Diabete

Il diabete (o iperglicemia) è una patologia metabolica caratterizzata da un eccesso di zucchero (glucosio) nel sangue dovuto all’incapacità dell’organismo di svolgere correttamente il processo di digestione, assimilazione  trasformazione in energia degli zuccheri presenti nei cibi.
Si tratta di una delle malattie più diffuse in Italia: l’ISTAT, al riguardo, fa una fotografia poco confortante:
  • 3,2 milioni di persone ne soffrono,
  • 1 milione non sa di averlo sviluppato,
  • 4 milioni rischiano di sviluppare la malattia entro pochi anni.
Il nome medico di quello che viene considerato generalmente diabete è diabete mellito, che si differenzia ulteriormente a seconda dei sintomi.

Generalità e tipologie

Sebbene si consideri come principale spia e indicatore di diabete la glicemia alta, nello sviluppo della malattia concorrono anche altri fattori, che determinano l’alterazione del:
  • metabolismo dei lipidi (quindi con valori anormali di colesterolo cattivo e trigliceridi);
  • pressione arteriosa;
  • endotelio, cioè il tessuto di rivestimento dei vasi.
  • stress ossidativo, cioè una condizione cronica di infiammazione.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente stabilito che esistono due forme principali di diabete: il diabete mellito di tipo 1 e il diabete mellito di tipo 2.
Accanto a questi ne esistono, tuttavia altri tipi:

  • il diabete di tipo 3: un’entità clinica ancora non ben definita, caratterizzata da un’utilizzazione scarsa dell’insulina da parte del cervello, correlata a quadri clinici di demenza
  • il diabete gestazionale: causato dallo squilibrio glicemico unito a quello ormonale tipico della gravidanza;
  • il diabete monogenetico: è un tipo di diabete ereditario in cui l’alterazione del metabolismo glucidico è determinato da una mutazione genetica trasmessa da una generazione all’altra; comprende due forme tra loro distinte: il Diabete Neonatale e il MODY (Maturity Onset Diabetes of Young)
  • il diabete secondario: insorge a causa di altre malattie, la cirrosi epatica, la pancreatite cronica, la sindrome di Cushing o in seguito a interventi chirurgici sul pancreas. Può anche essere causato da alcune terapie mediche a lungo termine (per es: cortisonici).

Spesso si sente dire che la condizione di iperglicemia è l’anticamera del diabete: che relazione c’è, dunque, fra la glicemia alta e il diabete mellito?
La glicemia è la concentrazione di glucosio nel sangue, un elemento fondamentale che rappresenta uno dei nutrienti per la salute delle cellule. Non si deve pensare che il glucosio si assuma solo tramite alimenti dolci: vi è mai capitato di fare le analisi del sangue e sentirvi dire che avete la glicemia alta, rimanendo stupiti perché non mangiate dolci? Ciò succede perché i glucidi si trovano anche nei carboidrati e in molti altri alimenti che non contengono lo zucchero propriamente detto.

Una persona con glicemia pari o superiore a 126 mg/dl, controllata almeno due volte, viene considerata diagnostica per diabete. I valori di glicemia normale, infatti, oscillano, nell’arco della giornata, fra i 60 e i 130 mg/dl: quando il nostro organismo è in salute, è in grado di attuare un sistema di regolazione intrinseco che consente di tenere questi valori costanti durante l’arco della giornata, pur con qualche oscillazione.

Per far ciò, l’organismo secerne due tipi di ormoni:
  • gli ormoni iperglicemizzanti, che alzano i valori della glicemia,
  • gli ormoni ipoglicemizzanti che invece li abbassano.
L’unico ormone ad attività ipoglicemizzante è l’insulina, il cui ruolo è quello di consentire all’organismo di utilizzare il glucosio per i processi energetici delle cellule. Viene secreta quando i livelli di glucosio aumentano, come per esempio dopo un pasto; ma quando la sua produzione è insufficiente i livelli di glucosio nel sangue tendono ad alzarsi più del normale, condizione che prende il nome di iperglicemia.

