Il consumo di cibi contaminati da tenia, un verme in grado di vivere e crescere nell’intestino umano, provoca la teniasi, un disturbo che si manifesta con debolezza, nausea, vomito, diarrea o al contrario stitichezza, eccesivo dimagrimento, diminuzione dell’appetito, dolore ombelicale e addominale, prurito anale. Ecco come riconoscerla e affrontarla con tempestività, con i consigli e le indicazioni del
Dott. Nicola Castaldini, Direttore Sanitario di
Primus Forlì Medical Center.
Che cos’è la tenia e come si contrae la teniasi?
La teniasi è un’infezione dovuta a un parassita, conosciuto comunemente come verme solitario. Quando infetta l’intestino si ciba del cibo ingerito, provocando un’alterazione della flora batterica e dell’assorbimento dei nutrienti essenziali per l’organismo, in particolare di vitamine e minerali, che dà origine a un’infiammazione e ad un malassorbimento dei nutrienti; nei casi più gravi anche a un’ostruzione intestinale. Talvolta l’infezione può coinvolgere il cervello, sviluppando sintomi neurologici.
Quali sono le possibili cause?
La trasmissione avviene attraverso l’ingestione di pesce o di carne (specie bovina o suina), crudi o non adeguatamente cotti, affumicati o in salamoia, infettati dal parassita. Ma può dipendere anche dal consumo di acqua potabile contaminata da feci di animali o dalla scarsa igiene. Per ridurre il rischio di trasmissione il consiglio è di lavare sempre le mani prima di mangiare e di cuocere bene i cibi o di congelarli per almeno dieci giorni prima di consumarli.
Una volta individuata, qual è la procedura terapeutica per contrastare l'infezione?
Quando compaiono i primi sintomi (nausea, diarrea, debolezza, perdita di peso nonostante la fame, dolore addominale spesso localizzato in un punto preciso) è importante rivolgersi subito a uno specialista gastroenterologo o internista che, attraverso l’analisi delle feci e del sangue, potrà diagnosticare la presenza del parassita. In caso di cisti è necessario sottoporsi anche a
un’ecografia, a una
TAC o a una
Risonanza Magnetica nei dubbi di infezione cerebrale. Per curare l’infezione si può ricorrere a farmaci antiparassitari a base di albendazolo (tranne in gravidanza), niclosamide o mebendazolo, in associazione a lassativi che favoriscono l’eliminazione del parassita attraverso le feci. Trascurando il problema, invece, si può rischiare la vita.
Qualche consiglio per tutti i giorni, dopo la terapia.
Per favorire il ripristino della flora batterica e accelerare la guarigione è importante prestare particolare attenzione all’alimentazione, privilegiando cibi dall’azione antiparassitaria come aglio, cipolle e spezie (in particolare curcuma e zenzero), quelli ricchi di fibre (cereali integrali, frutta e verdura), che aiutano a ripulire l’intestino e di vitamina C (kiwi, limone, pompelmo, arancia e molti altri) che hanno un’eccellente azione antinfiammatoria.
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