L’
idrocefalo normoteso è la terza patologia dell’invecchiamento più diffusa dopo l’Alzheimer e le vasculopatie cerebrali e colpisce soprattutto gli over 65 anni di sesso maschile.
A
Maria Cecilia Hospital – ospedale di Alta Specialità accreditato SSN di Cotignola (Ravenna) – è stato attivato il
Centro dedicato all’idrocefalo normoteso dell’adulto e dell’anziano
per un approccio precoce a tale patologia.
Il Centro segue il paziente in un percorso completo
dalla diagnosi al trattamento fino ai controlli post-intervento grazie a un’
équipe multidisciplinare che si avvale delle più moderne e avanzate tecnologie diagnostiche e terapeutiche ed è composta da Neurologi, Neurochirurghi, Neuroradiologi, Neuropsicologi e Fisiatri. L’équipe è coordinata dai responsabili del progetto: il
dottor Giovanni Bianchedi (Neurologo), il
dottor Umberto Godano (Neurochirurgo) e il
dottor Francesco Pagano (Neuroradiologo).
Dopo l’eventuale trattamento chirurgico, il paziente verrà seguito dall’equipe neurochirurgica dell’Unità Operativa, il cui referente per l’idrocefalo è il
dottor Riccardo Draghi.
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I pazienti possono afferire al nostro Ambulatorio direttamente o inviati dal Medico di base o dallo Specialista ad esempio Geriatra o Neurologo quando si sospetta la patologia su base clinica e si verifica la dilatazione ventricolare alla TC encefalo” spiega il dottor Godano.
“Si procede a indagini diagnostiche che permettono di fare una chiara valutazione del quadro clinico. Oltre ad esami quali TC cerebrale, elettroencefalogramma, Risonanza Magnetica, test della memoria e delle funzioni cognitive, possono essere eseguiti esami cosiddetti di secondo livello, effettuati in sala operatoria, che permettono di verificare se la pressione e il flusso del liquor cerebro-spinale sono in rapporto ottimale con le altre componenti del cervello. L’idrocefalo normoteso è caratterizzato, infatti, dalla dilatazione dei ventricoli cerebrali e dall’alterazione della pressione e del flusso del liquido cerebrospinale, o liquor, che circonda il cervello per proteggerlo dai traumi, e che può accumularsi nei ventricoli quando non viene correttamente riassorbito e/o il flusso non è più regolare, determinando una compressione e una sofferenza delle strutture nervose circostanti”.
“I danni che può provocare sono di diversa entità” - approfondisce sempre il dottor Godano.
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I sintomi che caratterizzano la patologia si manifestano con disturbi della deambulazione, incontinenza urinaria e disturbi cognitivi. S
pesso questi sono ritenuti “normali” segni dell’età che passa, invece se la diagnosi della malattia viene fatta tempestivamente, il paziente dopo il trattamento può migliorare molti dei suoi sintomi e ritrovare una certa autonomia, compatibilmente con la sua condizione di partenza e la gravità della malattia”.
A seguito degli esami diagnostici viene definito il trattamento più idoneo, farmacologico o neurochirurgico e la riabilitazione post-operatoria.
Due sono i tipi di intervento che si possono praticare sulla base di una corretta selezione clinica: un intervento di derivazione ventricolo-peritoneale che consiste nell’applicazione di un catetere nel cranio che riesce a normalizzare la circolazione del liquor cefalo-rachidiano, drenando quello in eccesso nella cavità addominale.
Il secondo tipo di intervento è endoscopico mini-invasivo e consiste nella creazione di un bypass liquorale intracranico senza l’applicazione di protesi valvolari e senza l’apertura della cavità addominale. Dopo l’intervento il paziente, che può tornare alla propria vita entro circa un mese, viene tenuto sotto controllo ambulatoriale e monitorato con esami post operatori in stretto contatto con il Medico di base o lo Specialista inviante, per la valutazione del successivo decorso clinico.