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“Long Covid” è un concetto che abbiamo imparato a conoscere in questi anni: si tratta dei sintomi che perdurano nel tempo dopo che si è stati infettati dal virus del Covid-19, talvolta anche se la malattia si è manifestata in forma lieve. Stanchezza, difficoltà di concentrazione, ansia, depressione, perdita di gusto e olfatto, condizioni che richiedono l’attenzione degli specialisti. Pneumologo, cardiologo e psicologo, per fare un esempio, ed esperti di fisioterapia e nutrizione per riportare vigore alle masse muscolari. Per quel che riguarda invece la compromissione di gusto e olfatto è l’otorinolaringoiatra ad esserne competente. Il
dott. Libero Tubino, figura storica di
Clinica Santa Caterina da Siena di
Torino, specialista
Otorinolaringoiatra, primario dell'AslTo4 e capo del dipartimento chirurgico della stessa Asl, delinea la rilevanza di queste patologie.
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Parliamo di anosmia, in caso di perdita completa della percezione degli odori, e di iposmia se si rileva solo una diminuzione dell’efficacia del senso; per il gusto, invece, di ageusia e ipogeusia. Il gusto e l’olfatto sono fortemente connessi sebbene, nel Long Covid, si possono trovare diverse combinazioni di deficienza dei due sensi. Sta di fatto che la medicina ha evidenziato come la perdita di gusto e olfatto possa perdurare molti mesi dopo la negativizzazione del tampone nasale faringeo". Nell’immediato, i cicli di cortisone in via locale e gli integratori alimentari (vitamina B e acido alfalipidico) portano ottimi miglioramenti riducendo l’infiammazione, ma vi sono pazienti hanno dovuto attendere anche oltre i sei mesi di tempo per recuperare completamente gusto e olfatto "e
ci sono evidenze scientifiche che confermano come, in alcuni casi, la situazione sia irreversibile".
Lo specialista continua spiegando come altre
patologie otorinolaringoiatriche portino alla perdita della percezione dei due sensi,
le sinusiti o le poliposi. In tali casi è possibile intervenire chirurgicamente, in endoscopia, in modo da liberare le ostruzioni nasali che impedivano alle molecole olfattorie di seguire il proprio percorso fisiologico. "
Nel caso di sinusiti e poliposi si opta normalmente per un primo approccio terapeutico a base di cortisone e antibiotici; se però non c’è risposta adeguata si interviene con la chirurgia funzionale naso sinusale. Non dimentichiamoci che il 20% delle rinosinusiti è dovuta ad allergie e l’80% a batteri, ma di solito la patologia inizia come infezione virale a cui si sovrappone un’infezione batterica. Diventando cronica non risponde più alle terapie e richiede l’intervento chirurgico".
Rinosinusiti croniche che vengono prima
diagnosticate in fibroscopia e poi, qualora si manifestasse una prospettiva chirurgica, dovranno essere
indagate attraverso la diagnostica per immagini, tramite TC o Risonanza Magnetica.
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In caso di poliposi nasale spesso vediamo situazioni recidivanti. La medicina ha fatto grandi progressi in questo ambito: quando la chirurgia, pur essendo apprezzata come prima linea terapeutica, non riesce a offrire soluzioni definitive, allora si opta per gli anticorpi monoclonali che si è visto siano in grado di dare ottime risposte".