Sovrappeso e obesità sono condizioni in progressivo aumento nel nostro Paese: un trend che è favorito anche dalla diffusione di stili di vita sedentari e dal consumo di diete sbilanciate. In tutte le fasce d’età si registra un incremento di queste condizioni che aumentano il rischio di sviluppare sindrome metabolica, diabete, patologie cardiovascolari e difficoltà respiratorie, queste ultime causate dalla pressione che la massa adiposa può esercitare sul torace.
Che cosa si può fare per prevenire l’aumento di peso e ridurre il rischio di sviluppare le patologie associate? Ne abbiamo parlato con la dottoressa
Nicole De Sario, dietista presso
Primus Forlì Medical Center.
Quali sono i segnali da non sottovalutare?
La comparsa di problemi cardiaci e respiratori, così come l’insorgenza del diabete, sono tutti segnali che non devono essere trascurati e che le persone che si trovano in condizioni di sovrappeso e obesità devono gestire con l’aiuto di specialisti del settore.
Prima ancora che questi segnali si manifestino, è però importante sapere se si è soggetti a rischio. I principali fattori di rischio sono due:
- familiarità: l’obesità è una condizione cronica che presenta un certo grado di predisposizione genetica e che può quindi essere ereditata dai figli;
- indice di massa corporea superiore al normopeso: l’indice di massa corporea (o BMI, da Body Mass Index) viene calcolato in base al peso e all’altezza della persona; se il BMI è superiore a 30 si ha obesità, mentre BMI maggiori di 25 indicano una condizione di sovrappeso.
In presenza di uno o entrambi questi fattori di rischio, è importante prendere in considerazione alcune strategie per favorire la perdita di peso. In questo percorso, può essere utile farsi affiancare da dietisti specializzati nella prevenzione del sovrappeso e dell’obesità.
Quali sono le strategie contro il sovrappeso?
La prevenzione del sovrappeso e dell’obesità si articola su due fronti principali: da un lato è fondamentale aggiustare il regime alimentare, dall’altro è importante incentivare una regolare attività fisica.
«Diversi studi hanno dimostrato che chi pratica un’attività fisica, anche moderata, e ha un’alimentazione equilibrata può raggiungere una forma fisica migliore rispetto a chi concentra tutti i suoi sforzi solo sulla dieta o solo sull’attività fisica», spiega la Dott.ssa De Sario.
Come si svolge la prima visita?
Generalmente è dedicata allo studio dell’anamnesi personale e familiare del paziente. A questa, si aggiunge la raccolta dei valori antropometrici, come l’altezza e il peso necessari per calcolare il BMI, e la circonferenza della vita, che può aiutare a predire il rischio di sviluppare sindrome metabolica e disturbi cardiovascolari. Infine, si cerca di ricostruire le abitudini alimentari del paziente, per sviluppare poi le strategie più adatte a migliorarle.
Nel corso della prima visita, viene consegnato al paziente un diario alimentare in cui dovrà riportare, per almeno una settimana, tutto quello che mangia (specificando orario e porzioni) insieme all’attività fisica che svolge ogni giorno. Questo permetterà di ricostruire nel dettaglio le abitudini del paziente e stabilire i passi successivi.
Come prosegue il percorso?
A partire dal secondo incontro, il percorso viene ritagliato su ogni singolo paziente in base agli obiettivi che riesce via via a raggiungere e alle sue esigenze. Gli incontri si svolgono generalmente ogni 3 settimane, per almeno 5-6 mesi.
Durante gli incontri, oltre a prendere in considerazione il piano alimentare registrato nel diario, la dietista valuta se il paziente è riuscito ad aumentare l’attività fisica svolta ogni giorno. «Un problema molto diffuso tra le persone in sovrappeso o obese è la scarsa attività fisica. Tra i primi obiettivi c’è quindi quello di stimolare il paziente a muoversi di più e a incrementare, un po’ alla volta, l’attività fisica giornaliera, anche attraverso una semplice camminata», spiega la Dott.ssa De Sario.
Sul piano alimentare, si cerca di sviluppare un piano condiviso che tenga conto dei gusti del paziente: «In molti casi, il paziente ha un alimento a cui non riesce a rinunciare: l’obiettivo non è assolutamente quello di eliminare o vietare questi alimenti, ma di provare a limitarne il consumo».
Come viene strutturata la dieta?
Pesare ogni singola porzione e fare attenzione a rispettare i grammi stabiliti per ogni alimento non è la scelta migliore: quindi niente dieta grammata, una strategia che non fa che favorire un atteggiamento passivo del paziente.
Scopo del percorso con la dietista, invece, è guidare il paziente a prendere consapevolezza delle proprie scelte e aiutarlo a introdurre abitudini alimentari sane e compatibili con i propri gusti: questa strategia è, nel lungo periodo, molto più efficace della dieta grammata.
Tra le indicazioni che vengono date al paziente c’è, in particolare, quella di imparare a variare la fonte di proteine nelle diverse giornate: «Spesso i pazienti mangiano molta carne o molti latticini. È invece consigliabile ottenere le proteine di cui si ha bisogno da alimenti diversi». Oltre a carne e latticini, via libera quindi a pesce e legumi.
Perché non bisogna mai saltare i pasti?
Saltare la colazione o uno degli altri pasti della giornata è una strategia spesso attuata per limitare le calorie introdotte. Tuttavia, saltare i pasti è assolutamente sconsigliato, perché – al contrario di quanto si potrebbe pensare - favorisce il sovrappeso e l’obesità.
Prendiamo il caso della colazione, un pasto che molte persone tendono a saltare per guadagnare tempo al mattino: «la colazione è il primo pasto della giornata dopo il digiuno notturno: saltarlo, significa creare le condizioni per aggravare il sovrappeso, perché si arriva al pasto successivo con la necessità di mangiare molto di più e molto più in fretta».
Anche gli spuntini a metà mattina o metà pomeriggio sono fondamentali: se li saltiamo, arriveremo al pranzo o alla cena molto affamati, con la conseguenza che mangeremo molto più cibo di quello che sarebbe necessario. Per spezzare la mattinata o il pomeriggio, può bastare un frutto, un pacchetto di cracker con 5 noci oppure un po’ di pane con prosciutto cotto: la scelta dipende dai gusti, e la dietista saprà consigliare a ciascun paziente la soluzione migliore in base ai gusti. L’importante è fare spuntini con il giusto apporto calorico: non troppo scarsi, per non vanificare la loro funzione e arrivare al pasto successivo affamati, e nemmeno troppo abbondanti, perché non devono sostituire un pasto.