La spalla è un complesso organo di movimento che - insieme alle articolazioni dell’arto superiore - è responsabile del posizionamento della mano nello spazio. Questo fa sì che sia coinvolta e sollecitata in moltissimi movimenti della quotidianità, che talvolta neanche ci accorgiamo di compiere.
Le continue richieste funzionali alle quali la spalla è sottoposta fanno sì che la capacità di adempiere ai compiti a cui è deputata sia spesso inficiata dalle patologie degenerative legate all'usura, come l’artrosi o dai traumi.
Il dolore che deriva dai movimenti e la limitazione articolare che si evidenzia sempre più nell’impossibilità ad adempiere alle ordinarie occupazioni o i gesti più semplici della vita quotidiana causano un rapido e progressivo peggioramento della qualità della vita, specie quando il dolore è tale che ne risente anche il riposo notturno.
La spalla è anche una articolazione particolarmente complessa poiché dotata di una scarsa congruenza tra le superfici articolari - contatto tra la testa omerale e la glena - e per il lavoro in distrazione rispetto alla forza di gravità, contrariamente a quanto accade per il ginocchio e l’anca.
Le particolarità dell’articolazione della spalla
“L’anatomia dell’articolazione della spalla è particolare. Questa struttura riceve moltissime sollecitazioni, ma non è agevolata dalla forza di gravità, così
le parti che la compongono tendono a distanziarsi tra loro. Per questo, ad esempio, la spalla è più soggetta a lussazioni rispetto al ginocchio o all’anca. Inoltre, le superfici ossee coinvolte sono scarse e tendono quindi a usurarsi prima e l’osso residuo spesso non agevola il posizionamento di un impianto” - spiega
il dott. Tiziano Villa, chirurgo ortopedico Responsable dell'
Ortopedia e Traumatologia di
G.B. Mangioni Hospital di Lecco.
“Quando si effettua un intervento chirurgico di protesi della spalla bisogna in primo luogo tenere conto di queste peculiarità, scegliendo in maniera opportuna le tecniche chirurgiche e le protesi che devono godere necessariamente di
un disegno ottimizzato e di
materiali biocompatibili e particolarmente resistenti all’usura”.
Nuovi impianti che danno alle protesi stabilità e resistenza
“Per avere stabilità e durata della protesi, quindi, è necessario che le superfici articolari siano ben ottimizzate nel loro disegno per garantire uno scorrimento ottimale e dunque un movimento più naturale possibile, ma anche che le protesi siano realizzate in materiali performanti, che permettano un’ottima osteointegrazione e che siano difficilmente usurabili. Le superfici degli impianti si consumano a causa dell’attrito e dei liquidi biologici, ma oggi esistono protesi innovative che aiutano ad ovviare a questo problema” - specifica il dottore.
“Gli impianti di ultima generazione sono provvisti di una superficie in polietilene additivato con vitamina E accoppiata ad un elemento metallico anallergico. La vitamina E riduce l’effetto aggressivo dei liquidi biologici e dunque l’ossidazione con conseguente
netto incremento della durata dell’impianto rispetto all’usura.
Per quanto concerne invece l’osteointegrazione, ovvero la capacità dell’impianto di integrarsi nell’osso aumentando la stabilità nel tempo, conferme promettenti arrivano da uno studio prospettico al quale ho contribuito" - approfondisce il dottore. "La lega di titanio che si integra nell’osso, dotata di un rivestimento trabecolare, ricalca la struttura dell’osso spugnoso, ottimizza fin da subito
grip dell’impianto stesso all’interno dell’osso stesso e ne consente una integrazione su una interfaccia nettamente più ampia, dai classici 10 micron a 1,8 mm circa”.
Come si interviene
“In generale la tipologia di protesi dipende dal grado di compromissione dell’articolazione della spalla”.
