Salus Hospital / 04 luglio 2022

Insufficienza tricuspidale: cause, sintomi e trattamento

Insufficienza tricuspidale: cause, sintomi e trattamento
La tricuspide è una valvola collocata tra atrio e ventricolo destro. La sua funzione è di garantire il corretto flusso del sangue, evitando il cosiddetto “rigurgito tricuspidale”, che è uno degli effetti delle patologie a carico della valvola. Ne abbiamo parlato con il dott. Vinicio Fiorani, Responsabile dell’U.O di Cardiochirurgia presso il Salus Hospital di Reggio Emilia.

La valvola tricuspide – spiega il dott. Fiorani – si trova nell’apertura tra l’atrio destro e il ventricolo destro. Si apre per consentire al sangue dell’atrio destro di riempire il ventricolo destro, e si chiude per impedire al sangue di rifluire nell’atrio destro quando il ventricolo destro si contrae per pompare il sangue nei polmoni. Quando la valvola tricuspide non si chiude completamente, parte del sangue rifluisce nell’atrio destro, detto rigurgito.

Il rigurgito tricuspidale consiste in un reflusso di sangue attraverso la valvola tricuspide ad ogni contrazione ventricolare destra. Il sangue che rifluisce nell’atrio destro aumenta il volume ematico all’interno dello stesso e determina la diminuzione della quota ematica pompata nel cuore e all’organismo. Di conseguenza, l’atrio destro si ispessisce e la pressione arteriosa aumenta nell’atrio destro e nelle grandi vene che vi confluiscono. Questa situazione può causare sintomi di insufficienza cardiaca. I sintomi sono vaghi, come debolezza e affaticamento. La diagnosi si formula tramite esame obiettivo, l'elettrocardiogramma (ECG) rileva i segni di dilatazione dell'atrio destro se c'è ritmo sinusale, altrimenti registra un ritmo da fibrillazione atriale, mentre l’ecocardiogramma serve a confermare la diagnosi.

In molti casi la causa dell’insufficienza tricuspidale funzionale va cercata nel cuore sinistro. La stenosi mitralica è uno dei vizi valvolari del cuore. Consiste in un restringimento dell'orifizio valvolare, che ostacola il deflusso del sangue dall’atrio sinistro al ventricolo sinistro. Il sovraccarico di volume del cuore sinistro si ripercuote allora sul cuore destro, dove risiede la tricuspide. Per questo si parla di “concomitante rigurgito tricuspidalico”.

L’insufficienza tricuspidale può essere classificata in due forme:
  • Funzionale: la forma più frequente e, nella maggior parte dei casi, secondaria a patologie cardiache. Questa forma di è determinata da una dilatazione ventricolare destra e dell’anello tricuspidale, anche successiva ad ipertensione polmonare o a vizio mitralico.
  • Primitiva/organica: la forma meno frequente ed è determinata da alterazioni strutturali della valvola stessa.
Per anni la valvola tricuspide è stata “dimenticata”, nella convinzione che intervenire solo sulla mitrale fosse sufficiente anche a far sì che la tricuspide recuperasse nel tempo la sua funzionalità. Oggi l’atteggiamento della comunità scientifica è cambiato e si tende ad operare la tricuspide durante l’intervento alla mitrale, se e quando necessario. Infatti, in molti casi l’insufficienza tricuspidale aumenta col tempo e una seconda operazione può essere molto gravosa.

Anche se tradizionalmente si interviene con una sternotomia mediana, alcune strutture, come per esempio il Salus Hospital, scelgono di ridurre l’impatto chirurgico a beneficio del paziente attraverso la chirurgia mininvasiva. Si accede allora alla tricuspide con una minitoracotomia a destra. Inoltre, se si lavora soltanto sul cuore di destra, l’intervento può essere eseguito a cuore battente, senza l’arresto cardiaco, sebbene comunque in circolazione extracorporea.

Gli interventi sulla valvola tricuspide – continua il dott. Fiorani – si dividono in due gruppi: plastica, in cui viene mantenuta la valvola nativa, e sostituzione, in cui la valvola viene sostituita con una protesi. Quando possibile, è sempre preferibile riparare una valvola anziché sostituirla, essendo l’intervento di plastica valvolare associata a migliore sopravvivenza e minor rischio di endocardite. Esistono differenti tecniche di riparazione (riguardanti i lembi, le corde e i muscoli papillari) che possono essere utilizzate singolarmente o associate fra di loro per ripristinare la normale anatomia valvolare e quindi la sua continenza. In genere vengono completate dall’impianto di un anello che restringe e blocca la futura dilatazione dell’anulus.

Nei casi in cui sia preferibile la sostituzione, in posizione tricuspidalica si utilizzano più frequentemente protesi biologiche, con il vantaggio di non richiedere terapia anticoagulante, ma il limite di una progressiva degenerazione nel tempo, nonostante sia noto il più lento processo degenerativo delle bioprotesi quando impiantate in sede tricuspidalica.
 
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Revisione medica a cura di: Dott. Vinicio Fiorani

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