Questa situazione, se non corretta, porta al diabete mellito. E si differenzia nel tipo 1 quando la produzione dell’insulina viene fortemente ridotta o è del tutto carente dal pancreas a causa di una anomalia del sistema immunitario; e in tipo 2, che è invece il diabete che si sviluppa quando l’insulina è prodotta ma in maniera insufficiente per le necessità dell’organismo.

Il diabete mellito di tipo 1 è chiamato anche diabete giovanile, perché insorge nella prima infanzia o durante l’adolescenza. Riguarda il 10% delle persone malate di diabete.
L’insulina viene prodotta dal pancreas tramite le cellule beta: quando però queste cellule vengono erroneamente attaccate dal sistema immunitario vengono distrutte impedendone la secrezione. Per questo motivo il diabete di tipo 1 è classificato fra le malattie autoimmuni, dovute a una reazione anomala del sistema immunitario. Il processo infiammatorio autoimmune che colpisce le betacellule pancreatiche è molto lungo e lento, e ancora non è chiaro cosa scateni la risposta autoimmune: alcune ipotesi riguardano l’azione scatenante di alcuni virus. (Coxsackie, citomegalovirus, adeno).

In questa condizione i livelli di insulina sono insufficienti per regolare i valori di glucosio, creando così una situazione di iperglicemia. Essendo prodotta in maniera insufficiente fino a diventare completamente carente, è necessario introdurre insulina dall’esterno, mediante iniezioni.

Il diabete mellito di tipo 2 è tipico dell’età adulta e si sviluppa per due cause concomitanti
  • l’insulina è prodotta in quantità ridotta e quindi insufficiente per soddisfare la richiesta delle cellule (deficit di secrezione di insulina);
  • l’insulina, pur essendo prodotta dall’organismo, non viene usata in maniera soddisfacente (insulino-resistenza).
In entrambi i casi la conseguenza è sempre l’aumento di glicemia nel sangue. Al contrario, però, del diabete di tipo 1, il tipo 2 non è insulino-dipendente, e non va inizialmente trattato con iniezioni esterne.

Detto anche diabete mellito gestazionale, questa forma di diabete si manifesta quando i livelli di glucosio diventano troppo alti durante la gravidanza e riguarda l’8% delle donne in dolce attesa. Sebbene sia una condizione transitoria, che tende a regredire dopo il parto, non va sottovalutato o trascurato, poiché potrebbe avere conseguenze, anche gravi, sia sulla mamma che sul bambino.

I sintomi del diabete sono poco evidenti, motivo per cui spesso non ci si accorge di avere qualcosa che non va. Se si manifestano uno o più dei seguenti sintomi è bene rivolgersi al proprio medico per esami di approfondimento:
  • aumento della sete anche senza giustificazione;
  • bisogno di urinare spesso;
  • disturbi della vista;
  • infezioni frequenti, come cistite e candidosi;
  • perdita di peso nonostante la fame in aumento;
  • nausea e vomito.
Lo screening per il diabete gestazionale viene eseguito tra la sedicesima e la diciottesima settimana di gestazione e viene raccomandato nei casi in cui si soffra di obesità, si abbia sofferto di diabete gestazionale in una precedente gravidanza o i valori di glicemia plasmatica a digiuno siano alti.

Se viene diagnosticato il diabete gestazionale, è bene non farsi prendere dal panico e restare il più tranquille possibile, in modo che lo stress non vada a creare altri effetti indesiderati. L’autocontrollo della glicemia è fondamentale per tenere monitorato l’andamento della malattia e l’efficacia della terapia.

Può essere necessaria una terapia a base di insulina, ma più comunemente, invece, alle donne con diabete mellito gestazionale viene consigliato uno stile alimentare adeguato alla loro situazione, ma che tenga la glicemia sotto controllo. Un’alimentazione mirata e corretta permette di normalizzare la glicemia in pochi giorni, insieme ad attività fisica dolce e adeguata.
Queste accortezze permettono al bambino di crescere in maniera corretta, senza che abbia sofferenze, e alla madre di preparare il proprio organismo al momento del parto e dell’allattamento.

