San Pier Damiano Hospital / 27 aprile 2020

Polmoni e COVID-19: fattori di rischio, possibilità di trattamento e norme di prevenzione

Polmoni e covid-19: rischi, trattamento, prevenzione
Chi ha una patologia respiratoria è più vulnerabile all’azione dei virus e corre un maggior rischio di sviluppare un’infezione respiratoria. Ciò spiega perché in coloro che soffrono di patologie come la broncopneumopatia cronica ostruttiva e l’asma è più grande la preoccupazione di contrarre il COVID-19 e di andare incontro a complicazioni respiratorie.
Secondo quanto affermato dall’OMS l’80% delle persone colpite da COVID-19 guarisce senza necessità di trattamenti specifici, mentre il 14% rischia di sviluppare forme più acute dell’infezione e circa il 5% va incontro a gravi difficoltà respiratorie.
Ma in che modo il nuovo Coronavirus può colpire i polmoni e portare allo sviluppo di una polmonite acuta? E quali sono ad oggi i fattori che potrebbero esporre le persone a un maggior rischio di contagio o a un aggravamento repentino dei sintomi?
Ne abbiamo parlato con il Dottor Marco Grattieri specialista in pneumologia presso San Pier Damiano Hospital di Faenza.

Dottor Grattieri tra le categorie più a rischio ci sono anche le persone affette da patologie respiratorie come asma e BPCO. Qual è il consiglio per questi pazienti?
In questo momento è molto importante che i pazienti che già presentano patologie respiratorie continuino ad assumere regolarmente i loro farmaci, in particolare quelli inalatori.
Nel caso in cui il paziente avverta nuovi sintomi, il consiglio è quello di consultare immediatamente il medico curante o lo pneumologo, seguendo rigorosamente le regole in vigore per gli accessi in ospedale e/o in ambulatorio.
 
Con l’arrivo della primavera l’asma allergica può costituire una complicazione per il COVID-19?
L’asma allergica ha una causa diversa dal Coronavirus e a oggi gli studi scientifici non hanno ancora dimostrato che nei soggetti che soffrono di asma allergica in forma lieve il virus si manifesta più facilmente o in forma più grave. Ciononostante contrarre il virus in corso di asma poco controllato potrebbe complicare la situazione.
Per questo è fondamentale che chi soffre di asma allergica in questo periodo segua scrupolosamente la terapia che gli è stata prescritta dallo pneumologo o dall’allergologo, oltre a evitare sia gli allergeni – per quanto possibile in questa stagione – che le possibili fonti di contagio.

Quali sono invece i consigli per i soggetti sani? Esistono delle norme di comportamento o delle attenzioni particolari per mantenere i polmoni in salute?
Il consiglio per tutte le persone sane è quello di mantenersi attive anche in questo periodo, magari facendo tutti i giorni un po’ di esercizio fisico a casa. L’ideale sarebbe riuscire ad allenarsi per 30 minuti al giorno 5 giorni a settimana, non importa che i minuti siano consecutivi.
Anche seguire un’alimentazione sana, varia ed equilibrata è fondamentale per mantenere un buono stato di salute generale.
Tra i fattori che invece sarebbe bene evitare c’è il fumo e per diversi motivi. Primo perché il fumo è un fattore di rischio per le malattie polmonari in generale e secondo perché rende i fumatori più vulnerabili ai virus respiratori.

Alcune notizie pubblicate recentemente hanno affermato una possibile relazione tra inquinamento atmosferico e COVID-19, secondo lei è possibile?
Diversi studi clinici hanno evidenziato nel tempo una correlazione tra l’incidenza delle infezioni virali e le concentrazioni di particolato atmosferico, presente soprattutto nei gas di scarico delle automobili, le cui particelle potrebbero rappresentare vettori di trasporto per i virus.
Nelle zone della Val Padana in cui è stato registrato un aumento dei casi di Coronavirus le concentrazioni di particolato sono molto elevate e ciò ha portato la Società Italiana di Medicina Ambientale a supporre in un documento un possibile legame tra il numero di casi di COVID-19 e lo stato di inquinamento da polveri sottili presente nel territorio.
Tuttavia, quanto espresso dalla SIMA dev’essere ancora confermato dalle pubblicazioni scientifiche e da ulteriori studi scientifici. 

Per chi contrae il virus è davvero possibile gestire i sintomi a casa?
Nella maggioranza dei casi i sintomi dovuti al COVID-19 sono di lieve entità e comprendono mal di testa, mialgia, tosse secca e febbre. Nel caso in cui l’infezione si manifesti solo con sintomi lievi o moderati, la gestione del paziente può avvenire in sicurezza anche a casa.
L’importante è informare il proprio medico curante non appena si avvertono quelli che potrebbero essere i primi sintomi dell’infezione o un aggravamento degli stessi, affinché possa valutarne per tempo la gravità e fornire le giuste indicazioni al paziente.

Quali sono le cause che possono provocare un peggioramento repentino dei sintomi?
La progressione dell’infezione avviene in genere nell’arco di alcuni giorni e solo in una minoranza dei casi può arrivare a colpire il polmone.
I sintomi tendono a peggiorare rapidamente solo nelle fasi avanzate dell’infezione, quando ormai è stato coinvolto gran parte del polmone e compromessa la sua attività funzionale e quella dei muscoli respiratori.

Come viene diagnosticata una polmonite da COVID-19 e come si stabilisce la sua gravità?
L’interessamento polmonare da COVID-19 viene valutato con una radiografia al torace. Nei casi più gravi invece si ricorre a una TAC toracica. Entrambi gli esami forniscono al medico le indicazioni sia sull’estensione della patologia che sulla sua gravità. I referti vanno comunque valutati insieme al quadro generale dei sintomi del paziente e ai suoi livelli di ossigenazione.

Come viene trattata la polmonite da COVID-19 e quali sono e quando vengono utilizzati gli strumenti a supporto della respirazione?
Il trattamento dell’infezione da COVID-19 dipende dalla sua gravità. Le forme asintomatiche o lievi non necessitano di trattamenti specifici e l’unica raccomandazione è quella di un rigoroso isolamento domiciliare.
Nelle forme moderate invece vengono somministrati farmaci antipiretici in associazione ad alcune categorie di farmaci che hanno dimostrato un’azione – anche se parziale – contro il virus, in particolare antivirali e idrossiclorochina.
Nei casi in cui l’infezione porti a un’insufficienza respiratoria allora viene utilizzato l’ossigeno. Nelle forme più gravi, quando l’ossigeno non basta più a compensare i sintomi del paziente, si utilizzano sistemi di respirazione assistita come ventilatori e CPAP. Nei pazienti più critici si utilizzano sistemi invasivi di ossigenazione.

Come mai il COVID-19 rispetto ad altre patologie respiratorie si diffonde così rapidamente?
Il motivo che ancora oggi favorisce la diffusione del virus è l’elevata presenza di soggetti che contraggono l’infezione senza manifestarne i sintomi.  Per questo è fondamentale che tutti si impegnino a rispettare le regole e a indossare dispositivi di protezione personale come le mascherine.

Terminato lo stato di emergenza quale sarà il ruolo dello pneumologo?
Una volta terminata l’emergenza – che comunque non finirà prima di diversi mesi – il ruolo dello pneumologo sarà quello di gestire eventuali esiti polmonari dovuti all’infezione da Coronavirus. Importante sarà anche il ruolo svolto dai medici di riabilitazione polmonare.


 
Revisione medica a cura di: Dott. Marco Grattieri

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