Chiarisce il dottore: “Se la cuffia rotatori è integra o poco usurata, si preferiscono protesi anatomiche (che ricalcano la struttura articolare). Se invece ci sono lesioni gravi e irreparabili, con strutture tendinee non più utilizzabili, allora si preferisce
la cosiddetta protesi inversa, che va a invertire i bracci di leva dell’articolazione per consentire la ripresa articolare. Il vantaggio di utilizzare impianti ottimizzati di ultimissima generazione è quello inoltre di poter convertire una protesi anatomica in una inversa semplicemente sostituendo le interfacce articolari, senza dover revisionare integralmente l’impianto protesico.”
“Quando possibile, è consigliabile accedere all’articolazione per vie anatomiche attraverso la cosiddetta via deltoideo-pettorale, per evitare di compromettere i tessuti muscolari, per una migliore bonifica dai tessuti reattivi che si sono sviluppati a seguito dell’infiammazione articolare cronica ed all’usura e per ridurre il rischio di lesioni nervose. L’articolazione della spalla è sede di numerose strutture nobili e ridurre l’invasività ed i rischi è fondamentale per il ripristino delle funzionalità perdute e per non compromettere il movimento dell’arto, stimolato dai nervi. A questo fine è anche utile scegliere
impianti mininvasivi, di dimensioni ottimizzate, meno impattanti per i tessuti dell’area interessata”.
Funzionalità ed estetica guidano il chirurgo
“L'intervento deve restituire al paziente la capacità di utilizzare l’arto senza dolore, con adeguata forza insieme al fatto di preservare l'aspetto estetico”. Spiega il dott. Villa: “L’incisione di 8 cm è quasi sempre una scelta ottimale per posizionare correttamente l’impianto e
ridurre al minimo la compromissione delle strutture nobili, trovando
il giusto bilanciamento tra estetica e conservatività”.
“Soprattutto se si interviene con una protesi inversa, bisogna tenere conto che viene meno il ruolo della cuffia dei rotatori e il movimento della spalla è affidato in buona parte al deltoide, al pettorale ed al gran dorsale. Non salvaguardare questi muscoli e i loro tendini rischierebbe di privare il braccio del suo motore principale.
Per questo nella chirurgia protesica della spalla pesa molto l’esperienza del chirurgo, che deve anche saper far fronte alle tante diverse variazioni anatomiche possibili da paziente in paziente e non sempre preventivabili”.
La chirurgia protesica della spalla in G.B. Mangioni Hospital
Impianti e tecniche sono sempre meno invasivi e portano a vantaggi per il paziente, sia durante l’intervento che in fase post-operatoria e di recupero.
Riassumiamo i vantaggi per il paziente:
- la preferenza per impianti con disegno ottimizzato e con rivestimenti tecnologici che consentono una maggiore osteointegrazione fa sì che la protesi sia più stabile, longeva e resistente all’usura e con un movimento più simile a quello naturale
- l’inserimento di impianti mininvasivi, di dimensioni inferiori e con una struttura che ricalca quella dell’osso naturale, consente di conservare il più possibile l’osso del paziente, i muscoli e i tendini dell’articolazione della spalla;
- l’impiego di materiali resistenti aumenta la durata dell’impianto nel tempo, limitando quindi il rischio di revisione;
- la scelta di protesi dal disegno ottimizzato conferisce stabilità all’articolazione e ne deriva un recupero migliore, con un ripristino importante delle funzionalità di movimento dell’arto. Per questo l’intervento è adatto anche a pazienti più giovani, che possono recuperare una buona qualità della vita e tornare anche a fare attività fisica e sport, con un carico sulla spalla fino a 10 kg;
- la via d’accesso anatomica delto-pettorale consente di accedere al cavo articolare limitando i traumi per i tessuti di tendini, muscoli e nervi, ne deriva una mobilizzazione precoce, con una ripresa del movimento in circa 15 giorni di fisioterapia;
- l’accesso al cavo articolare attraverso vie anatomiche riduce la perdita di sangue e il dolore. Il paziente viene dimesso di norma dopo due notti di degenza e il dolore post operatorio è ridotto al minimo, gestibile a casa con antidolorifici per bocca.
Per informazioni e prenotazioni telefona allo 0341 478111 oppure -> scrivi a G.B. Mangioni Hospital