Un raro intervento di bypass femoro-distale, eseguito dall’équipe di
chirurgia vascolare composta dal
dott. Giuseppe Di Modica e dal dott. Rocco Pizzirusso, ha permesso di evitare l’amputazione a una paziente di 78 anni giunta in struttura con una
grave ischemia dell’arto inferiore destro, oltre a una serie di comorbilità che rendevano il quadro clinico severamente compromesso. Il
delicato intervento di microchirurgia, durato 10 ore, ha consentito di ripristinare la corretta irrorazione dell’arto, evitando l’esito peggiore.
“
La paziente era giunta in poliambulatorio con un arto ischemico a causa dell’occlusione di un precedente stent femorale effettuato in altra struttura – ricorda il
dott. Giuseppe Di Modica, specialista in cardiochirurgia e chirurgia vascolare a Maria Eleonora Hospital –.
Dopo le opportune valutazioni, la signora era stata messa in lista per un ricovero, al fine di effettuare gli esami preliminari e valutare un eventuale intervento endovascolare o chirurgico per un bypass femoro-distale”.
In attesa di essere chiamata da Maria Eleonora Hospital per il ricovero, però, la paziente, di passaggio in Piemonte, era stata colta da dolori molto forti - improvvisi e imprevedibili - e, visitata presso una struttura torinese, era stata sottoposta a bypass femoro-popliteo sovra-articolare con protesi vascolare.
A distanza di poche settimane, nuovi improvvisi dolori all’arto l’avevano costretta a una nuova valutazione con il dott. Di Modica, che aveva evidenziato una trombosi del bypass realizzato e disposto un ricovero immediato.
“
La paziente si è presentata a Maria Eleonora Hospital con un’ischemia critica e forte dolore alla gamba destra. Dopo il ricovero l’abbiamo immediatamente sottoposta ad angio TC ed Angiografia per valutare il tipo di intervento a cui sottoporla e soppesare rischi e benefici dello stesso – spiega il dott. Di Modica –.
L’età avanzata e il quadro clinico estremamente compromesso – la signora soffriva di diabete, ipertensione, broncopatia cronica, ipercolesterolemia, tutti fattori di rischio per malattia cardiovascolare per la quale era stata trattata in precedenza con stent coronarico – ci ponevano davanti a una scelta estremamente delicata: l’intervento si prospettava complesso, anche per il rischio di ischemia delle terminazioni nervose e danno neurologico periferico, ma se non l’avessimo eseguito la paziente avrebbe perso l’arto. Abbiamo quindi optato per un intervento di bypass femoro-distale che è stato eseguito in collaborazione con il dott. Rocco Pizzirusso, chirurgo vascolare con una grande esperienza in interventi di salvataggio di un arto colpito da ischemia grave”.
Cos'è il bypass femoro-distale
Consiste nel creare un “ponte” (bypass, appunto) con una protesi che scavalca la stenosi causata da una placca aterosclerotica. In questo caso è stata utilizzata come “ponte” la vena safena della paziente stessa.
“
La safena viene isolata chirurgicamente, devalvulata (ovvero privata delle valvole, consentendo quindi al sangue di fluire in senso opposto, cioè dall’alto verso il basso), staccata dalla vena femorale e collegata mediante anastomosi all’arteria femorale e quindi all'arteria distale della gamba che deve essere rivascolarizzata – spiega il dott. Di Modica -.
Si tratta di un intervento di microchirurgia vascolare complesso eseguito in rarissimi casi, molto delicato e che richiede diverse ore di sala operatoria. Nel caso specifico della signora, l’operazione è stata particolarmente articolata perché, trattandosi di un reintervento, abbiamo riscontrato criticità nell’isolare l’arteria e la vena femorale per via di numerose aderenze che si presentavano sul campo operatorio”.
Nonostante la complessità, l’intervento è riuscito perfettamente. Il giorno seguente la paziente è stata estubata e dopo qualche giorno aveva già riacquistato la parziale mobilità delle dita del piede. La paziente, dopo un adeguato periodo di degenza ospedaliera, durante il quale aveva già ripreso a camminare supportata da un deambulatore, è potuta tornare a casa dove continuerà la fisioterapia motoria.