Maria Cecilia Hospital / 04 settembre 2018

​Quando le vacanze possono fare male: la sindrome del rientro

​Quando le vacanze possono fare male: la sindrome del rientro
Inizia settembre e molti hanno già esaurito la pausa estiva. Arriva quindi il momento di riprendere i vecchi ritmi, di rimettersi all’opera, di fare piani, di agire, di lavorare. Tutto intorno a noi ci dice che è arrivato il momento di riattivarci: le scuole stanno ricominciano, i negozi tornano al vecchio orario, il traffico è nuovamente intenso. 

Per affrontare al meglio questo momento ed evitare di inciampare nella classica e temutissima “sindrome da rientro” ci facciamo consigliare la strategia più idonea per un sereno rientro al lavoro dalla Dott.ssa Sara Milani, Psicologa Psicoterapeuta di Maria Cecilia Hospital, Specialista in Psicologia della Salute.
Il servizio di psicologia clinica è presente anche a San Pier Damiano Hospital.
 

Che cos’è la sindrome da rientro e come si manifesta?

Molte persone non riescono a stare troppo lontani dai doveri, dalle proprie abitudini; spesso vivono la fine delle vacanza quasi come un sollievo. Per altre, invece, riprendere a lavorare a pieno ritmo risulta quasi impossibile, un ritorno alla normalità spesso traumatico. 
Questi vissuti si acuiscono ancora di più quando ad attenderci non c’è una situazione stabile e definita, ma, come purtroppo accade sempre più spesso, una condizione di precarietà, di instabilità o addirittura la necessità di doversi riattivare nella ricerca di un lavoro. Gli inglesi la chiamano “post vacation blues”, una sindrome che compare al rientro dalle vacanze caratterizzata da ansia, insonnia, spossatezza, nervosismo e calo del tono dell’umore.  Capita spesso che le persone siano travolte da un senso di apatia, di disinteresse verso quanto le circonda; ci si sente incapaci di concentrarsi, appesantiti da un senso di responsabilità incombente. A questi vissuti possono affiancarsi sintomi quali difficoltà di digestione, emicrania e diffuso senso di malessere.
 

Quando chiedere aiuto?

Occorre ricordare che i sintomi di questa sindrome sono giustificati dall’effetto dello stress sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Gli eventi stressanti, che possono favorire la comparsa della sindrome, sono legati alla ripresa delle normali attività lavorative alle quali il nostro corpo e la nostra mente non sono più abituati. E’ dunque importante sottolineare il fatto che si tratta di un fenomeno fisiologico temporaneo. E’ quindi il caso di allarmarsi solo nel momento in cui i sintomi dovessero presentarsi in maniera intensa, fossero troppo duraturi e limitanti per la persona. Solo a queste condizioni potrebbero rappresentare il possibile campanello di allarme di un disturbo di natura psicologica più importante, da non sottovalutare e per cui richiedere l’aiuto di uno specialista. In tutti gli altri  casi, è solo necessario avere un po’ di pazienza e cercare di favorire le proprie capacità di adattamento. 
 

Come possiamo difenderci?

Può essere utile provare a rispettare il proprio bisogno di immergersi gradualmente nella routine, anche lavorativa, magari concedendosi ancora un paio di giorni liberi da impegni prima di iniziare le attività abituali. Riappropriarsi dei ritmi lavorativi richiede tempo, ed è importante non strafare e non partire con obiettivi troppo ambiziosi. Fondamentale anche stilare una lista di priorità per organizzare il carico di lavoro in modo da riprendere con serenità la routine quotidiana senza accumulare inutile stress. Infine, ritagliarsi del tempo per se stessi; anche una volta tornati dalle ferie è importante trovare il tempo di avere cura di sé tramite piccoli gesti quotidiani che mantengono più a lungo i benefici del relax estivo e fanno bene all’umore.
Per prenotare una consulenza con lo Psicologo Clinico è possibile chiamare 0545 217111 o scrivere al form

 

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