L’incontinenza fecale è
l’incapacità di trattenere le feci e i gas intestinali. Chi ne soffre può non avvertire lo stimolo alla defecazione, oppure può avvertirlo ma non riesce a controllarlo.
Questa condizione è frequente soprattutto negli anziani, con una lieve prevalenza nel sesso femmile a causa di prolassi del pavimento pelvico. L’incontinenza fecale rappresenta un vero e proprio ostacolo ad una vita di autonomia e di relazione soddisfacente e può innescare disturbi psicologici, insicurezza o vera e propria depressione patologica.
Il dott. Bruno Masci,chirurgo dell’
Ospedale San Carlo di Nancy di Roma, spiega quando è necessario rivolgersi al medico e quali sono i possibili trattamenti del disturbo.
Le cause dell’incontinenza fecale
“Le cause dell’incontinenza fecale possono essere di vario tipo. Tra le più frequenti abbiamo:
- Prolasso rettale isolato o del pavimento pelvico,
- Defict dello sfintere anale iatrogeno post-chirurgico o da parto
- diarrea cronica;
- stipsi cronica.
- Infiammazioni aspecifiche del retto
- Proctiti croniche
- patologie neurologiche che compromettono il controllo degli sfinteri;
- età avanzata;
A seconda delle cause, bisogna pianificare il trattamento mirato per il recupero della continenza, spiega il dottore, considerando che spesso coesistono più di una causa a determinare l’incontinenza.
Quanto rivolgersi al medico
“E’ chiaro” che si parla di incontinenza fecale solo quando gli episodi si presentano più volte in un lasso di tempo prolungato. Non possiamo considerare tale un singolo episodio di mancato controllo dell’evacuazione o dei gas intestinali.
Bisogna rivolgersi al medico proctologo quando gli incidenti di incontinenza fecale sono ripetuti, sia se il paziente percepisce lo stimolo ma non riesce a trattenere o controllare la defecazione, sia se non si accorge della perdita di feci o gas”.
Trattare l’incontinenza fecale
“Come detto, i trattamenti variano e vanno adeguati al singolo paziente, dopo un accurato studio per valutare l’apparato anatomico e funzionale sia riposo, che sotto sforzo .
Ad esempio nelle donne, in presenza di un prolasso del pavimento pelvico, che coinvolge il retto, la vagina e l’utero, il trattamento può variare molto. Questo in funzione dell’età, al grado di prolasso e dal tipo di incontinenza, ovvero se solo fecale o associata ad incontinenza urinaria. In questi casi non sempre il trattamento con la ginnastica del pavimento pelvico, il biofeedback, risulta sufficiente. Frequentemente va associato ad interventi chirurgici mini-invasivi di correzione anatomica che consentono un recupero più efficace e duraturo nel tempo.
Anche nell'uomo la causa più frequente è da attribuire al prolasso, la cui risoluzione risolve il 70% delle incontinenze entro 3-6 mesi dall’intervento, La riabilitazione associata migliora ulteriormente il successo della terapia. Quando la causa è neurologica sarà necessario intervenire in primis sulla patologia, quando possibile. In questo caso possono essere necessarie delle terapie riabilitative e condizionanti come per esempio il bio-feedback, per rieducare il paziente ad avvertire e gestire lo stimolo. Tuttavia, non sempre sono applicabili o efficaci (è il caso di pazienti con lesioni del sistema nervoso). In questo caso è possibile trattare il paziente rinforzando la tenuta dello sfintere applicando delle protesi.
Se a causare l’incontinenza fecale sono diarrea cronica o stipsi cronica, invece, generalmente il disturbo si può trattare con farmaci o integratori ad hoc, a seconda della problematica sottostante”.Molto importante considerare che, nel disturbo dell’incontinenza , prima s’interviene migliore sarà il risultato clinico
L’impatto sulla qualità della vita
Infine, conclude il dott. Masci, “dal momento che l’incontinenza fecale ha un impatto considerevole sia sulla sfera fisica che sulla sfera emotiva della persona, a prescindere dall’età è bene ricorrere al proctologo per garantire al paziente il trattamento più adeguato e una vita relazionale il più possibile soddisfacente”.
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