Maria Cecilia Hospital / 24 ottobre 2017

Acalasia: cos'è e come si cura

Acalasia: cos'è e come si cura
SINTOMI

Difficoltà a deglutire solidi e liquidi. È questo il sintomo principale dell’acalasia, malattia rara dell’esofago caratterizzata da un disturbo della motilità esofagea provocato dalla distruzione dei nervi dell’esofago. Chi ne è colpito può anche soffrire di rigurgito di cibo, soprattutto notturno, favorito dal decubito, tosse notturna, eccessiva salivazione, alitosi, dolore toracico e perdita di peso. 

DIAGNOSI

Il miglior esame disponibile per valutare l’acalasia è la manometria esofagea, una metodica diagnostica che registra l’attività pressoria e peristaltica del viscere, sebbene in molti casi si ricorra anche alla radiologia. 

TRATTAMENTI

In generale, vista la complessità d’azione, tutte le patologie che riguardano l'esofago dovrebbero essere trattate da esperti, come suggerito dalle linee guida internazionali. “Questa esigenza è ancora più forte quando si tratta di patologie esofagee rare, come è l’acalasia”. Spiega così il prof. Sandro Mattioli, coordinatore del Centro per le malattie dell’esofago di Maria Cecilia Hospital di Cotignola e tra i massimi esperti del panorama internazionale delle patologie esofagee.

Le soluzioni terapeutiche farmacologiche (con calcio-antagonisti e nitro-derivati) non sono efficaci a lungo termine, così come anche l’inoculazione per via endoscopica della tossina botulinica. La terapia chirurgica che è attualmente proposta dal 76% dei medici che pubblicano i loro risultati su riviste scientifiche in lingua inglese è la miotomia extramucosa secondo Heller, proposta per la prima volta proprio dal Prof. Mattioli alla fine degli anni Settanta. L’intervento viene eseguito per via laparoscopica (si introducono nell’addome mediante delle cannule la telecamera e gli strumenti chirurgici con 5 piccole incisioni) ed è pertanto un intervento mininvasivo. Dopo la rimozione della valvola difettosa che divide esofago e stomaco viene eseguito l’impianto di una nuova “porta” per evitare il reflusso delle sostanze acide dello stomaco nell’esofago.

“Adottando questa tecnica chirurgica, spiega il Prof. Mattioli - il nostro gruppo ha ottenuto risultati a lungo termine eccellenti nel 98% dei pazienti. Per una buona riuscita di questo intervento minivasivo è necessario afferire a un centro specializzato”. Esiste anche una tecnica sperimentale detta POEM, ovvero una miotomia endoscopia per orale, che tuttavia è sotto giudizio da parte di molti esperti perché è complicata dall’insorgenza di reflusso gastroesofageo e conseguente esofagite che, nelle casistiche occidentali, raggiunge il 40-50% dei pazienti trattati. Secondo i dati raccolti dal Prof. Mattioli il reflusso gastroesofageo conseguente alla POEM può favorire l’insorgenza di tumore dell’esofago.

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