Maria Cecilia Hospital / 09 marzo 2022

Idrocefalo normoteso dell'adulto e dell'anziano, dalla diagnosi al trattamento

Idrocefalo normoteso dell'adulto e dell'anziano, dalla diagnosi al trattamento
L’idrocefalo normoteso è la terza patologia dell’invecchiamento più diffusa dopo l’Alzheimer e le vasculopatie cerebrali e colpisce soprattutto gli over 65 anni di sesso maschile.

A Maria Cecilia Hospital – ospedale di Alta Specialità accreditato SSN di Cotignola (Ravenna) – è stato attivato il Centro dedicato all’idrocefalo normoteso dell’adulto e dell’anziano per un approccio precoce a tale patologia.

Il Centro segue il paziente in un percorso completo dalla diagnosi al trattamento fino ai controlli post-intervento grazie a un’équipe multidisciplinare che si avvale delle più moderne e avanzate tecnologie diagnostiche e terapeutiche ed è composta da Neurologi, Neurochirurghi, Neuroradiologi, Neuropsicologi e Fisiatri. L’équipe è coordinata dai responsabili del progetto: il dottor Giovanni Bianchedi (Neurologo), il dottor Umberto Godano (Neurochirurgo) e il dottor Francesco Pagano (Neuroradiologo).
Dopo l’eventuale trattamento chirurgico, il paziente verrà seguito dall’equipe neurochirurgica dell’Unità Operativa, il cui referente per l’idrocefalo è il dottor Riccardo Draghi.

I pazienti possono afferire al nostro Ambulatorio direttamente o inviati dal Medico di base o dallo Specialista ad esempio Geriatra o Neurologo quando si sospetta la patologia su base clinica e si verifica la dilatazione ventricolare alla TC encefalo” spiega il dottor Godano. “Si procede a indagini diagnostiche che permettono di fare una chiara valutazione del quadro clinico. Oltre ad esami quali TC cerebrale, elettroencefalogramma, Risonanza Magnetica, test della memoria e delle funzioni cognitive, possono essere eseguiti esami cosiddetti di secondo livello, effettuati in sala operatoria, che permettono di verificare se la pressione e il flusso del liquor cerebro-spinale sono in rapporto ottimale con le altre componenti del cervello. L’idrocefalo normoteso è caratterizzato, infatti, dalla dilatazione dei ventricoli cerebrali e dall’alterazione della pressione e del flusso del liquido cerebrospinale, o liquor, che circonda il cervello per proteggerlo dai traumi, e che può accumularsi nei ventricoli quando non viene correttamente riassorbito e/o il flusso non è più regolare, determinando una compressione e una sofferenza delle strutture nervose circostanti”. “I danni che può provocare sono di diversa entità” - approfondisce sempre il dottor Godano.
I sintomi che caratterizzano la patologia si manifestano con disturbi della deambulazione, incontinenza urinaria e disturbi cognitivi. Spesso questi sono ritenuti “normali” segni dell’età che passa, invece se la diagnosi della malattia viene fatta tempestivamente, il paziente dopo il trattamento può migliorare molti dei suoi sintomi e ritrovare una certa autonomia, compatibilmente con la sua condizione di partenza e la gravità della malattia”.

A seguito degli esami diagnostici viene definito il trattamento più idoneo, farmacologico o neurochirurgico e la riabilitazione post-operatoria. Due sono i tipi di intervento che si possono praticare sulla base di una corretta selezione clinica: un intervento di derivazione ventricolo-peritoneale che consiste nell’applicazione di un catetere nel cranio che riesce a normalizzare la circolazione del liquor cefalo-rachidiano, drenando quello in eccesso nella cavità addominale. Il secondo tipo di intervento è endoscopico mini-invasivo e consiste nella creazione di un bypass liquorale intracranico senza l’applicazione di protesi valvolari e senza l’apertura della cavità addominale. Dopo l’intervento il paziente, che può tornare alla propria vita entro circa un mese, viene tenuto sotto controllo ambulatoriale e monitorato con esami post operatori in stretto contatto con il Medico di base o lo Specialista inviante, per la valutazione del successivo decorso clinico.
 
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