MICI: come convivere con le malattie infiammatorie croniche dell’intestino

dimostrazione della struttura dell'intestino
Le malattie infiammatorie croniche dell’intestino (spesso indicate con la sigla MICI) sono patologie causate da un’alterata attivazione del sistema immunitario a livello della mucosa intestinale. Questo porta a uno stato infiammatorio cronico, che nel tempo altera il normale funzionamento dell’intestino. Si stima che in Italia siano oltre 200.000 le persone affette da MICI, le cui forme più diffuse sono la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa.
 
Il Prof. Giorgio Zoli è esperto di malattie infiammatorie croniche dell'intestino, di cui si occupa dal 1999, ed è un punto di riferimento per queste patologie all’ambulatorio di gastroenterologia di Primus Forlì Medical Center e di Clinica Privata Villaba (Bologna). In questo articolo ci spiega quali strategie si possono attuare per convivere con una MICI e quali sono i nuovi trattamenti in fase di studio.
 

Convivere con la malattia

La malattia di Crohn, la rettocolite ulcerosa e le altre MICI sono patologie croniche: questo significa che, sebbene possano alternare fasi di peggioramento a periodi di remissione, non sono patologie guaribili in modo definitivo. Tuttavia, le MICI sono curabili, cioè si possono mettere in campo strategie che permettono di allungare il più possibile il periodo di remissione dai sintomi.
 
La strategia più efficace per ritardare il riacutizzarsi della malattia è instaurare una stretta collaborazione tra medici e paziente. Questo permette di inquadrare la storia clinica del singolo paziente in un contesto di studio multidisciplinare, che coinvolge un’equipe di più specialisti: dal gastroenterologo al reumatologo, dal radiologo al  nutrizionista.

Grazie a questa strategia è possibile tenere sotto controllo anche i sintomi che non coinvolgono direttamente l’intestino - come i problemi al fegato o alle articolazioni - ma che condizionano comunque la qualità di vita dei pazienti.
 

L’importanza di una dieta personalizzata

Per le persone affette da MICI non esiste al momento una terapia standardizzata, applicabile a tutti i casi. La strategia terapeutica migliore va valutata partendo ogni volta dalle caratteristiche cliniche del singolo paziente.
 
Oltre all’uso di alcuni farmaci antinfiammatori tradizionali, la nutrizione riveste un ruolo sempre più importante nella gestione di queste patologie. In alcuni casi selezionati, i sintomi dell’infiammazione intestinale possono essere gestiti con un piano nutrizionale definito su misura: per allungare il più possibile i periodi di remissione dalla malattia, è quindi sempre più importante l’alleanza tra gastroenterologo e nutrizionista.
 

Le nuove vie di trattamento: lo studio del microbiota intestinale

Tra le alterazioni riscontrate più di frequente nelle persone affette da MICI (per esempio, mediante l’analisi di campioni fecali) c’è la disbiosi intestinale, cioè l’alterazione della composizione del microbiota (l’insieme di batteri e altri microrganismi che un tempo era chiamato “flora batterica”).
In passato si riteneva che la disbiosi intestinale fosse una conseguenza delle MICI, ma oggi alcuni studi suggeriscono che la disbiosi possa essere una delle cause dell’infiammazione cronica (unita, per esempio, a una predisposizione genetica).
Se questi studi verranno confermati, una possibile strategia terapeutica potrebbe basarsi sulla modulazione del microbiota dell’intestino per ripristinare la presenza di specie batteriche “benefiche” per l’intestino.
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Revisione medica a cura di: Prof. Giorgio Zoli

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