Maria Cecilia Hospital / 21 maggio 2020

PET-TAC: l’esame diagnostico che individua i tumori precocemente

PET-TAC: cos'è e come funziona
Agire in maniera tempestiva sulla comparsa del tumore è fondamentale: l’aspettativa di vita, infatti, si allunga notevolmente se è individuato nei primissimi stadi della malattia. 
Proprio per questo, oltre allo screening di prevenzione, oggi la Medicina Nucleare si avvale di esami diagnostici per immagini molto precisi e in grado di localizzare la presenza di tumori quando ancora sono di dimensioni molto ridotte. Fra questi, uno dei più utilizzati oggi è l’esame PET-TAC, un esame indolore, che permette di ottenere diverse informazioni sul tumore. Vediamo che cos’è e quando può essere utile eseguirlo con l’aiuto del dottor Francesco Pagano, specialista di Diagnostica per immagini a Maria Cecilia Hospital di Cotignola (RA).
 
Due esami in uno
La Tomografia ad Emissioni di Positroni o PET-TAC è una metodica combinata di secondo livello che permette di eseguire, durante lo stesso esame:
  • TAC, che sfrutta le emissioni dei raggi X per analizzare la composizione dei tessuti, mettendo in rilievo la presenza di eventuali lesioni, ma che permette solo  di fare diagnosi morfologica,
  • PET, rispetto ad altri esami diagnostici, questo ha il pregio di analizzare i tessuti nella sua interezza, evidenziando il metabolismo anomalo rispetto alla risposta fisiologica dei tessuti normali, e mettendo quindi in evidenza la presenza e l’attività dei tessuti patologici.
La PET-TAC viene utilizzata in diversi specialità mediche:
  • neurologico: è utilizzata per la diagnosi precoce dell’Alzheimer e di altre malattie neurologiche,
  • cardiologico: tramite l’analisi della circolazione del sangue, infatti, permette di rilevare i danni causati da infarto,
  • oncologico: è l’impiego più comune e diffuso che, permette non solo di rivelare la presenza della neoplasia in fase precoce, ma anche di:
    • localizzare il tumore,
    • calcolare le sue dimensioni e verificare se si è diffuso in altre parti del corpo,
    • verificare se il protocollo terapeutico nei pazienti oncologici ha successo e se ha permesso la regressione della patologia,
    • verificare la ricomparsa del tumore a cure terapiche finite.
A Maria Cecilia Hospital l’esame PET-TAC viene impiegato soprattutto in ambito oncologico e può essere utilizzato anche come supporto in occasione di un intervento chirurgico per la rimozione del tumore: permette infatti di individuare la posizione esatta, così da intervenire in sala operatoria con maggiore sicurezza” afferma il dottor Pagano.

Per eseguire la PET-TAC al paziente viene iniettato un radiofarmaco: “Nella maggior parte dei casi – spiega il dottor Pagano – si utilizza glucosio (anche se possono essere usate altre sostanze a seconda del tipo istologico) che viene associato a una molecola radioattiva a seconda del tumore che si vuole individuare: a Maria Cecilia Hospital utilizziamo la colina nelle patologie prostatiche. Poiché questo tipo di radiofarmaco ha una capacità di decadimento talmente rapida, che rischia di diventare inefficace se passa troppo tempo fra la sua sintetizzazione e l’utilizzo, una volta ricevute le  indicazioni dalla struttura, il laboratorio ne invia quantità sufficienti per poter svolgere gli esami programmati durante il turno di lavoro, in tempi rapidi”.
Una volta iniettato, il glucosio si accumula intorno alle cellule tumorali: queste infatti lo utilizzano come fonte di energia per nutrirsi e proliferare, molto più di quanto facciano le cellule normali.
L’accumulo anomalo viene rilevato dallo scanner della macchina, che è in grado di leggere e individuare il tracciato percorso dal glucosio, mettendo in evidenza, in questo modo, anche le attività anomale delle cellule.
 
Un esame indolore
Per l’esecuzione dell’esame – dopo l’iniezione del farmaco per via endovenosa – il paziente viene fatto stendere su un lettino, in un ambiente che gli permetta di stare il più tranquillo possibile.
L’acquisizione delle immagini avviene attraverso uno scanner, e  ha una durata di circa 30 minuti, anche se per completare tutta la procedura, dall’iniezione del farmaco al controllo delle immagini da parte del medico, sono richieste circa 3 ore.
“Alle dosi utilizzate, il radiofarmaco non costituisce un pericolo per la salute del paziente e non crea effetti collaterali” spiega il dottor Pagano; viene infatti espulso attraverso le urine entro poche ore, motivo per cui si raccomanda di bere molta acqua dopo l’esame. “Poiché si somministra un farmaco a base di glucosio, qualche accortezza in più va riservata ai pazienti con diabete conclamato: al fine di poter eseguire l’esame e non avere risultati falsati dall’assunzione di insulina, vanno prese delle precauzioni rispetto alle procedure seguite con i pazienti non diabetici” conclude il dottor Pagano.
L’esame non è invece indicato per le donne in gravidanza e in allattamento e viene di solito sconsigliato anche ai pazienti oncologici che hanno terminato i trattamenti radioterapici da meno di tre mesi, perché i risultati potrebbero essere falsati.
Chi assume farmaci deve avvisare il personale medico prima dell’inizio dell’esame.
 
Cosa fare prima di eseguire la PET-TAC
Per poter eseguire questo esame diagnostico al paziente viene richiesto di essere a digiuno da almeno 6 ore, evitando di mangiare cibi a base di carboidrati o che contengono zucchero.
Generalmente non è richiesto che il paziente sia accompagnato da un’altra persona, può infatti tornare alle proprie attività quotidiane, subito dopo l’esecuzione dell’esame, tenendo conto che è bene mantenere un certo distanziamento (di circa 2 metri) dalle altre persone, soprattutto donne e bambini, per almeno 6-10 ore, al fine di evitare che vengano a contatto con la sostanza radioattiva.
L’esame della PET-TAC viene eseguito a Maria Cecilia Hospital regolarmente: per poter accedere a questa prestazione è necessaria però la prescrizione del proprio oncologo.
 
 

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