G.B. Mangioni Hospital / 09 novembre 2020

PSA: che cos'è e come si interpretano i valori?

Data ultimo aggiornamento: 14 ottobre 2021
PSA: che cos'è e come si interpretano i valori?
Il PSA è una proteina prodotta dalla ghiandola prostatica: la sua funzione è collegata alla coagulazione dello sperma. Circola nel sangue in due forme, una legata a altre sostanze ed una libera: la loro somma esprime la quantità totale mentre il rapporto tra la forma libera e quella legata può far pensare a patologie infiammatorie o neoplastiche. Ad esempio, in presenza di tumori la frazione libera è solitamente più bassa. 

I valori normali di PSA nel sangue
Il PSA viene dosato attraverso un semplice prelievo ematico. I valori normali vanno da 0 a 4ng. Molti laboratori riportano anche il rapporto libero-legato che mostra un’attendibilità superiore al solo totale, soprattutto quando quest’ultimo è alterato.
 
Prima del prelievo devono essere raccomandati alcuni giorni di astinenza sessuale; utile anche evitare l’attività sportiva come per esempio ciclismo e palestra. È importante valutare il PSA anche in base all’età: nei pazienti più giovani possiamo considerare normale un valore massimo di 2.5ng. 

Come interpretare il PSA
"Un PSA alterato - ci spiega il dottor Silvano Minervini Responsabile dell'Urologia di G.B. Mangioni Hospital di Lecco - può essere espressione di una ghiandola particolarmente voluminosa, di un’infiammazione acuta o cronica, di un tumore. Il primo approccio è sempre e comunque legato alla visita urologica; la prostata a differenza di altri organi può essere valutata (volume, consistenza, limiti) attraverso una semplice esplorazione rettale. Nei casi dubbi l’urologo chiederà una Risonanza Magnetica multi-parametrica ed eventualmente una biopsia prostatica.  Nel caso in cui la visita risultasse negativa, verrà raccomandato un secondo dosaggio del PSA dopo tre mesi e dopo un ciclo di terapia antinfiammatoria ed eventualmente antibiotica. Lo specialista terrà conto dell’andamento del PSA nel tempo, del rapporto libero-legato, nonché della storia clinica del paziente". 
 
"Il figlio di un padre affetto da tumore prostatico - specifica ad esempio il dottore - ha il 25% di probabilità in più di sviluppare nel corso della vita una neoplasia alla prostata. Nel grande numero di casi con PSA alterato e accertamenti clinici negativi sarà sempre la visita e la valutazione nel tempo del PSA a sorvegliare in maniera più che adeguata il paziente. 
Grande valore ha il dosaggio del PSA nei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale (asportazione di tutta la prostata per tumore), dove il successo della cura è legato soprattutto al riscontro di un PSA uguale o vicino a 0.
Un PSA alterato nel post-operatorio può indicare una persistenza o una ripresa del tumore". 

La prevenzione maschile
"Il PSA e soprattutto la visita urologica - conferma il dottor Minervini - sono ancora gli elementi che danno maggiori informazioni sulla salute maschile. Altri valori come PHI, PCA3 ecc sono ancora in fase di studio e la loro attendibilità non è del tutto certa".
La prevenzione maschile è consigliata a tutti i soggetti a partire dai 45 anni di età da proseguire poi con esami e visite, secondo la periodicità stabilita dal medico. 
Ci sono però alcune persone più esposte al rischio tumorale, che dovrebbero anticipare le visite e gli esami preventivi già ai 40 anni:
  • chi ha padre o nonno che ha avuto un tumore alla prostata
  • chi ha contratto malattie a trasmissione sessuale 
  • chi fa un’alimentazione ricca di grassi e/o di alcolici". 

Si può parlare di fattori protettivi per la salute maschile?

"Uno di questi - specifica il dottore - è un’alimentazione ricca di vegetali, verdure cotte, oli vegetali e pesce. Nella fattispecie, l’assunzione di verdure verdi e gialle e di soia, tipica delle diete giapponesi, sembra essere associata a un minore rischio di sviluppare il tumore. 
Anche l’esposizione al sole sembrerebbe avere un effetto benefico verso il rischio di sviluppare il tumore alla prostata: chi vive a lungo a una latitudine in cui le radiazioni solari sono più forti, sarebbe più protetto da questa forma di cancro. Secondo gli studi, anche un’esposizione precoce al sole, in età infantile, potrebbe essere un fattore protettivo". 
 
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Revisione medica a cura di: Dott. Mauro Silvano Minervini

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