Lo scopo di un intervento di bypass coronarico è di rivascolarizzare il muscolo cardiaco quando esso non è sufficientemente irrorato dal sangue, a causa di stenosi (restringimenti) o occlusioni delle arterie. Infatti, se il muscolo del cuore non riceve la quantità di sangue di cui ha bisogno per svolgere le sue funzioni vitali, è esposto al rischio di
infarto.
In cosa consiste l’intervento
“Come suggerisce la parola bypass, l’intervento consente di passare oltre l’occlusione, consentendo al sangue di raggiungere l’arteria coronarica. Le arterie coronarie sono i vasi che irrorano il muscolo cardiaco e la loro ostruzione determina
l’infarto miocardico, prima causa di morte nel mondo occidentale. Il bypass aorto-coronarico serve a saltare il restringimento della coronaria e rivascolarizzare il muscolo cardiaco”, spiega il
dott. Mauro del Giglio, specialista in
Cardiochirurgia presso il
Maria Pia Hospital di
Torino.
“Vengono usati altri condotti sanguigni per effettuare dei “ponti” tra l’aorta, il vaso da cui nascono tutte le arterie, comprese le coronarie, e la porzione di coronaria a valle del restringimento. Questo permette di ripristinare la corretta circolazione funzionale del muscolo cardiaco".
Come si svolge
“L’intervento di bypass coronarico è sempre guidato dalla
coronarografia, un esame diagnostico mininvasivo trans-catetere che permette di visualizzare le arterie coronarie dall’interno; spesso nello stesso momento la coronaria può essere riaperta col famoso palloncino e con il posizionamento di una reticella, lo stent, che la mantenga dilatata. Quando tutto ciò non è possibile, si ricorre alla chirurgia. I condotti più usati sono la vena safena e l’arteria mammaria, che decorre sulla superficie interna del torace; la mammaria è di gran lunga la più conveniente perché la sua parete “arteriosa”, della stessa natura delle arterie coronarie, assicura una durata maggiore del bypass. Nel nostro centro quasi tutti casi vengono rivascolarizzati utilizzando le due arterie mammarie”.
Quando è indicato
“Una volta che i sintomi del paziente lo hanno portato a sottoporsi alla coronarografia, è la complessità delle lesioni coronariche che indicherà, in accordo con le linee guida internazionali, la tecnica del palloncino o la chirurgia del bypass. Oggi con la chirurgia si possono curare malattie aterosclerotiche coronariche molto complesse ed estese, anche rimuovendo degli stent posizionati in precedenza, con delle vere e proprie ricostruzioni coronariche”.