Ormoni e diabete: l’influenza dei valori di testosterone sulle malattie metaboliche

Ormoni e diabete: l’influenza dei valori di testosterone sulle malattie metaboliche
Il testosterone è il principale ormone sessuale maschile, ma la sua concentrazione nel sangue non ha conseguenze solo su desiderio sessuale e riproduzione. Ha, infatti, un’azione diretta sulla secrezione dell’insulina e un suo squilibrio può contribuire a anomalie alla base delle malattie metaboliche, come diabete, obesità e ovaio policistico nella donna.

Ne abbiamo parlato con il Dott. Vito Angelo Giagulli, responsabile dell’ambulatorio di Endocrinologia, Andrologia e Diabetologia presso Villa Lucia Hospital di Conversano e autore di uno studio sul trattamento dell’ipogonadismo nell’obeso pubblicato sulla rivista scientifica PLOS ONE.

La relazione fra le concentrazioni di testosterone nel sangue e il rischio di sviluppare malattie metaboliche

Il testosterone è il principale ormone sessuale maschile, e svolge funzioni differenti in base all’età dell’uomo, ma è un ormone presente anche nella donna dalla pubertà, ma in quantità inferiori rispetto a quelle dell’uomo. Oltre a quella di ormone sessuale, il testosterone ha anche un’azione farmacologica, un’azione diretta sulla secrezione dell’insulina e sulla sua funzione.

L’eventuale alterazione funzionale dei livelli di testosterone e l’alterazione dei valori glicemici formano, in realtà, un “circolo vizioso”, che si auto mantiene. Nell’uomo, l’aumento di peso determina l’aumento di deficit del testosterone, che fa scattare di conseguenza anomalie come il diabete. Lo stesso succede nella donna: ingrassando aumenta il testosterone, si altera il rapporto tra massa magra e massa grassa, si diventa più resistenti all’insulina, cresce la peluria e iniziano i problemi di fertilità.

Si tratta di condizioni che contribuiscono a creare le anomalie metaboliche alla base per esempio del diabete, dell’obesità, della sindrome metabolica sia nell’uomo che nella donna, e dell’ovaio policistico (la forma più frequente di alterazione metabolica nella donna fertile).

Queste alterazioni funzionali possono essere causate anche da fattori ambientali, come l’inquinamento atmosferico, o dall’uso di farmaci che facilitano la condizione di ipogonadismo nell’uomo, come quelli prescritti in caso di cancro alla prostata o gli oppioidi.

Valori del testosterone: quando preoccuparsi

I sintomi da prendere in considerazione vanno valutati in funzione dell’età. Nel ragazzo in età puberale è necessario rivolgersi a uno specialista se non si nota un normale sviluppo di peluria e genitali. Nell’adulto i segni specifici della carenza di testosterone sono la riduzione del desiderio sessuale, i disturbi erettivi e la mancanza progressiva di erezioni mattutine.

Nella donna in caso di eccesso di testosterone si manifestano disturbi dell’ovulazione (oligomenorrea o amenorrea) e peluria in eccesso in sedi dove solitamente non è presente (su mammelle, dorso, cosce).

Si definisce ipogonadico l’uomo con livelli di testosterone sotto i 250-300 ng per cento, mentre si definisce iperandrogenica la donna con valori sopra gli 80-90 ng. È stato rilevato che i maggiori problemi metabolici, sia nell’uomo che nella donna, insorgono quando i livelli di testosterone si attestano nel range tra i 100 e i 200 ng per cento.

Le analisi si effettuano, dopo un semplice prelievo venoso a digiuno al mattino, tramite dosaggi. Nella donna adulta il prelievo va effettuato nei primi 3-5 giorni del ciclo, in quanto durante il picco ovulatorio il valore del testosterone può aumentare. In menopausa il valore rimane costante durante tutto il ciclo. Nell’uomo è opportuno ripetere a distanza di alcune settimane il dosaggio, soprattutto in età avanzata, dopo i 60-65 anni, quando il testosterone si riduce fisiologicamente.

Trattamenti e terapie

È possibile intervenire farmacologicamente - spesso è necessario per la glicemia alterata in una condizione clinica ormai conclamata -, ma per ridurre i danni potenziali come malattie e eventi acuti cardiovascolari l’ideale è modificare lo stile di vita per ridurre il peso, con dieta, attività fisica e riduzione dello stress. Nella donna, con il dimagrimento, si può arrivare alla ripresa di un’ovulazione regolare, nell’uomo all’aumento del livello di testosterone e al ritorno del desiderio sessuale. In tutti e due il metabolismo più regolare contribuisce all’instaurarsi di un circolo stavolta “virtuoso”.

