Laser, termoablazione e schiume sclerosanti: sono le tecniche più moderne per trattare in modo efficace e mini-invasivo le vene varicose. A proporle è l’
Unità operativa di chirurgia vascolare del San Pier Damiano Hospital di Faenza, diretta dal dottor Giulio Boscarino, che racconta:
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Ogni anno trattiamo tra i 1000 e i 1500 pazienti, seguendoli dalla diagnosi alla fase post-operatoria, con un approccio completo e personalizzato”.
Diagnosi precise e trattamenti su misura
Il primo passo è la
diagnosi, affidata all’ecocolordoppler, esame non invasivo che consente di individuare precocemente le malattie venose croniche. Nei casi più complessi, legati al circolo venoso profondo, si può ricorrere alla TAC con mezzo di contrasto.
Sul piano chirurgico, il centro utilizza tutte le strategie attualmente disponibili, con una preferenza per quelle meno invasive. In particolare, spicca l’uso del l
aser endovascolare, raccomandato dalle linee guida internazionali per la sua efficacia e sicurezza.
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Quando il laser non è applicabile, ricorriamo alla chirurgia tradizionale, ma sempre con tecniche che limitano al massimo il trauma, grazie a incisioni molto piccole”, aggiunge Boscarino.
Fiore all’occhiello dell’unità è la
termoablazione laser, che consente di chiudere le vene malate senza incisioni estese, in anestesia locale e con dimissione in giornata. Per le varici di piccole dimensioni, in assenza di insufficienza venosa maggiore, si utilizza la
scleromousse, secondo il cosiddetto metodo Tessari, un trattamento ambulatoriale semplice ed efficace.
Una patologia diffusa ma ancora sottovalutata
Le vene varicose rappresentano la manifestazione clinica più visibile dell’insufficienza venosa cronica, una patologia sistemica e multifattoriale, con forte base genetica. Ne soffre circa il 20% della popolazione, con una prevalenza nelle donne superiore al 60%.
I sintomi compaiono soprattutto tra i 35 e i 60 anni, ma possono manifestarsi anche prima, in presenza di familiarità.
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Ho operato anche ragazzi di 18 anni: è fondamentale intervenire presto per evitare complicazioni come ulcere o trombosi”, sottolinea il dottore.
Tra i principali fattori di rischio ci sono
sedentarietà, lavori che costringono a stare molte ore in piedi o seduti, fumo e in generale tutto ciò che danneggia il sistema cardiovascolare. Essendo una patologia cronica e recidivante, le varici possono ripresentarsi anche dopo l’intervento.
Per questo, accanto alla diagnosi precoce, è importante puntare sulla prevenzione, soprattutto nei soggetti predisposti: uso di calze elastiche, corretta attività fisica e, nei mesi estivi, integratori
specifici a base di esperidina, diosmina e bromelina, utili per contrastare la dilatazione dei vasi sanguigni.
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Quanto prima si inizia il trattamento, tanto più si migliorano i sintomi e la qualità della vita del paziente”, conclude Boscarino. “Non è una malattia pericolosa per la vita, ma può compromettere il benessere quotidiano. Ecco perché è importante riconoscerla, curarla e prevenirla”.