Salus Hospital / 23 marzo 2020

Uso eccessivo dello smartphone: attenzione alla tenosinovite da sms

Tenosinovite da sms e smartphone
Gli smartphone ormai fanno parte del nostro stile di vita. Ci aiutano a lavorare meglio, ci permettono di studiare a distanza, ci regalano la possibilità di rimanere in contatto con i nostri amici e parenti lontani e, grazie ai loro schermi sempre più grandi e sofisticati, ci permettono persino di guardare la film e TV.

Secondo il report Digital 20201 solo in Italia gli utenti online sono quasi 50 milioni e ognuno di loro passa connesso a Internet una media di 6 ore al giorno, di cui 1 ora e 57 minuti sui canali social come Facebook e WhatsApp. L’utilizzo dello smartphone, sottolinea lo studio, ha raggiunto un livello quasi di saturazione, perché ben il 98% degli utenti che si connette online lo fa con un dispositivo mobile.

Sebbene gli smartphone abbiano semplificato notevolmente la nostra vita, un loro utilizzo eccessivo può essere dannoso per la salute e causare con il tempo problemi fisici anche gravi. Passare troppo tempo chini per guardare lo schermo del cellulare, ad esempio, può creare una tensione lungo i muscoli del collo2 e infiammare i nervi della schiena, arrivando in alcuni casi persino ad alterare la normale postura. È risaputo poi che la luce blu emessa dagli smartphone è una delle cause dell’insonnia e che un loro uso eccessivo può provocare problemi agli occhi3, tra cui la sindrome dell’occhio secco.

Negli ultimi anni inoltre è cresciuto il numero di pazienti che lamenta dolore e sensazione di torpore alla mano e alle dita, soprattutto al pollice e all’anulare. Questo accade perché utilizzare spesso lo smartphone per rispondere ai messaggi e alle mail, rende i movimenti delle dita scomodi e ripetitivi e con il tempo può provocare quelle che la medicina ha soprannominato tenosinovite da sms, conosciuta anche come sindrome del dito a scatto.

Consigli per prevenire e per ridurre i fastidi del dito a scatto

Il miglior modo di prevenire il dito a scatto – spiega il dott. Claudio Castagnetti, specialista in Ortopedia e Traumatologia e chirurgia della mano al Salus Hospital di Reggio Emilia –  ed evitare infiammazioni ai tendini della mano, è sicuramente modificando il proprio stile vita. Sarà pertanto opportuno:
  • Ridurre il tempo di utilizzo dello smartphone
  • Digitare le parole cercando di alternare l’utilizzo di tutte le dita
  • Fare un maggior uso della ricerca vocale
  • Non adottare smartphone dagli schermi troppo piccoli
  • Quando si scrive è bene ruotare lo schermo orizzontalmente, così da avere più spazio per digitare le lettere e non essere costretti a utilizzare un unico dito
  • Eseguire quotidianamente degli esercizi per migliorare la flessibilità delle dita e della mano4
  • Interrompere l’utilizzo del telefono non appena si inizia ad avvertire dolore
 
Il riposo è il modo migliore di alleviare i sintomi del dito a scatto e non peggiorare l’infiammazione, almeno nella fase iniziale. Se i fastidi non si risolvono spontaneamente nel giro di pochi giorni è opportuno rivolgersi al medico, che dopo aver valutato i sintomi ed esaminato la mano procederà a effettuare la diagnosi.

Cos’è il dito a scatto e cosa provoca

Il dito a scatto, o tenosinovite stenosante, è una condizione caratterizzata dall’impossibilità di piegare o estendere il dito, che tende a rimanere bloccato in posizione flessa. La sua causa è un’infiammazione della guaina che riveste il tendine del dito interessato.
I tendini sono delle fasce di tessuto fibroso simili a delle corde, la cui funzione principale è quella di collegare i muscoli con i vari segmenti ossei, affinché siano possibili i movimenti. Ogni tendine è avvolto da una speciale guaina fibrosa protettiva che funziona come una sorta di canale di scorrimento. All'interno di ogni guaina vi è un fluido lubrificante, chiamato liquido sinoviale, che nutre il tendine e ne facilita lo scorrimento. Quando la guaina si infiamma aumenta il liquido sinoviale, il canale si restringe ed il tendine non riesce più a scorrere come dovrebbe.

L’attrito che si crea infiamma a sua volta il tendine e i movimenti diventano dolorosi e difficoltosi. Il dito piano piano non riesce più a stendersi o a flettersi come dovrebbe e finisce per bloccarsi in posizione flessa. Quando si raddrizza lo fa con uno scatto involontario emettendo un rumore molto simile a quello di un grilletto. Se la situazione non viene risolta tempestivamente con una terapia specifica, possono crearsi ispessimenti fibrosi e/o noduli alla base delle dita.

I sintomi del dito a scatto

I sintomi del dito a scatto possono essere di varia entità, di solito sono peggiori al mattino e tendono a migliorare spontaneamente durante la giornata. I più comuni comprendono:
  • Sensazione di indolenzimento, gonfiore e calore lungo il dito coinvolto
  • Impossibilità di muovere volontariamente il dito, che tende a rimanere nella posizione flessa
  • Rumore simile a un “clic” quando si cerca di muovere il dito
  • Possibile presenza di un piccolo nodulo alla base del dito
Se i sintomi non vengono trattati tempestivamente possono progredire fino all’impossibilità di estendere il dito senza aiutarsi con l’altra mano, per questo è opportuno rivolgersi al medico non appena si avvertono i primi fastidi.

Cosa fare quando il dito a scatto diventa cronico

Esistono diverse opzioni di trattamento per il dito a scatto e dipendono dalla gravità della situazione. Nella fase iniziale, sempre previo il parere medico, è possibile ricorrere all’uso di farmaci dall’azione analgesica e antinfiammatoria e/o all’utilizzo di un tutore per immobilizzare il dito e mantenerlo a riposo, evitando così un peggioramento dell’infiammazione. Nei casi più gravi di tenosinovite il medico può ritenere opportuno procedere con delle infiltrazioni di cortisone o indirizzare il paziente verso la chirurgia ambulatoriale.
 

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1.https://wearesocial.com/it/blog/2020/02/report-digital-2020-in-italia-cresce-ancora-lutilizzo-dei-social
2.https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31681674
3.https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30379901
Revisione medica a cura di: Dott. Claudio Castagnetti

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