Altra variante della malattia è il diabete insipido, che si distingue per cause e sintomi e che hanno poco a che vedere con il diabete. Si tratta infatti di una malattia rara che si manifesta con sete e diuresi eccessive. Ciò si deve a un’alterazione della produzione, della secrezione e del funzionamento dell’ormone antidiuretico, o ADH, che, a livello renale, stimola il riassorbimento dell’acqua e bilancia il meccanismo della diuresi. Quando i reni diventano poco sensibili all’azione dell’ADH si verifica la poliuria, la produzione di urine in quantità eccessive a cui l’organismo cerca di porre rimedio aumentando la richiesta di liquidi e la sensazione della sete.

Questo tipo di diabete si distingue in due varianti principali. A seconda che sia causato dalla mancata produzione dell’ADH o che non sia utilizzato dai reni, si distingue in due forme diverse.

1. Diabete insipido centrale

Si verifica quando il diabete insipido è causato dalla mancata produzione dell’ADH da parte dell’ipofisi.

2. Diabete insipido nefrogenetico

Si verifica quando pur essendo secreto, l’ADH non viene utilizzato dal rene, per disfunzione di quest’ultimo organo.

A causare questa anomalia nella secrezione dell’ormone antidiuretico è la presenza di malattie genetiche, malformazioni congenite dell’ipotalamo (dove viene secreto l’ADH), traumi e interventi chirurgici al cervello. Ci possono, però, essere anche casi in cui l’origine rimane sconosciuta.

Diabete e bambini è un’accoppiata in triste e preoccupante aumento: In Italia ne soffrono circa 20.000 bambini fra 0 e 18 anni. Si caratterizza, anche in questo caso, per un aumento di glicemia dovuta a carenza o mancanza di insulina. La forma più frequente di diabete nei bambini è il diabete mellito di tipo 1, che si caratterizza per la carenza assoluta di insulina, che va introdotta per via esterna.

Le cause che portano a diabete infantile possono essere sia di natura genetica che autoimmune: ciò rende difficile predire l’insorgenza della malattia, ma fa della diagnosi precoce l’unico strumento in grado di agire tempestivamente per evitare effetti collaterali.

Per la diagnosi del diabete nei bambini vengono presi i valori di riferimento usati per gli adulti. Un valore di glicemia superiore a 126 mg/dl è da considerare una probabile spia di insorgenza di diabete anche nei bambini.

I sintomi del diabete nei bambini sono:
  • aumento dell’appetito;
  • aumento della produzione delle urine con particolare necessità durante la notte;
  • sete eccessiva;
  • perdita di peso immotivata e pur con il maggior appetito;
  • acidosi con comparsa di corpi chetonici nelle urine;
  • nausea, vomito, mancanza di appetito.
La malattia del bambino non deve spaventare: se vostro figlio ha il diabete infantile, non fatevene una colpa. Allo stesso modo, è bene non far sentire il bambino un diverso, ma aiutarlo a crescere e a svolgere la propria vita in maniera indipendente e "normale”, lasciando che faccia le cose che fanno gli altri bambini, pur adottando un’alimentazione corretta e imparando a gestire la terapia giornaliera in modo che diventi parte della propria routine quotidiana.

I sintomi principali del diabete

I sintomi del diabete si diversificano a seconda dei diversi tipi di malattia. In tutti i casi il sintomo principale è l’innalzamento dei valori della glicemia nel sangue.

Per il diabete di tipo 1 i sintomi più comuni sono:
  • un aumento del bisogno di urinare, detto poliuria;
  • un aumento del senso della sete;
  • l’aumento dell’appetito;
  • il calo ponderale, nonostante l’aumentato appetito;
  • la stanchezza;
  • una maggiore sensibilità alle infezioni;
  • un esordio improvviso, associato a febbre;
  • la secchezza cutanea;
  • La presenza di acetone, rilevabile dall’alito e misurabile nelle urine.
Fra i primi sintomi del diabete di tipo 2 si registrano:
  • la minzione frequente ed abbondante (poliuria);
  • il bisogno di bere;
  • la stanchezza;
  • la perdita di peso anche senza motivo;
  • infezioni micotiche dell’apparato genitale esterno (fungine);
  • guarigione lenta di ferite;
  • Possibili gengivopatie.
Ci possono essere, inoltre, dei sintomi di prediabete (anche se in molti casi si preferisce non chiamarli più così) che, in molti casi precede il diabete di tipo 2. Si tratta di quella che viene definita intolleranza glucidica e che si manifesta principalmente con:
  • glicemia a digiuno fra 100 e 125 mg/dl;
  • glicemia durante una curva di carico tra 140 e 200 mg/dl (alla seconda ora dopo il carico);
  • emoglobina glicata superiore al 6%.
Le persone che possono essere soggette a questa condizione soffrono, spesso di altre patologie, come sovrappeso o obesità addominale, trigliceridi e colesterolo alti e ipertensione. Questa condizione prende il nome di “Sindrome Metabolica”.

