Ospedale Santa Maria - Bari / 03 gennaio 2019

I vantaggi dell’approccio multidisciplinare negli interventi protesici mininvasivi dell'anca

I vantaggi dell’approccio multidisciplinare negli interventi protesici mininvasivi dell'anca

Gli interventi di protesi totale di anca e ginocchio sono tra le più frequenti procedure chirurgiche oggi effettuate in Ortopedia. La domanda di protesizzazione articolare è in continua crescita, per via del progressivo invecchiamento della popolazione e delle crescenti richieste funzionali.
L’Unità operativa di Ortopedia dell’Ospedale Santa Maria di Bari, con alle spalle una decennale esperienza in questo tipo di chirurgia, ha ottimizzato tutti gli aspetti medici che ruotano intorno ad un intervento di protesi d’anca, ginocchio e spalla, sviluppando un  protocollo “Multimodale”, che vede cioè coinvolte le diverse figure professionali.
A spiegare nel dettaglio gli aspetti più innovativi della chirurgia protesica è il dottor Giovanni Vavalle, responsabile della Unità operativa di Ortopedia di Ospedale Santa Maria.
 
Dottor Vavalle quali sono i risultati ottenuti oggi nella chirurgia protesica ?
“Il dolore post-operatorio, il rischio di trasfusioni, il lento e prolungato recupero funzionale infatti, sono stati spesso motivo di timore da parte dei pazienti ad affrontare un intervento di impianto di protesi. Oggi tuttavia sono stati fatti molti progressi nel settore dell’artroprotesi, includendo la conoscenza biomeccanica, la tecnica chirurgica, i design protesici e il progresso nei materiali impiegati. Siamo sempre più attenti alla qualità del risultato raggiunto e dell’esperienza soggettiva del paziente vissuta durante l’intervento chirurgico”.
 
In cosa consiste l’approccio multidisciplinare e perché è importante?
“L’approccio multidisciplinare coinvolge l’ortopedico, l’anestesista, il fisiatra e il fisioterapista nel trattamento pre e post operatorio, e prevede adeguate terapie mediche peri-operatorie, tecniche anestesiologiche, procedure chirurgiche mininvasive e protocolli riabilitativi accelerati, che hanno portato ad una riduzione delle perdite ematiche peri-operatorie, annullando così la necessità di trasfusioni, ad un adeguato controllo del dolore e a un rapido recupero funzionale del paziente”.
 
Quali sono i vantaggi per i pazienti?
“Grazie all’approccio multidisciplinare si è passati così dalla prolungata immobilizzazione del paziente, ad una mobilizzazione più precoce e ad una gestione migliore delle co-morbidità associate alla procedura ottenendo una drastica riduzione dei tempi di degenza, pari in media a 4-5 giorni e a una  più rapida ripresa delle normali attività quotidiane”.
 
La via anteriore nella protesi di anca sta dando i risultati più evidenti. Perché?
“I risultati più evidenti del protocollo che noi seguiamo presso Ospedale Santa Maria si riscontrano nella tecnica chirurgica nelle protesi d’anca, la via anteriore, che rispetto agli accessi più  “tradizionali”, consente di impiantare una protesi d’anca con la minore invasività,  rispettando i tessuti nobili dell’articolazione dell’anca, divaricando e non disinserendo i capi tendinei, senza così sovvertire la biomeccanica e l’anatomia della articolazione stessa”.
 
La mininvasività dunque non è soltanto associata alla piccola incisione.
“Mininvasività vuol dire minor dolore, minore perdite ematiche, minore zoppia, abbandono più rapido dei bastoni e quindi in una più rapida ripresa. Pertanto l’aspetto estetico della più piccola incisione assume in questo contesto un significato decisamente secondario rispetto ai vantaggi funzionali che esso può sicuramente offrire”.
 
La via anteriore dell’anca è sempre praticabile?
“Ci sono casi di pazienti in cui questa strada chirurgica non è percorribile come in presenza di una grave deformità dell’anca, negli esiti di frattura o di displasia dell’anca. Anche la presenza di una marcata osteoporosi rappresenta una possibile controindicazioni all’impiego di questa via chirurgica.”.
 
 
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