I fattori di rischio in età adulta: l’attività di screening li previene

I fattori di rischio in età adulta: l’attività di screening li previene
Le cardiopatie congenite sono le più frequenti malformazioni riscontrabili alla nascita, con un’incidenza attuale di otto bambini su mille. Si tratta di malformazioni eterogenee – intese come difetto e alterazioni della normale forma anatomica - delle strutture cardiache, dovute a diversi fattori. Le cause possono essere: alterazione dei cromosomi che si verifica al momento del concepimento, e che rappresenta l’8% dei casi; un numero di cromosomi normale, ma che presentano alterato contenuto genetico; esposizione dell’embrione a un agente teratogeno, ovvero in grado di modificarne il normale sviluppo.

Come racconta il dott. Stefano Tonioni, Direttore dell’Unità Operativa di Emodinamica e Cardiologia Interventistica dell’Ospedale San Carlo di Nancy di Roma, con più di 20 anni di esperienza sulla disciplina, i cardiopatici congeniti adulti - o Guch, Grown up congenital heart - hanno problematiche differenti rispetto a chi presenta cardiopatie acquisite, e necessitano quindi di una regolare sorveglianza specialistica, che richiede un’indispensabile collaborazione tra il cardiologo generale e il cardiologo esperto in patologia congenita.

Il dott. Tonioni sottolinea l’importanza dello screening per i soggetti affetti da queste problematiche. Una cardiopatia congenita innocente in età pediatrica può infatti portare a problemi importanti in età adulta. Un esempio conosciuto anche a livello mediatico è l’ictus subito dal giocatore Antonio Cassano nel 2011, dovuto alla forma ovale pervio, una cardiopatia che spesso si tende a sottovalutare, ma che rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio per l’ischemia cerebrale, specie in giovane età.

Oggi il Fop può essere trattato con un device conosciuto come “ombrellino”, inserito attraverso una puntura, un intervento non invasivo di circa otto minuti. Negli Stati Uniti la tendenza è infatti quella di non aspettare risonanze cerebrali allarmanti per procedere con il trattamento, mentre in Italia si tende ad attendere la presenza di fattori di rischio. Un’altra cardiopatia congenita lasciata in follow up riguarda la valvola aorta biscuspide, che rischia di evolversi in un’insufficienza o ischemia aortica severa. In questi casi si interviene con la sostituzione dell’arco aortico o con la tecnica Tavi, che con una procedura impianta una stent valve.

La terza cardiopatia più comune è la sindrome di Barlow, spesso causa del prolasso mitralico e di un’insufficienza severa. Anche in questo caso si agisce con tecniche non invasive che non prevedono incisione dello sterno né la sostituzione della valvola, inserendo un anello per il rimodellamento dei lembi. Tutti interventi mini invasivi anche nel caso di operazioni chirurgiche, con tempi di degenza di massimo tre giorni.

Le cardiopatie congenite sono importanti fattori di rischio per problematiche quali malattie trombosi venose, ictus e ischemie, con molte zone grigie che si possono però risolvere in ottica di prevenzione. Fondamentale per l’attività di screening è non limitarsi a effettuare elettrocardiogrammi, ma sottoporsi anche a ecocardiogrammi. Il paziente va inoltre seguito attentamente nel tempo, dato che l’evoluzione è rapida in alcuni casi e molto lenta in altri. Segnali a cui prestare attenzione sono dispnea, ovvero affanno, e debolezza, spesso sottovalutati.

Oggi sono circa 100mila i cardiopatici congeniti adulti in Italia e, secondo i dati ufficiali della Società Europea di Cardiologia, si arriva a due milioni e 300mila in Europa, a cui si aggiungono 1 milione e 900mila bambini. Un dato significativo: basti pensare che dieci anni fa si era pronosticato il momento in cui ci sarebbero stati più congeniti adulti che bambini. Un traguardo raggiunto grazie anche alla bontà delle cure effettuate verso bimbi in età pediatrica. I progressi medici permetteranno a questi pazienti di raggiungere età insperabili fino a qualche anno fa.

L’Ospedale San Carlo di Nancy – spiega il dott. Tonioni – è dotato di un’efficiente unità operativa di Cardiologia Interventistica. Il reparto si occupa di diagnosi e cura delle patologie cardiovascolari, con una diagnostica che comprende elettrocardiogramma, ergometria, Holter, ecocardiografia. L’unità si occupa di seguire i ragazzi affetti da aritmie congenite, una volta che hanno compiuto i 15 anni.
 
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Revisione medica a cura di: Dott. Stefano Tonioni

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