Maria Cecilia Hospital / 22 marzo 2021

Prolasso uterino e tecnica conservativa POPS: l’intervento salva-utero dell’équipe di Proctologia di Maria Cecilia Hospital

Prolasso uterino e tecnica conservativa POPS: l’intervento salva-utero dell’équipe di Proctologia di Maria Cecilia Hospital
Circa il 60-70% delle donne, soprattutto quelle che hanno sostenuto un parto o subito un’isterectomia, vengono colpite da patologie ginecologico-proctologiche. Fra queste, è particolarmente frequente il prolasso dell’utero, della vagina o della vescica. Il prolasso uterino interessa l’organo deputato a contenere il feto durante la gravidanza, ma bisogna anche considerare che l’utero si trova anatomicamente posizionato fra vescica, vagina, anse intestinali e retto: questa posizione comporta diverse conseguenze in caso di prolasso. Presso Maria Cecilia Hospital è possibile sottoporsi a un intervento minimamente invasivo, che consente di evitare l’isterectomia e quindi di conservare l’utero.
 

Cos’è il prolasso dell’utero e come si classifica?

Si parla di prolasso uterino quando l’utero lascia la propria sede naturale e scende verso la vagina e la gravità della patologia è data dal livello di discesa. È possibile classificarla in questo modo:
  • lieve o di I grado ( quando l’utero occupa metà vagina)
  • moderato o di II grado (quando l’utero occupa tutta la vagina)
  • severo o di III grado ( quando l’utero prolassa all’esterno per metà)
  • completo  o di IV grado ( quando l’utero è completamente all’esterno)
Altri specialisti considerano due sole categorie:
  • prolasso uterino incompleto (l’utero è disceso solo in parte)
  • prolasso uterino completo (l’utero è del tutto sceso in vagina e può arrivare a fuoriuscire), una tipologia che può interessare tutti i soggetti, ma soprattutto le donne dopo la menopausa e in particolare quelle che hanno partorito più volte
 

Le cause e i fattori di rischio

Questa condizione ha origine in un indebolimento dei muscoli pelvici, che a sua volta può essere causato:
  • parto vaginale complesso o con un feto di grandi dimensioni
  • sforzi con oggetti pesanti o allenamenti
  • bronchite cronica
  • stitichezza
  • obesità
  • anoressia
Ognuna di queste situazioni contribuisce a sottoporre il pavimento pelvico a uno sforzo intenso, che deve però essere continuativo nel tempo: un solo episodio non può sfociare in un prolasso uterino.
Vi sono inoltre alcuni fattori di rischio da tenere in considerazione:
  • parti multipli o gemellari
  • avanzare dell’età
  • interventi chirurgici precedenti
  • predisposizione genetica

Come si manifesta: i sintomi

Il prolasso uterino si manifesta in diverse modalità, a seconda della serietà della patologia. Se si tratta di un prolasso di I grado, è possibile che sia asintomatico o provocare solo lievi fastidi nella zona della vescica. Quando invece il prolasso è moderato o severo, la paziente può sperimentare questi sintomi:
  • pesantezza pelvica
  • percezione marcata in vagina della discesa dell’utero
  • incontinenza urinaria
  • infezioni della vescica (cistite)
  • parte bassa dell’addome dolente
  • sanguinamento
  • difficoltà e/o dolore durante i rapporti sessuali
 

Come si tratta il prolasso dell’utero

Nel momento in cui i sintomi diventano chiari, è necessario rivolgersi al proprio medico e in seguito allo specialista. Ancora meglio sarebbe fare prevenzione sottoponendosi a visite regolari, in particolare se sono presenti fattori di rischio. In ogni caso, il giusto trattamento deriva dalla gravità del prolasso. Ad esempio, per affrontare un prolasso lieve basta eseguire esercizi fisici che possano rinforzare il pavimento pelvico: gli esercizi di Kegel consentono infatti alla condizione di non peggiorare e talvolta perfino di risolversi, soprattutto se la paziente nel frattempo mantiene uno stile di vita adeguato ed evita di sollevare oggetti pesanti. Ma vi sono casi più gravi in cui non è possibile fare a meno di intervenire chirurgicamente.

Quando è necessario intervenire: l’innovativa tecnica POPS

L’intervento chirurgico si rende necessario in queste casistiche:
  • quando il prolasso è severo o completo (III°-IV°grado)
  • quando il prolasso dell’utero ha coinvolto altri organi come ad esempio la vescica ed il retto con problemi legati alla minzione o alla defecazione (incontinenza e/o difficoltà)
  • in ogni caso quando la paziente non riesce più a sostenere il dolore o anche solo il fastidio.
Per riportare l’anatomia pelvica alla sua regolare funzionalità, è ideale la Pelvic Organs Prolapse Suspension (POPS), tecnica chirurgica mininvasiva ideata dall’équipe operante a Maria Cecilia Hospital, che detiene la maggiore esperienza mondiale nel suo utilizzo (oltre 1.500 casi eseguiti negli ultimi 10 anni con risultati già pubblicati su riviste internazionali del settore). Con questa tecnica è possibile intervenire contemporaneamente sul prolasso di vescica, utero e retto e ristabilire la corretta “statica pelvica” e di conseguenza la normale funzione degli organi. Il più considerevole passo avanti raggiunto con la tecnica POPS è la conservazione di un utero, che, se sano, è solo prolassato: è quindi importante che continui a svolgere il proprio ruolo fisiologico all’interno del corpo femminile, a vantaggio del benessere psichico della donna anche in età avanzata. Un’altra situazione in cui questo intervento di sospensione pelvica trova grande applicazione è il caso della donna già sottoposta a rimozione dell’utero. In questo caso, venendo a mancare l’organo che sospende l’intera pelvi femminile si assiste ad una progressiva ed inesorabile discesa degli organi rimasti (vescica, vagina e retto) con conseguenti disturbi legati alla minzione ed alla defecazione. L’intervento si esegue in laparoscopia con 5 incisioni di piccole dimensioni (1 centimetro) e prevede il posizionamento di una mesh (rete biocompatibile) al di fuori della membrana peritoneale che viene fissata alla vagina ed al retto (in caso di problematiche legate ad una defecazione ostruita) oppure tra vescica e vagina (in caso di prolasso genitale con o senza disturbi urinari) ed ai muscoli laterali dell’addome.
La statica pelvica viene viene così ristabilita e gli organi, riposizionati nella propria sede anatomica. Se è poi presente un prolasso rettale residuo, condizionante disturbi dell’evacuazione si può procede alla sua correzione tramite la tecnica STARR (Stapled Trans-Anal Rectal Resection). La POPS ha una durata compresa fra 60 e 90 minuti, il ricovero è di 3 giorni e la paziente è rapidamente in grado di riprendere le proprie attività: un altro dei benefici dati dall’approccio conservativo di questo intervento.
Per maggiori informazioni o prenotare una visita puoi rivolgerti a:
Maria Cecilia Hospital >0545 217111
Revisione medica a cura di: Dott. Luca Bordoni

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