Indagare lo
sviluppo del feto all’interno dell’utero materno è ormai possibile grazie alle tecnologie avanzate e non invasive di diagnostica per immagini. La risonanza magnetica è una di queste, e permette di
approfondire la presenza di patologie fetali, riscontrate ad un preliminare esame ecografico. Ne abbiamo parlato con la
Dott.ssa Silvia Bernardo, radiologa presso
Tiberia Hospital a Roma.
Che cos’e la risonanza magnetica fetale
Si tratta di un normale
esame di risonanza, non invasivo, della durata di circa 20 minuti, durante il quale non è necessario sedare né la madre né il feto. La risonanza, che non utilizza raggi X, viene eseguita con RM ad Alto Campo, almeno 1,5 T. La finestra temporale maggiormente richiesta è
quella tra la 19esima e la 22esima settimana, a seguito dell’ecografia morfologica. In questa fase, infatti, è possibile ottenere immagini definite e precise dello sviluppo del feto.
A cosa serve la risonanza magnetica fetale
Trattandosi di un
esame di terzo livello viene eseguito su indicazione di centri specialistici o ginecologi specializzati in Neurosonologia ed ecografia di II livello laddove emergano dubbi sul corretto sviluppo del feto durante esami di screening.
La procedura mira a valutare uno specifico distretto corporeo del feto, sede della patologia sospettata all’esame ecografico, per indagare la presenza di patologie neurologiche o del body fetale.
“In generale, il
distretto più richiesto è l’encefalo, ma sono molte le patologie che possono essere indagate tramite questa tipologia di esame – spiega la Dott.ssa Bernardo – le più comuni sono le ventricolomegalie, ovvero l’aumento del contenuto di liquido cefalorachidiano all'interno delle cavità ventricolari cerebrali, che comporta una dilatazione del sistema ventricolare, e le anomalie della linea mediana (come l’oloprosencefalia, l'agenesia del corpo calloso e del setto pellucido)”.
Come si svolge l’esame
La paziente viene fatta sdraiare supina sul lettino della RM e le viene chiesto solo di
muoversi il meno possibile durante l’acquisizione delle immagini. Salvo la presenza di dispositivi metallici incompatibili con la risonanza e che vengono accertati prima dell’esame, non esistono controindicazioni per la salute della madre e del feto.
“Non esiste alcun tipo di percorso preparatorio, se non un colloquio conoscitivo- spiega la dott.ssa Bernardo Silvia– che serve soprattutto a mettere a proprio agio la madre, in modo che affronti l’esame con serenità. È impossibile far stare fermo il feto, ovviamente – aggiunge la dott.ssa– ecco perché
è fondamentale che la madre sia pronta a collaborare e si muova il meno possibile per non perdere il centraggio”.