Tutti ci attribuiscono i termini ‘leonessa’ o addirittura ‘guerriere’. Ebbene, mi piace pensare che in questa situazione non ci siano nè vincitori nè vinti e che la forza e il coraggio siano parte integrante del percorso.
Detto questo mi presento, sono Maria e ho scoperto il tumore a 32 anni, il 27 febbraio 2019 per la precisione e
voglio raccontarvi la mia esperienza nella speranza di poter essere d'aiuto a donne e ragazze che come me
hanno avuto la sfortuna di scoprire che in loro c’era l'ospite indesiderato (come piace chiamarlo).
Facevo i miei controlli ogni anno circa, in quanto mi ero accorta di una piccola protuberanza al seno destro all’età di 22 anni. Gli avrò fatti sempre nel posto sbagliato? Questo non lo sapremo mai, perché arriva quel famoso giorno di febbraio e trovandomi un'altra dottoressa ad aspettarmi, mi allarma dicendomi in maniera burbera e molto scocciata che dovevo correre ai ripari.
CROLLO! Sappiamo cosa si prova in quel momento e ci chiediamo: cosa succede? Perché a me?. Di li, mi reco dalla Dott.ssa Ancona che visitandomi e facendomi subito ago aspirato mi prepara al quello che una persona non si vorrebbe mai sentir dire: ‘piangi ora, perché dovrai essere forte e non dovrai piangere piu’.
Ho subito pensato alla mia famiglia, a quella che stavo creando, al mio lavoro, ai miei amici e mi sono chiesta ‘morirò?’, una domanda a cui nessuno può risponderti in quel momento; Possono solo dirti che faranno il possibile per salvarti la vita? mi disse.
Non dimenticherò mai quando alle mie domande il chirurgo Dott. Rinaldi, aveva la sua risposta pronta: perderò i capelli? - è possibile, risponde - potrò ancora giocare a tennis, fare sport? - non subito - perderò il capezzolo? - lo tatui.
Ma la vera domanda non era nessuna di queste e lui lo sapeva. La domanda reale con le lacrime agli occhi e dopo aver fatto uscire tutta la mia famiglia dalla sala visite è stata con un filo tremante di voce e con una ormai sconnessione celebrale: ‘ma io muoio?’. Anche lui, non sapeva dirmelo e la risposta con la serietà e la durezza imperturbabile è stata la medesima.
Perché si comportano cosi, perché non mi rassicurano, perchè non mi dicono con un sorriso, andrà tutto bene, mi chiedevo. Ora lo so: chi mai si farebbe operare da una persona che piange con te o a cui fai tenerezza? NESSUNO: loro sono li per dirti reagisci, non abbatterti, sappiamo quello che facciamo e in parte, forse, hanno paura quanto te.
L’ operazione di mastectomia è andata benissimo: ricordo quel giorno alla perfezione, come scordarselo! Ero pronta! Mia madre prima di lasciare la camera mi ha dato un'immagine sacra, la Madonna della Salute che ha aiutato anche lei tanti anni fa. Ero li, sul lettino della sala operaria e un attimo dopo ero di nuovo in stanza con di nuovo la mia famiglia al mio fianco.
Ero felice, erano li e io ce l'avevo fatta, era andato tutto bene! La ripresa è stata dura, ma l‘idea di realizzare e vedere il mio corpo cambiato non mi importava. ‘Chissenefrega e chisseneimporta’ se non avevo un seno! ERO VIVA e volevo rimanerci!
L‘istologico, come noi sappiamo è l’atra tappa importante e dopo circa due settimane di tranquillità, almeno apparente, era arrivato il giorno in cui avrei saputo nome e cognome del mio caro ospite.
La paura in sala d’attesa prese a farsi sentire. Entro e vedo la dottoressa che con aria seriosa mi dice: smettila di piangere, devi ascoltarmi e capire quello che sto per dirti - mi son detta - ma lei che ne sa come sto io, come faccio a smettere, ho paura!
Ebbene, la diagnosi, ha fatto ben sperare. Certo avrei dovuto fare chemioterapia e ormonoterapia, ma ormai ero pronta mentalmente al cambiamento. Ricordo che prima di uscire dalla stanza, l'oncologa del GVM mi ha detto: ’hai una lunga vita davanti’ e se un attimo prima l'ho detestata per il suo atteggiamento inespressivo e fermo, la ringrazio per la bellissima frase che tutt'oggi mi fa rimpire gli occhi di lacrime. Perchè chi come me ha dovuto e deve affrontare un percorso cosi duro, ha bisogno di sentirsi dire CE LA FARAI.. stata forte e consapevole che avrei dovuto percorrere un altro step: la chemioterapia.
Ho sempre fatto zapping quando c'erano film dove si vedevano malati di cancro e ora c'ero io.
L'infermiere del reparto di oncologia dell ospedale di castellaneta il primo giorno mi disse: ‘maria, non preoccuparti, non è quello che sembra, non pensare al peggio e non è nulla di tutto ciò che vedi o leggi, vedrai’. Non so se sono state le sue parole o il mio corpo che ha reagito bene, grazie al cielo non ho avuto nessun disturbo eccessivo, anzi, di li a poco ho inizato a riprendere l'attività fisica: mi sono sentita forte.
Dopo tre settimane dalla prima chemio di AC (la denominata rossa per chi non lo sapesse), mi si è presentata un'altra fase, forse quella che avevo considerato la più dura.
Una mattina mi sono alzata e i miei capelli cadevano...ok niente panico! Una sola lacrima e via raso tutto. Cavoli come stavo bene, chi l'avrebbe mai detto che sarei diventata bella e forte come il soldato jain! Per questo ho messo la parrucca per un brevissimo periodo, caspita l'avevo acquistata con sacrificio. Ma mettendo il fulard, si, mi sentivo davvero comoda e perche no, bella! Finalmente bella!
Senza, come la chiamava mio marito: topo morto in testa (parrucca),mi sentivo me stessa, non ero finta: fingere
per chi? Nascondersi perchè? Anche quando mi sentivo brutta, un rossetto e un paio di orecchini belli
sgargianti aiutavano a distrarre la mia attenzione da tutto il resto ed ero di nuovo al top!
Non ho mai smesso di sentirmi donna, di sentirmi importante, di essere finalmente IO come forse non lo sono mai stata. L'esperienza che accomuna gran parte di noi, ci porta a vedere la vita in modo diverso e mentre prima mi chiedevo ‘perchè a me?’ ora rispondo: ‘ perchè non a me! Sono convinta che a tutto c’è una causa scatenante e che se la vita ti mette in pausa facendoti affrontare qualcosa di spaventoso, probabilemente è perchè hai bisogno di riflettere su quali siano le cose importanti su cui posare il tuo sguardo i tuoi pensieri e il tuo tempo...perchè è di quello che si parla. Il TEMPO