Come detto, se trascurata questa condizione porta a diabete, ma nella maggior parte dei casi, uno stile di vita adeguato, l’alimentazione corretta e del movimento con conseguente perdita di peso, permettono di riportare i valori della glicemia nella norma.

Se non trattato o non curato adeguatamente il diabete può portare a una serie di complicanze della salute anche gravi sia acute che croniche.
In genere le complicanze acute sono più frequenti nel diabete di tipo 1, mentre nel diabete mellito di tipo 2 sono più comuni complicanze croniche fra cui:
  • le malattie cardiovascolari;
  • il piede diabetico, cioè modificazioni dei vasi e dei nervi del piede che possono provocare ulcere e problemi agli arti inferiori,
  • la retinopatia diabetica, un danno alla microcircolazione capillare retinica, che può condurre anche alla cecità. Nel diabetico anziano di tipo 2 è frequente anche la cataratta.
  • la neuropatia diabetica, che si manifesta con perdita della sensibilità, dolore agli arti,
  • la nefropatia diabetica, una riduzione della funzionalità del rene che può portare a dialisi o a trapianto.

Le cause del diabete

Le cause del diabete variano a seconda del tipo di malattia. In tutte le varianti è comune un’anomalia che riguarda l’insulina, che può:
  • essere secreta in maniera insufficiente o per niente;
  • non essere utilizzata correttamente dall’organismo;
  • una combinazione delle due situazioni sopracitate.
Il tipo 1 ha origine autoimmune, e sorge come conseguenza della distruzione delle cellule del pancreas, che producono insulina. A distruggerle sono le stesse cellule del sistema immunitario, per una predisposizione, probabilmente genetica, alle patologie autoimmuni, oppure, ma ciò non è stato mai sufficientemente provato in risposta a un virus o a fattori tossici, spesso ambientali.

Il diabete di tipo 2 è causato da una produzione insufficiente di insulina e da un’elevata resistenza all’insulina da parte dell’organismo. A causare questo tipo di diabete è una produzione di insulina deficitaria per l’ottimale funzionamento dell’organismo. Può anche essere determinato dalla resistenza dei tessuti all’azione dell’insulina, situazione che prende il nome di insulino-resistenza.

Ci sono poi fattori ambientali che facilitano l’insorgenza di diabete di tipo 2. Fra questi:
  • l’obesità;
  • l’età;
  • la sedentarietà;
  • l’ipertensione;
  • colesterolo e trigliceridi alti;
  • una dieta troppo ricca di zuccheri semplici.
Il diabete gestazionale è causato dagli sconvolgimenti ormonali che caratterizzano la gravidanza. Sarebbero alcuni ormoni della placenta a determinare l’insulino-resistenza. Esiste sempre, comunque, una familiarità per la malattia diabetica.

Nel caso di diabete la diagnosi diventa certa nel momento in cui si evidenziano tassi alti di glucosio nel sangue? Non sempre: ci possono essere situazioni di alterata glicemia a digiuno e di ridotta tollerabilità al glucosio che vengono ritenuti una condizione di prediabete. Allora, come diagnosticare il diabete?

Sarà il medico a fare la diagnosi in base ai sintomi riscontrati e agli esami del sangue che mostrano valori quali:
  • glicemia maggiore di 200 ml/dl;
  • glicemia a digiuno, che deve essere maggiore o uguale a 126 mg/dl;
  • glicemia dopo il carico di glucosio, maggiore o uguale a 200 mg/dl, alla seconda ora dal carico;
  • emoglobina glicata maggiore di 6.5%.

La terapia per il diabete dipende dalla variante della malattia e dalla persona. 

