Informazione, prevenzione e diagnosi precoce: sono le principali armi per combattere una delle patologie più frequenti e invalidanti che interessano le donne, l’
endometriosi.
Marzo – il mese dedicato all'endometriosi - può essere un’occasione nella quale ricordare quanto sia importante sensibilizzare la popolazione femminile su questa malattia. Se ne parla ancora poco, ma negli ultimi anni c’è un maggiore interesse a indagare il disturbo e a cercare
terapie sempre più efficaci.
Per endometriosi si intende lo
sviluppo di tessuto che riveste l’interno dell’utero al di fuori della cavità uterina, in sedi anomale, e principalmente sulle ovaie, sul peritoneo pelvico, e sulla vescica. Secondo l’
Organizzazione Mondiale della Sanità sarebbero
150 milioni le donne in età fertile che soffrono di endometriosi, di cui
3 milioni in Italia.
Il sintomo fondamentale è il
dolore pelvico cronico soprattutto in coincidenza del
flusso mestruale. Il dolore inizia qualche giorno prima del flusso mestruale, e si accentua durante e soprattutto alla fine dello stesso. Non regredisce con i comuni anti dolorifici. Altro sintomo associato al dolore pelvico, è la
dispareunia, ovvero dolore durante i rapporti sessuali. Quando la malattia endometriosica è in uno stadio avanzato e abbia interessato l’ultimo tratto dell’intestino o la vescica, vi può essere dolore durante la defecazione, sanguinamento rettale durante la mestruazione o dolore durante la minzione.
Altro fattore da non trascurare è la
sterilità: il 30-40 % delle donne affette da endometriosi infatti non riesce ad avere figli. Questo perché l’endometriosi determina un alterazione dei rapporti anatomici tra ovaio e tube per la formazione di aderenze. La qualità della vita è fortemente pregiudicata sia nei rapporti sociali che in quelli di coppia e nella sfera sessuale.
“L’endometriosi se non trattata può sfociare in patologie più gravi – spiega il
dottor Bruno Martulli, Responsabile della Unità operativa di
Chirurgia ginecologica di
Ospedale Santa Maria - una localizzazione endometriosica a livello intestinale può determinare una stenosi serrata con conseguente occlusione e quindi intervento chirurgico di resezione intestinale. Inoltre, in una certa percentuale, l’endometriosi può trasformarsi in tumore con le dovute conseguenze”.
Oggi le terapie si sono evolute, specie in
ambito chirurgico. “La
Laparoscopia è considerata il “ Gold Standard” per il trattamento dell’endometriosi – prosegue l’esperto - tale tecnica infatti, permette una precisione di esecuzione per
eliminare tutti i focolai preservando il più possibile i genitali interni cioè l’utero, le ovaie, le tube e liberando la pelvi dalle varie aderenze che la malattia provoca. La laparoscopia in oltre, determina minore trauma e dolore alla donna. La terapia medica ha l’obiettivo di evitare le recidive dopo la chirurgia o di migliorare l’attività ovarica in caso di desiderio di gravidanze”.
“Per combattere l’endometriosi è fondamentale l’informazione – conclude il dottor Martulli - informazione significa arrivare a una diagnosi in tempo prima che la malattia possa portare gravi conseguenze. Una limitata consapevolezza della patologia è causa del
grave ritardo diagnostico, valutato intorno ai
sette anni. Inoltre bisogna affidarsi a medici e centri specializzati per intraprendere il percorso terapeutico migliore”.
Le donne hanno oggi a disposizione tanti strumenti per la tutela della loro salute.
Una volta l’anno è consigliabile fare la
visita ginecologica per i controlli generici ed eseguire l’esame del
Pap-test che indaga le alterazioni delle cellule per prevenire il
tumore del collo dell’utero, e/o al HPV-Dna Test.
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