire e non sempre è così. Ecco perché è così importante rivolgersi a uno specialista che sappia indirizzare il percorso terapeutico nella giusta direzione. Nella mia pratica clinica affronto questo tema complesso partendo sempre dal paziente e da una visione ampia di tutti gli strumenti che ogni teoria ci fornisce, per capire quali possano essere quelli più efficaci: tutto in funzione del benessere della singola persona.
 

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