Salus Hospital / 31 gennaio 2020

La chirurgia mininvasiva della stenosi carotidea

La chirurgia mininvasiva della stenosi carotidea
Le carotidi sono le due principali arterie del collo che portano il sangue dal cuore al cervello. Questi vasi sono flessibili e dotati di pareti interne lisce che possono tuttavia andare incontro ad un progressivo irrigidimento accompagnato dalla riduzione del lume interno (stenosi), principalmente a causa dell’aterosclerosi. Questa patologia si caratterizza dall’accumulo di placche di grasso che, riducendo o interrompendo del tutto il flusso del sangue, limitano il flusso sanguigno al cervello. Ne abbiamo parlato con il prof. Gioachino Coppi, responsabile del dipartimento di Angiologia e Chirurgia Vascolare del Salus Hospital di Reggio Emilia.

Prof. Coppi, che cos’è l’aterosclerosi?

"Spesso si considera l’aterosclerosi come un problema esclusivamente cardiaco, quando in realtà può colpire le arterie in qualsiasi zona dell’organismo. Per malattia arteriosclerotica si intende un generico indurimento e perdita di elasticità delle pareti delle arterie per la formazione di placche, dette ateromi o placche aterosclerotiche, inizialmente costituite da lipidi presenti nel sangue, tra cui il colesterolo. Queste placche si depositano nello strato più interno delle arterie e, con il tempo, tendono a diventare sempre più grandi. I rischi sono la rottura, con conseguente arrivo dei frammenti al cervello, oppure la trombosi del vaso, con rischio di disabilità per danno irreparabile del cervello – ictus – o morte".

Come viene trattata questa patologia?

"Il trattamento prevede la rimozione della placca attraverso endoarterectomia carotidea (Cea), in chirurgia aperta, o con angioplastica carotidea con stent (Cas). Nel primo caso si pratica una incisione del collo in anestesia generale o locoregionale per raggiungere la carotide. Il flusso sanguigno viene interrotto temporaneamente ponendo delle pinze (clamp) sull’arteria, così che essa possa essere aperta e la placca estratta. In alcuni casi, a mantenere il flusso al cervello attraverso l’utilizzo di un tubicino temporaneo, detto shunt. Il vaso viene poi richiuso applicando solitamente un’apposita pezza di allargamento, chiamata patch, per evitare restringimenti. L’alternativa all’intervento di chirurgia carotidea aperta è l’angioplastica carotidea con stent (Cas). Si tratta di una procedura non invasiva, nata negli anni ’80, che permette di pulire e liberare le arterie carotidi dalle placche aterosclerotiche. Questa particolare tecnica, attraverso un’accurata preparazione, selezione, strumentazione ed esperienza, dà risultati pari o migliore rispetto alla Cea e, soprattutto, una minore mortalità".

Come si svolge l’intervento di angioplastica carotidea?

“L’intervento si esegue in anestesia locale, il paziente resta sveglio durante tutta la procedura e ha la possibilità di comunicare ogni sua sensazione allo staff sanitario. L’accesso arterioso è praticato di norma dall’inguine del paziente. Viene poi posto un introduttore e, con cateteri guida o con un apposito catetere “Piton GC” di mia progettazione, si porta una guida flessibile in carotide esterna. Sostituito il catetere con una guida sostenuta (Supracore), su questa si porta in posizione il MoMa e si blocca il flusso carotideo gonfiando i palloni, per evitare emboli nelle fasi successive della procedura. A questo punto, si porta una guida in carotide interna, oltre la placca, si toglie la Supracore e viene rilasciato lo stent, una piccola rete metallica, nella parte del vaso sanguigno soggetta a restringimento, per proteggere le pareti delle arterie ed evitare che tornino a chiudersi. Vengono infine aspirati 60 cc. di sangue per estrarre eventuali frammenti dovuti alla dilatazione. Se il sangue al passaggio nei filtri esterni risulta pulito, si ripristina il flusso sgonfiando il pallone, altrimenti si procede di nuovo aspirando 20-40 cc. Questa procedura di filtraggio è molto veloce, richiede 3-6 minuti, adeguati ad evitare danni cerebrali”.

Quali sono i vantaggi di questa procedura?

“Si tratta di una procedura mininvasiva alternativa nei casi in cui i pazienti non vogliano o possano sottoporsi alla chirurgia. I vantaggi dello stent sono molto evidenti nei pazienti a rischio cardiologico e respiratorio, a collo taurino o corto e nei casi di stenosi alte della carotide interna. La Cas, rispetto alla Cea, non danneggia i glomi carotidei che regolano la pressione arteriosa, non lede nervi del collo con fastidiose parestesie e non corre il rischio di danneggiare i nervi laringei con paresi delle corde vocali. La Cas, inoltre, evita i patch con possibili cedimenti, trombi e rischio, seppure piccolo, di infezione. Per entrambe le tecniche vi è un basso rischio di restenosi – il vaso che torna a restringersi – di solitamente asintomatico, almeno per lo stent. Dopo l’angioplastica il paziente deve restare a letto e a riposo per 12-24 ore, nel corso delle quali vengono costantemente monitorate le sue condizioni di salute. È prevista una prima ecografia a 3-6 mesi, dopodiché con cadenza annuale”.
 

Per maggiori informazioni e per prenotare una visita contattaci allo 0522.499155 o scrivici tramite form.
Revisione medica a cura di: Dott. Gioachino Coppi

condividi o salva l'articolo

Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

Prenotazioni e appuntamenti nel palmo della tua mano

La nuova app MyGVM ti permette di trovare il tuo medico preferito, prenotare visite, controllare l’esito degli esami direttamente dal tuo telefonino! Scaricala ora:
anni