21 maggio 2021

Chi è il perfusionista?

Data ultimo aggiornamento: 21 maggio 2021
Chi è il perfusionista?
L’equipe di cardiochirurgia comprende il cardiochirurgo, l’anestesista, gli infermieri di sala operatoria e una figura specializzata, poco conosciuta, ma che è indispensabile in alcuni tipi di intervento a cuore aperto e di trapianto.

Si tratta del tecnico perfusionista, o Tecnico di Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare. Il suo compito è quello di controllare le macchine che permettono la circolazione extracorporea durante l’intervento. Sebbene sia un lavoro tecnico ma altamente specializzato, al perfusionista sono richieste anche accuratezza, affidabilità, flessibilità ed efficienza nonché la capacità di collaborare con l’equipe chirurgica.
Ecco in quali casi interviene e quali sono i suoi compiti.
 
Cosa fa il perfusionista
Come operatore delle professioni sanitarie dell’area tecnico-assistenziale, il perfusionista gestisce e valuta quanto necessario per il buon funzionamento delle apparecchiature di cui è responsabili, garantendo la corretta applicazione delle tecniche di supporto richieste.

L’attività perfusionista si articola in due profili professionali: uno è volto alla gestione dei sistemi di assistenza circolatoria, quali controllo della circolazione extracorporea durante gli interventi a cuore aperto e tutte le altre metodiche di supporto cardiocircolatorio, respiratorio e di perfusione. L’altro è volto alla gestione tecnica di laboratori di diagnostica cardiologica, come il laboratorio di emodinamica e quello di elettrofisiologia clinica.

Nei casi di trapianto o di intervento al cuore e all’aorta, ad esempio per impianto di by-pass o pacemaker, non è sempre possibile intervenire per via percutanea (senza tagli chirurgici) e mininvasiva, ma può essere necessario eseguire un intervento a cuore aperto. Dopo l’apertura dello sterno il cuore viene esposto e può necessitare di essere temporaneamente arrestato per permettere di eseguire correttamente l’intervento. La circolazione al resto del corpo viene garantita dalla macchina cuore-polmoni, detta anche CEC (circolazione extracorporea), che preleva il sangue venoso dalle vene cave, lo introduce nell’ossigenatore dove viene ossigenato e lo pompa nel sistema arterioso del paziente. Allo stesso tempo, la macchina mantiene attivo il miocardio, il muscolo cardiaco, in modo che non subisca danni.

Compito del perfusionista è controllare e gestire la circolazione extracorporea, così come monitorare costantemente i parametri vitali del paziente attraverso calcoli basati sulla sua corporatura. In altre parole, il perfusionista deve far sì che la circolazione extracorporea sia ottimale, che il sangue sia sufficientemente ossigenato e che l’apporto ai tessuti sia adeguato, in modo che gli organi non vadano in sofferenza. Fra i parametri che deve monitorare il perfusionista ci sono:
  • pressione venosa e arteriosa,
  • funzione renale,
  • temperatura corporea,
  • consumo e trasporto di ossigeno,
  • parametri da emogasanalisi, come elettroliti e lattati.
Oltre che negli interventi a cuore aperto la presenza del perfusionista può essere richiesta anche durante il trattamento di rianimazione del paziente affetto da insufficienza cardiaca e/o respiratoria acuta che necessita dell’utilizzo del sistema ECMO Ossigenazione Extracorporea a membrana (Extra Corporeal Membrane Oxigenation). Si tratta di una tecnica di circolazione extracorporea simile alla macchina cuore-polmoni per la circolazione extracorporea, che supporta le funzioni vitali del paziente, attraverso la corretta ossigenazione del sangue e la riduzione dell’anidride carbonica.

Grazie alle sue ampie competenze, la figura del perfusionista può essere richiesta anche negli interventi di cardiologia interventistica, dialisi e cardiologia diagnostica-strumentale, al fine di mantenere i valori ematici il più fisiologici possibili, oppure anche in ambito ambulatoriale, dove gestisce i sistemi computerizzati che permettono di eseguire esami diagnostici quali ecocardiografia, spirometria e holter, o di controllare la corretta funzionalità di dispositivi come pacemaker e defibrillatore sottocutaneo.
 
Il percorso di studi per diventare perfusionista
Per diventare tecnico perfusionista bisogna frequentare il corso di Laurea triennale in Tecniche di Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare che rientra nella facoltà di Medicina e Chirurgia. Il percorso di studi si conclude, alla fine dei tre anni, con una prova finale che ha il valore di esame di Stato abilitante all'esercizio professionale.

Durante il corso di laurea sono previsti anche tirocini formativi che permettono di far pratica sull’uso degli strumenti e delle macchine di competenza del perfusionista e anche di acquisire conoscenze sul comportamento e le corrette procedure da utilizzare in sala operatoria o in ambulatorio. In questo modo, al termine del percorso di studi, il tecnico perfusionista possieda tutte le competenze necessarie allo svolgimento della professione.
Il tecnico perfusionista dovrebbe avere anche buone doti relazionali e di problem solving, dovendo relazionarsi con cardiologi e cardiochirurghi, partecipando alla pianificazione dell’intervento cardiochirurgico.
 

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