G.B. Mangioni Hospital / 16 gennaio 2020

Rigenerazione ossea e allungamento degli arti con la tecnica Ilizarov

Tecnica Ilizarov per rigenerazione ossea
Come ogni tessuto umano anche le ossa hanno la proprietà di rigenerarsi. A G.B. Mangioni Hospital, il Professor Maurizio Catagni, specialista in Ortopedia e Traumatologia, effettua circa 200 interventi l’anno con la tecnica Ilizarov che permette la rigenerazione ossea e l’allungamento degli arti. Nella sua vasta esperienza ha sottoposto a questa tecnica pazienti con un’età minima di 11 mesi fino a 81 anni
La prima persona italiana a testare questa nuova tecnica fu Carlo Mauri, alpinista di Lecco. Dopo la rottura della tibia durante una scalata, nel 1979, e dopo tre interventi, il suo arto rimase deformato e più corto di 4 cm, affetto, inoltre, da piede equino e pseudoartrosi infetta. Decise così di recarsi in Siberia, dove il medico Gavriil Abramovič Ilizarov stava sperimentando con successo il metodo della rigenerazione ossea, una tecnica rivoluzionaria. Dopo sei mesi, tornò a casa completamente guarito, l’arto era tornato alla sua naturale lunghezza ed era scomparsa anche la pseudoartrosi.

In che cosa consiste la tecnica Ilizarov?
Ilizarov ha sfruttato una caratteristica dei tessuti umani e anche delle ossa: la rigenerazione.
Si tratta di un fenomeno naturale che è possibile sfruttare per:
  • allungare un arto in caso di dismetria (una gamba più lunga dell’altra), congenita o acquisita;
  • allungamento degli arti (inferiori e superiori) nei casi di nanismo (acondroplasia);
  • correggere deformità congenite o post-traumatiche delle ossa lunghe;
  • trattare casi di pseudoartrosi anche infette o ritardi di consolidazione di fratture che non guariscono;
  • trattare la deformità del piede congenita o post traumatica;
  • ricostruire perdite di sostanza delle ossa lunghe anche in postumi di resezione conseguenti a neoplasie.

La sua tecnica prevede l’interruzione del segmento osseo, tramite una frattura procurata e il distanziamento delle due parti. È a questo punto che l’osso reagisce con l’istogenesi, ossia l’azione di rigenerazione del tessuto con la nascita di nuove cellule. Più le due parti vengono allontanate più tessuto si forma ottenendo così l’allungamento. 
Lo strumento necessario a raggiungere questo risultato è un fissatore circolare, una gabbia cilindrica che viene posta intorno alla gamba. È formato da una serie di cerchi distanziati da piccole aste alle quali sono collegati fili e viti che vengono impiantati nell’osso al momento dell’intervento chirurgico. Queste aste sono allungabili e permettono al medico di aumentare gradatamente la distanza.

Di quanto si può aumentare la distanza?
Ogni intervento ed ogni paziente vanno studiati singolarmente - spiega il Professor Catagni, - lo standard è di 0,25 millimetri per 3 volte nell’arco di 24 ore. Per esempio, se siamo di fronte ad un problema di deformità di una gamba (una più lunga dell’altra) si allunga il necessario a colmare la differenza. Nei pazienti affetti da nanismo, l’allungamento delle tibie è di 14-16 cm, quello dei femori di 10-12 cm, quello degli omeri di 10-12 cm. Bisogna sempre valutare l’intero corpo e la sua armonia; un eccessivo allungamento può provocare danni a ginocchia e caviglie. I moderni fissatori circolari, modificati proprio a Lecco, seguono l’osso e la sua rigenerazione evitando una crescita errata.

Muscoli, tendini, vasi e nervi come si comportano durante questo processo?
L’allungamento, eseguito per gradi, concede ai tessuti molli di rigenerarsi ed adattarsi alla nuova circostanza.

In genere, a che età è auspicabile il primo intervento in caso di acondroplasia?
Di regola, il primo trattamento si esegue intorno ai 10-11 anni e si prosegue con step ben definiti. S’inizia con l’allungamento delle gambe, si prosegue con quello delle braccia per rendere equilibrata la sproporzione tra arti inferiori e superiori ed infine con quello dei femori. È un percorso lungo, fatto di attese, in un periodo, quello adolescenziale, già di per sé difficile. Per questo è necessario un lavoro di squadra che comprende il team medico, uno psicologo che supporti i pazienti, ma soprattutto è fondamentale la presenza della famiglia nei momenti di difficoltà. Molto importante è il rapporto medico-paziente, nei molti mesi di cura la persona sottoposta a questa procedura ha bisogno di un continuo confronto con l’ortopedico ed un continuo sostegno morale.

Invece in caso di dismetria quando sottoporsi a questo tipo d’intervento?
Se si tratta di una dismetria severa, con prognosi di 8-10 cm a fine crescita, l’indicazione è nel momento in cui la dismetria raggiunge i 4-5 cm, così da programmare un intervento precoce ed uno verso il termine della crescita. Se la dismetria, calcolata con apposite tabelle, non sarà maggiore di 3-4 cm, l’indicazione al trattamento sarà verso la fine della crescita, quando ancora la vivacità dell’osso è buona, allungando in più nel rispetto della previsione.

È un intervento doloroso? 
Sì, è doloroso, ma meno dei primi tempi in cui sono iniziati gli interventi perché i fissatori sono stati modificati e perfezionati. Oggi, questi apparecchi, consentono grande stabilità, ossia sono collegati all’osso e lo tengono sotto controllo durante l’allungamento in modo da evitare che cresca in una direzione sbagliata. Negli interventi sugli acondroplasici, le complicanze si possono spesso risolvere con la manipolazione del fissatore, raramente si deve ricorrere ad un intervento supplementare. Chiaramente, su questi soggetti, l’allungamento è fatto in più riprese con interventi multipli. 

Il trattamento delle pseudoartrosi ha dei limiti?
La ricostruzione ossea può essere eseguita a qualsiasi età, rispettando la biologia di ciascun paziente. Certo alcune situazioni possono essere avverse, quali il diabete, il fumo o le vasculopatie croniche, ma, sostanzialmente, il risultato si raggiunge sempre ma con tempi più prolungati.

È possibile applicare l’allungamento per ragioni estetiche?
Certo, per casi selezionati. Il primo intervento di questo genere è stato fatto nei primi anni '80 e ormai ne abbiamo fatti almeno 200. Il segmento che viene allungato è la gamba per un’entità di 6-8 cm con un tempo di 10-12 mesi di trattamento con fissatore. L’allungamento estetico del femore può essere fatto con un fissatore esterno o, meglio, con chiodo endomidollare motorizzato.

Che tipo di fissatore viene usato?
Quello tradizionale circolare (oggi con anelli di carbonio e fissazione molto stabile) nei semplici allungamenti, mentre nella correzione delle deformità si usano fissatori sempre circolari ma con un sistema di connessione degli anelli “esapodalico” che può essere pianificato con un programma digitale computerizzato.

Se il paziente presenta allergia all’acciaio?
Nei casi in cui i soggetti manifestano intolleranza, con prove allergiche positive, all’acciaio, si ricorre a fissatori in titanio.

Per informazioni o prenotazioni chiama il numero 0341 478565 o scrivici

Revisione medica a cura di: Dott. Maurizio Catagni

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