D'Amore Hospital / 16 novembre 2021

Prevenzione senologica: un atto d’amore verso se stesse

Prevenzione senologica: un atto d’amore verso se stesse
Grazie ai percorsi di prevenzione, negli ultimi anni i tumori maligni al seno vengono diagnosticati sempre più spesso in una fase precoce che consente, con un trattamento chirurgico conservativo e terapie mirate, al 90% delle pazienti di raggiungere una sopravvivenza di almeno 5 anni.

Tuttavia, c’è ancora molta strada da fare insieme. A spiegarlo la Dott.ssa Concetta Papa, senologa, e Simona Calò, tecnico di radiologia, ovvero l’équipe tutta al femminile che si occupa di screening senologico presso il D’Amore Hospital di Taranto con il percorso di prevenzione costituito da:
  • visita senologica;
  • mammografia con possibilità di tomosintesi;
  •  ecografia mammaria.


Perché fare sia ecografia che mammografia e cosa permettono di vedere?

Si tratta di due esami complementari, che si differenziano per la tecnologia che sfruttano.
L’ecografia si basa sul principio degli ultrasuoni (radiazioni non ionizzanti), mentre la mammografia funziona tramite emissione di radiazioni ionizzanti seppur con basse dosi. L’ecografia è più indicata per le donne sotto i 40 anni, in quanto, in questa fascia d’età, il seno ha una struttura ghiandolare più densa. La sensibilità della mammografia è tanto più alta, invece, quanto più la mammella è adiposa (dai 40 anni in poi), offrendo informazioni su eventuali microcalcificazioni, noduli di piccole dimensioni non visibili con l’ecografia o neoplasie in stadi iniziali.

C’è una preparazione per lo svolgimento degli esami?

Non è richiesta una preparazione specifica, ma si sconsiglia l’uso di deodoranti, borotalco e creme sia sulla mammella che sul cavo ascellare, in quanto potrebbero alterare il risultato delle immagini radiografiche. Può essere raccomandabile esaminare la mammella nella fase finale del ciclo mestruale, perché in questo momento si riduce il senso di tensione avvertito dalla donna nella fase premestruale del ciclo.

Ci sono controindicazioni per lo svolgimento di ecografia e mammografia?

Non ci sono particolari controindicazioni per l’esame ecografico a differenza della mammografia, che non va eseguita in caso di gravidanza già accertata o sospetta. Occorre ribadire che esistono proiezioni dedicate anche per lo studio delle mammelle protesizzate.

Che differenza c’è tra mammografia 2D e 3D?

La mammografia 3D (Tomosintesi o DBT Digital Breast Tomosynthesis) è un esame diagnostico di ultima generazione, in grado di catturare più immagini del seno e da diverse angolazioni, a differenza della mammografia 2D, che è in grado di acquisire una sola immagine per ogni proiezione. Viene, infatti, eseguita una scansione delle mammelle in tre dimensioni, la mammella viene come scomposta in molteplici sezioni, ognuna delle quali di spessore millimetrico, in modo da identificare alterazioni anche molto circoscritte che potrebbero segnalare la presenza di un tumore.
L’esecuzione prevede di routine quattro esposizioni (due per ciascun lato). La durata della tomosintesi è molto breve (pochi secondi) e non si avverte alcun dolore. La ricostruzione volumetrica consente il superamento di uno dei più importanti limiti dell’imaging bidimensionale: il mascheramento delle lesioni dato dalla sovrapposizione geometrica (planare) di strutture anatomiche normali (tridimensionali). Ciò è possibile perché i vari piani vengono dissociati e questo fa sì che diminuiscano i falsi positivi e i falsi negativi.

Dottoressa Papa, quanto è importante la prevenzione per le donne?

La prevenzione, prima che un atto clinico-strumentale di salvaguardia dell’integrità fisica della donna, deve essere considerata un vero e proprio atto d’amore e di rispetto della donna verso se stessa e la sua salute. Durante il percorso di inquadramento anamnestico, è possibile percepire concretamente la paura, il disagio delle pazienti nell’avvicinarsi a questa tipologia di esami rispetto a quelli riguardanti altri distretti corporei e, spesso, il primo intervento consiste proprio nello scardinare le barriere erette come strumento di autodifesa. Alcune, per esempio, temono di subire lesioni durante il posizionamento per l’effettuazione dell’esame e l’esposizione a radiazioni. Altre non si sottopongono allo screening senologico per anni o non rispettano la cadenza dei controlli per timore di affrontare una realtà potenzialmente spiacevole, e giungono al controllo quando la malattia è ormai in una fase avanzata, sistemica. Compito del medico è, dunque, quello di informare correttamente e di costruire un rapporto di fiducia.

Da dove iniziare con la prevenzione?

Una corretta prevenzione senologica consiste prima di tutto nell’autoesame . Un’adeguata conoscenza del proprio corpo consente alle pazienti di notare eventuali cambiamenti in rapporto all’età, alla fase del ciclo mestruale, alla gravidanza e alle variazioni di peso, scoprendo e riferendo in tal modo al medico curante, tempestivamente, la comparsa di qualsiasi irregolarità. Si tratta di un esame che la donna può eseguire da sola a partire dai 20 anni. Il periodo corretto per l’esecuzione è subito dopo la fine del ciclo mestruale, quando il seno è meno turgido e dolente. Quando la donna è in gravidanza o in menopausa è indifferente il momento in cui eseguire l’autoesame. L’esecuzione dell’autoesame può essere insegnata dallo specialista, prevede due fasi, ispezione e palpazione, e richiede all’incirca una decina di minuti ogni mese. 
In questo articolo trovi tutte le indicazioni per eseguire correttamente l’autopalpazione del seno. 

Come prosegue il percorso di prevenzione?

I controlli periodici per la prevenzione oncologica mammaria iniziano intorno ai 30-35 anni con la visita senologica e un esame ecografico. A partire dai 40 anni assume importanza la mammografia. Secondo le attuali linee guida, lo screening mammografico andrebbe eseguito annualmente per la fascia di età 40-49 anni ma, in caso di presenza di un fattore di rischio come la familiarità per carcinoma mammario, è consigliabile anticipare l’inizio dello screening di circa 10 anni.

Quali sono i fattori di rischio, oltre la familiarità?

I principali fattori di rischio per il cancro della mammella, oltre alla familiarità, cioè un parente di primo grado affetto dalla patologia, sono rappresentati da:

  • età (la maggior parte dei tumori alla mammella viene diagnosticata in donne con più di 50 anni);
  • fattori ormonali (aumentata esposizione agli estrogeni);
  • mutazioni genetiche (BRCA1, BRCA2) da cui dipende il 50% delle forme ereditarie di tumori al seno;
  • abitudini di vita scorrette (sovrappeso, obesità, stile di vita sedentario, fumo, abuso di alcol, dieta povera di frutta e verdura).

In assenza di fattori di rischio importanti, oltre i 50 anni (fascia di età 50-69), la frequenza del controllo mammografico è biennale. È consigliabile continuare a eseguire la mammografia biennale anche in donne con più di 70 anni tanto più a lungo quanto migliori sono le condizioni generali della paziente e in assenza di patologie concomitanti, in quanto la frequenza del carcinoma mammario in questa fascia di età è di circa il 21%.

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Revisione medica a cura di: Dott.ssa Concetta Papa

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