Tiberia Hospital / 03 novembre 2022

Risonanza magnetica fetale: quando è necessario farla

Risonanza magnetica fetale: quando è necessario farla
Indagare lo sviluppo del feto all’interno dell’utero materno è ormai possibile grazie alle tecnologie avanzate e non invasive di diagnostica per immagini. La risonanza magnetica è una di queste, e permette di approfondire la presenza di patologie fetali, riscontrate ad un preliminare esame ecografico. Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Silvia Bernardo, radiologa presso Tiberia Hospital a Roma. 

Che cos’e la risonanza magnetica fetale

Si tratta di un normale esame di risonanza, non invasivo, della durata di circa 20 minuti, durante il quale non è necessario sedare né la madre né il feto. La risonanza, che non utilizza raggi X, viene eseguita con RM ad  Alto Campo, almeno 1,5 T. La finestra temporale maggiormente richiesta è quella tra la 19esima e la 22esima settimana, a seguito dell’ecografia morfologica. In questa fase, infatti, è possibile ottenere immagini definite e precise dello sviluppo del feto.

A cosa serve la risonanza magnetica fetale

Trattandosi di un esame di terzo livello viene eseguito su indicazione di centri specialistici o ginecologi specializzati in Neurosonologia ed ecografia di II livello laddove emergano dubbi sul corretto sviluppo del feto durante esami di screening. La procedura mira a valutare uno specifico distretto corporeo del feto, sede della patologia sospettata all’esame ecografico, per indagare la presenza di patologie neurologiche o del body fetale. 

“In generale, il distretto più richiesto è l’encefalo, ma sono molte le patologie che possono essere indagate tramite questa tipologia di esame – spiega la Dott.ssa Bernardo – le più comuni sono le ventricolomegalie, ovvero l’aumento del contenuto di liquido cefalorachidiano all'interno delle cavità ventricolari cerebrali, che comporta una dilatazione del sistema ventricolare, e le anomalie della linea mediana (come l’oloprosencefalia, l'agenesia del corpo calloso e del setto pellucido)”. 

Come si svolge l’esame

La paziente viene fatta sdraiare supina sul lettino della RM e le viene chiesto solo di muoversi il meno possibile durante l’acquisizione delle immagini. Salvo la presenza di dispositivi metallici incompatibili con la risonanza e che vengono accertati prima dell’esame, non esistono controindicazioni per la salute della madre e del feto. 
 
“Non esiste alcun tipo di percorso preparatorio, se non un colloquio conoscitivo- spiega la dott.ssa Bernardo Silvia– che serve soprattutto a mettere a proprio agio la madre, in modo che affronti l’esame con serenità. È impossibile far stare fermo il feto, ovviamente – aggiunge la dott.ssa– ecco perché è fondamentale che la madre sia pronta a collaborare e si muova il meno possibile per non perdere il centraggio”.
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Revisione medica a cura di: Dott.ssa Silvia Bernardo

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