La
calcolosi alla colecisti è una patologia molto frequente, soprattutto nelle donne, la cui sintomatologia spesso non viene dai pazienti riconosciuta, con conseguente aggravamento della condizione. Si stima che la calcolosi alla colecisti colpisca circa il 10% degli italiani, e il 15% dei casi si presenta dopo il superamento dei 40 anni. A volte i calcoli possono non arrecare alcun disturbo al paziente, ed essere scoperti tramite ecografie addominali eseguite per altri motivi; nei casi più gravi invece la presenza dei sassolini scatena delle vere e proprie
coliche. Ne abbiamo parlato con il
dott. Edoardo Nanni, e la
dott.ssa Anna Maria Conte, entrambi chirurghi generale di
Tiberia Hospital a Roma.
Calcolosi alla colecisti: le cause e i sintomi
Nel caso della colecisti, si tratta della
formazione di “sassolini”, di bile o di colesterolo le cui dimensioni possono variare da pochi millimetri a vari centimetri, nella cistifellea, organo che si trova sotto al fegato nel quadrante destro dell’addome, e deputato all’espulsione della bile nel dotto biliare.
Le cause possono essere le più diverse: da motivazioni genetiche ad una dieta non bilanciata, dall’utilizzo di terapie ormonali e contraccettive fino alla gravidanza. La calcolosi può derivare anche da stati patologici già in essere come il diabete.
I
sintomi di questa patologia possono essere vari: da quelli tipicamente addominali come problemi digestivi, vomito, nausea, riflusso gastrico, fino a quelli extraddominali, come febbre, tachicardia, ittero (ovvero il colorito giallastro della pelle e della parte bianca degli occhi), in base anche al livello di gravità del paziente.
Come è strutturato l’intervento
Oggi il Gold Standard per la colecistectomia è l’
approccio mininvasivo. Il trattamento prevede l’utilizzo di trocar, ovvero di cannule, spessi 5 mm, attraverso cui inserire gli strumenti operativi nell’addome. Le
dimensioni delle incisioni sull’addome sono perciò ridotte, con beneficio in fase post operatoria, con rapida ripresa e minore ospedalizzazione, oltre alla riduzione del rischio di sviluppo di laparocele (ernia che si forma sulla cicatrice a seguito dell’intervento chirurgico addominale).
I vantaggi del trattamento tramite approccio mininvasivo
I vantaggi di questa tecnologia innovativa sono molteplici. In primis, permette di
poter intervenire su tutti i pazienti, compresi coloro con pregressi interventi chirurgici addominali e/o che potrebbero presentare aderenze. Inoltre presenta un
recupero post operatorio più rapido e meno doloroso, permettendo al paziente di ritornare velocemente alle attività quotidiane e lavorative senza conseguenze.