Nel diabete di tipo 1 sono necessarie iniezioni di insulina, da eseguire numerose volte al giorno, al minimo 4, poiché la produzione di tale ormone è carente. In alternativa, sempre più di frequente oggi si utilizzano strumenti sofisticati, denominati microinfusori di insulina, che forniscono la quantità necessaria in modo continuo, in rapporto ai valori glicemici. Del tutto ancora sperimentale invece è la tecnica dei trapianti di insule pancreatiche. Il trapianto di pancreas, che ha avuto un periodo di successo alla fine degli anni 80, è riservato a pazienti che debbano anche essere sottoposti a trapianto renale.

La terapia del diabete di tipo 2 inizialmente non prevede iniezioni di insulina, poiché, spesso, per tenere sotto controllo la glicemia è sufficiente seguire una dieta corretta ed equilibrata e facendo attività fisica. Tuttavia le Linee Guida internazionali suggeriscono di iniziare precocemente una terapia farmacologica con Metformina fin dal momento della diagnosi. Successivamente, sulla base del controllo dei valori glicemici, potranno essere inseriti in terapia altri farmaci molto efficaci, in modo progressivo. Anche l’insulina rappresenta in molti casi una necessità terapeutica per il diabetico di tipo 2, quando le varie terapie orali non sono in grado di mantenere un buon controllo oppure in situazioni di particolare necessità (per esempio in caso di intervento chirurgico o di malattia intercorrente)
 
Indipendentemente dal tipo di diabete, la terapia mira a ottenere un controllo glicemico adeguato, così come ad alleviare i sintomi che si possono manifestare con la malattia in corso e a tenere sotto controllo la pressione arteriosa, i trigliceridi e il colesterolo che possono far aumentare il rischio di sviluppare altre patologie.

La glicemia è strettamente legata al tipo di alimentazione e ai cibi ingeriti: prestare attenzione alla propria dieta diventa quindi fondamentale per non aggravare la condizione. Ci sono alimenti, infatti che non solo favoriscono un innalzamento della glicemia, ma creano il picco glicemico, un repentino innalzamento della glicemia, che porta a peggiorare la condizione del diabete. Fra questi ad esempio vi sono i cibi troppo ricchi di zuccheri, i carboidrati (pane, pasta, prodotti da forno). Soprattutto in caso di sovrappeso è indispensabile un regime alimentare che permetta di perdere peso, in modo che anche la gestione della glicemia migliori.

Gli alimenti per diabetici consigliati sono quelli poveri di zuccheri e ricchi di fibre, come verdura, frutta (non zuccherina e matura), alimenti integrali (cereali in chicco). Anche le proteine sono indicate e devono rappresentare il 15-20% del fabbisogno calorico, ma è preferibile assumerle da fonti vegetali, come i legumi. I grassi da preferire sono quelli di origine vegetale: olio di oliva o di semi.

La dieta per diabetici di tipo 2 può comprendere:
  • formaggi purché magri e in dosi moderate;
  • pesce: preferire quello azzurro o ricco di omega 3, moderare il consumo di crostacei;
  • cereali integrali e in chicco;
  • verdura;
  • legumi;
  • carne magra;
  • frutta.
Anche la dieta per diabetici anziani segue le stesse regole, anche se le persone anziane possono avere più difficoltà a seguire un regime alimentare diverso.
Un possibile menù per diabetici può essere a base di: fiocchi di avena senza zucchero, pane integrale con marmellata con poco zucchero per colazione, pasta integrale, formaggi o carne magra con verdure a pranzo, e legumi o pesce con verdure la sera.

La dieta per il diabete gestazionale dev’essere seguita sotto il controllo di un medico nutrizionista per evitare carenze per l’organismo della madre e del nascituro.
L’alimentazione nel diabete è fondamentale, perché non solo permette di tenere sotto controllo la glicemia e di non aggravare quindi la propria condizione: può diventare uno dei migliori mezzi di prevenzione contro il diabete e altre malattie croniche.

Come e piu della dieta, è importante avere una buona attività fisica giornaliera, almeno una passeggiata di un'ora al giorno che consenta di mantenere una buona funzionalità muscolare e perdere il tessuto adiposo in eccesso.
Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

Le Strutture Sanitarie che accertano o curano questa patologia

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