Città di Lecce Hospital / 08 giugno 2022

Nevralgia del trigemino: quando è necessario l'intervento

Nevralgia del trigemino: quando è necessario l'intervento
La nevralgia del trigemino è una patologia estremamente invalidante, caratterizzata da un dolore improvviso, intensissimo, che nella forma tipica dura alcuni istanti, ma può presentarsi più volte nell’arco della giornata o talvolta nella settimana, e che può anche determinare uno stato depressivo nel paziente che ne è affetto.
Ne abbiamo parlato con il dott. Luigi Lattanzi, responsabile dell’U.O. di Neurochirurgia di Città di Lecce Hospital, che ci ha spiegato cos’è la nevralgia del trigemino e quando è necessario il trattamento chirurgico.

Cos’è la nevralgia del trigemino

La nevralgia del trigemino è una condizione dolorosa cronica che interessa il nervo che conduce al cervello le informazioni sensoriali del viso. Il nervo trigemino è tripartito, si irradia dalla zona sopra l’orecchio e arriva verso l’occhio, verso la guancia, verso il mento.

Le cause 

Questa problematica si instaura a causa della compressione del nervo generalmente da parte di:
  • arteria cerebellare anteriore inferiore o anteriore superiore (ovvero le principali arterie che forniscono sangue al cervelletto), in base alla morfostruttura dell’arteria, che a volte è ridondante;
  • vaso venoso tortuoso ed ectasico (dilatato a causa di una patologia). 
La compressione di queste strutture vascolari sul nervo determina una demielinizzazione parziale (una perdita della guaina mielinica, strato che ricopre le fibre nervose) e, quindi, l'insorgenza di forti dolori improvvisi in concomitanza con le ripetute pulsazioni sincrone con la sistole cardiaca.
La diagnosi avviene dopo una valutazione clinica dello specialista, che propone generalmente in prima istanza una terapia farmacologica (con antiepilettici come la carbamazepina, che agiscono sulla percezione del dolore).

Nevralgia del trigemino: quando è consigliato l'intervento

La chirurgia con approccio retrosigmoideo (una craniotomia nella regione suboccipitale) è necessaria nei casi in cui il paziente divenga farmaco refrattario e non riesca più a condurre una vita di relazione adeguata e ad attendere alle normali attività quotidiane, avendo anche difficoltà nel deglutire, nel bere e nel masticare.
Il paziente candidabile alla chirurgia tradizionale può arrivare a un’ottima risoluzione sintomatologica, in quanto l’intervento consente di ridurre o eliminare la compressione tra la struttura vascolare e il nervo. Laddove, invece, non ci sia indicazione per un trattamento chirurgico (per esempio in presenza di altre patologie), è possibile ricorrere al trattamento radiochirurgico della Gamma Knife, risolutivo nel 90% dei casi. E, ancora, qualora non risultasse risolutivo, è comunque possibile valutare in seguito la chirurgia tradizionale in quanto la radiochirurgia stereotassica (la Gamma Knife) non determina l’insorgenza di situazioni cicatriziali tali da compromettere l’atto chirurgico.
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Revisione medica a cura di: Dott. Luigi Lattanzi

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