Maria Cecilia Hospital / 31 maggio 2019

Il piede diabetico: una emergenza

Il piede diabetico: una emergenza
Ce ne parla nell'intervista che segue il Prof. Luca Dalla Paola, Responsabile dell'Unità Operativa del Trattamento Piede Diabetico presso il Maria Cecilia Hospital di Cotignola (RA). 

Cosa si intende per piede diabetico? 

Il piede diabetico è una complicanza che colpisce i soggetti affetti da diabete mellito ed è caratterizzata dalla presenza di ulcerazioni a cui può conseguire un coinvolgimento dei tessuti profondi o delle strutture ossee del piede a cui si possono associare anomalie neurologiche e ad un quadro di ischemia arteriosa. Tale complicanza del diabete costituisce di fatto la prima causa di amputazione non traumatica degli arti inferiori ed è un frequente motivo di ricovero in ospedale per il paziente diabetico. 
Circa il 15% dei soggetti affetti da diabete mellito sperimenta nell'arco della propria vita una lesione ulcerata a livello del piede. Se pensiamo al numero di pazienti diabetici nel mondo, attualmente 450 milioni, si comprende il peso assistenziale e sociale della patologia complicativa per gli arti inferiori. La lesione ulcerata deve essere considerata il maggior fattore di rischio per amputazione nella popolazione diabetica. Più del60% delle amputazioni non traumatiche nel mondo occidentale vengono eseguite nella popolazione diabetica. 

Perché il piede è una frequente sede di complicanze nel diabete mellito?

Il più importante fattore di rischio per lo sviluppo di ulcere è la presenza di neuropatia sensitivo-motoria periferica (responsabile dal 70 al 100% delle lesioni), la cui prevalenza nella popolazione diabetica è in genere elevata, ma variabile dal 30 al 70% a seconda la tipologia e criteri diagnostici dei pazienti. La ridotta sensibilità tattile, l'alterata postura del piede (cavità), la rigidità articolare e la secchezza della cute, sono tra i principali fattori predisponenti l'ulcera. 

Devono essere considerati segni di tale cambiamento dell'atteggiamento biomeccanico del piede: 
  • Una area di ipercheratosi che si forma quando vi è un aumento della pressione di appoggio plantare. La ipercheratosi o il callo si comportano inizialmente come una reazione di difesa della cute che però, con l'andar del tempo, si comportano come un corpo estraneo aumentando ulteriormente la pressione plantare con rischio di sviluppo di una ulcerazione. La deformità e la conseguente alterazione dell'appoggio plantare può essere controllata utilizzando plantari correttivi con calzature a suola rigida. 
  • Le gravi deformità e la instabilità di caviglia dovrebbero invece essere corrette chirurgicamente utilizzando la cosiddetta chirurgia profilattica o preventiva. La vasculopatia periferica è sicuramente causa di ulcerazioni ma soprattutto è causa di mancata guarigione di lesioni insorte a causa della neuropatia. I controlli devono quindi includere anche lo screening per la vasculopatia, deve essere basato sulla storia del paziente ed è opportuno servirsi di esami strumentali, quali l'esame ecocolordoppler associato alla ossimetria transcutanea. 
È possibile prevenire in piede diabetico? 

La prevenzione è fondamentale e tutti i soggetti diabetici dovrebbero essere inseriti in un programma di screening per stabilire il livello di rischio, al quale dovrebbe corrispondere un idoneo programma terapeutico che può andare dall'ausilio di plantari e calzature che ridistribuiscono le pressioni plantari riducendo le aree di ipercarico fino alla programmazione di interventi chirurgici correttivi per evitare l'insorgenza di lesioni ulcerative infette. 

Quale è il moderno approccio terapeutico al piede diabetico? 

Ormai è chiaro che i migliori risultati in termini di salvataggio d'arto e prevenzione dell'amputazione si possono ottenere in Centri Specialistici dedicati al trattamento multidisciplinare di tale patologia. I moderni approcci al trattamento di rivascolarizzazione sia percutanea (tramite angioplastica) sia chirurgica permettono con tecniche sempre più raffinate e con risultati sempre positivi di ottenere pervietà degli assi arteriosi distali. La chirurgia locale è sempre più conservativa e sempre meno demolitiva. Tutto ciò permette al paziente, una volta guarito, di riprendere una fisiologica deambulazione in tempi più brevi. 

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Revisione medica a cura di: Prof. Luca Dalla Paola

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