Gli smartphone e gli apparecchi tecnologici hanno un peso sempre più rilevante nella vita quotidiana. Per i pazienti cardiologici seguiti con la pratica della Telecardiologia, sono anche strumenti importanti di monitoraggio continuo.
Può subentrare un’interferenza tra le onde elettromagnetiche emesse dagli smartphone e gli stimolatori cardiaci impiantati, come defibrillatori e pacemaker?
Fa il punto della situazione
il Prof. Flavio Acquistapace, Responsabile dell’Ambulatorio di Cardiologia di G.B. Mangioni Hospital di Lecco e referente
del Working Group di Telemedicina, Telecardiologia e Medicina di genere delle Società Italiana di Cardiologia, tra i primi in Italia a occuparsi di Telecardiologia.
Professore, con il Working Group della SIC ha pubblicato delle vere e proprie linee guida europee per la Telecardiologia. Qual è oggi il rapporto tra i devices cardiologici e gli smartphone?
Oggi gli smartphone, così come gli smartwatch, sono strumenti utilizzati sempre più nei monitoraggi a distanza nelle esperienze cliniche di Telecardiologia. L’esempio più tipico è quello del monitoraggio continuo che permette di individuare per tempo una
fibrillazione atriale - causa principale di
stroke - e intervenire entro 72 ore, tempistica fondamentale perché sia trattata con successo.
Con il controllo telecardiologico da remoto tramite smartphone è possibile valutare situazioni di rischio e stabilire più tempestivamente la corretta terapia, evitando complicanze anche gravi. Allo stesso modo, la Telecardiologia è utilissima sui pazienti in emergenza, nelle aritmie parossistiche o per i monitoraggi domiciliari anche in zone disagiate o irraggiungibili.
Ci sono interferenze tra i dispositivi salvavita, come pacemaker e defibrillatori impiantati e gli smartphone? Se sì, quali sono i rischi?
L’argomento è delicato ma non dobbiamo spaventarci perché il messaggio non è che chi porta un apparecchio salvavita non può usare lo smartphone.
Tra smartphone e devices cardiaci può esserci un’interferenza come per tutte le apparecchiature elettromagnetiche. Tuttavia, queste interferenze sembrano essere significative - e comunque quasi mai severe - solo se i due apparecchi sono a stretto contatto. Per esempio,
potrebbe esserci interferenza se mettiamo il telefonino a contatto diretto con la pelle sul torace o nel taschino della camicia vicino al cuore. Se il paziente porta il telefono in borsa o nella tasca del pantalone non ci sono rischi. Questo, almeno, con le tecnologie in uso al momento.
Quali suggerimenti si possono dare ai pazienti portatori di devices?
Il consiglio è quello di usare accortezza, senza allarmarci. Sappiamo che con la classica tecnologia degli smartphone, i rischi di interferenza sono molto bassi e, come detto, sono plausibili solo se i due apparecchi sono molto vicini. Lo stesso discorso vale per la TV, il PC, il router Wi-Fi.
In generale, quindi, è meglio non restare troppo vicini a una sorgente di onde elettromagnetiche e di non passare troppe ore a utilizzare questi dispositivi.
Per esempio, un consiglio valido per tutti - e a maggior ragione per i pazienti portatori di stimolatori cardiaci, così come per i ragazzi in età evolutiva - è quello di
non tenere lo smartphone acceso sul comodino vicino alla testa durante la notte.
Nella fattispecie, per i pazienti con pacemaker o defibrillatori, si suggerisce di evitare l’uso del telefonino durante la notte: questo per non rischiare di addormentarsi e lasciare l’apparecchio a contatto con il torace.
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