La sperimentazione

Tra gli studi in corso, pubblicato sulla rivista PLOS ONE, un lavoro che valuta l’azione di un anti-estrogeno per controllare ipofisi e ipotalamo per la secrezione delle gonadotropine nell’uomo. La sperimentazione ancora in corso (con il clomifene, utilizzato nelle donne con ovaio policistico) ha dimostrato la capacità del farmaco di far aumentare le gonadotropine indipendentemente dalla dieta e in funzione del peso e di riportare i livelli di testosterone al di sopra dei 300 ng per cento. Si tratterebbe, quindi, di uno stimolo efficace per superare l’ipogonadismo funzionale attivando il metabolismo nell’uomo e senza effetti collaterali (lo studio dimostra che il clomifene non ha effetti sul cortisolo e non crea l’ipercortisolismo, una condizione diabetogena), adatto nel diabetico iniziale o nell’obeso con pre diabete. Una terapia alternativa anche rispetto alla somministrazione di testosterone che, soprattutto nell’anziano, potrebbe aumentare il rischio tromboembolico.

Cos’è il testosterone e quali sono le sue funzioni

Secreto già in età prenatale, è fondamentale per la formazione dei testicoli e il loro corretto posizionamento nello scroto; una sua carenza può, infatti, portare al criptorchidismo o testicolo non disceso.

Nei primi mesi di vita, il testosterone arriva agli stessi livelli nel sangue riscontrati nell’adulto, oltre i 300 nanogrammi per cento, per permettere lo sviluppo dei testicoli e in particolar modo delle cellule del Sertoli, responsabili della spermatogenesi. Livelli di testosterone bassi in questa fase - chiamata mini pubertà - determinano una riduzione del numero e della qualità delle cellule del Sertoli e possono avere una ripercussione negativa sulla fertilità dell’adulto.

Il testosterone, prodotto soprattutto nelle cellule di Leydig, nei testicoli, aumenta nuovamente durante la pubertà e passa da valori di 50 nanogrammi per cento a valori che variano tra i 300 e i 1000 ng per cento del soggetto adulto.

Questo ormone per agire ha bisogno anche degli estrogeni, gli ormoni sessuali femminili. Una parte di testosterone viene, infatti, convertita in estradiolo. L’estrogeno nell’uomo è importante per diverse funzioni:
  • la resistenza delle ossa;
  • l’azione dell’ipotalamo e delle gonadotropine (FSH, LH e hCG gonadotropina corionica, ormoni che regolano il funzionamento delle gonadi);
  • l’attività e il desiderio sessuale.
Un’altra parte è convertita in un ulteriore ormone androgeno, il diidrotestosterone, fondamentale nello sviluppo e nel corretto funzionamento di prostata, pene e vescichette seminali, permettendo una normale funzione riproduttiva.

Il testosterone nella donna

Il testosterone è presente nella donna dalla pubertà, ma in quantità inferiori rispetto a quelle dell’uomo, mediamente di 30-50 nanogrammi per cento. La funzione del testosterone nella donna è ancora allo studio, anche se è stata individuata una relazione tra livelli di testosterone bassi, sotto i 20 nanogrammi per cento, e il calo del desiderio sessuale nella donna.

Viene prodotto dalle ovaie e dal surrene, ghiandola da cui provengono anche cortisolo (ormone essenziale per mantenere regolari il metabolismo glicidico e la pressione) e androsterone (ormone che mantiene l’equilibrio del sodio e del potassio).

Livelli di testosterone oltre la media di 80-90 ng per cento, invece, hanno effetti negativi sia sulla regolarità del ciclo (fino all’amenorrea e all’anovulazione) che sul metabolismo. I livelli eccessivi di testosterone, con sintomi come improvviso aumento di peluria, aumento di masse muscolari, cambiamento di organi come il clitoride, possono anche derivare dallo sviluppo di tumori ovarici o tumori surrenali che secernono ormoni androgeni.

La sperimentazione

Tra gli studi in corso, pubblicato sulla rivista PLOS ONE, un lavoro che valuta l’azione di un anti-estrogeno per controllare ipofisi e ipotalamo per la secrezione delle gonadotropine nell’uomo. La sperimentazione ancora in corso (con il clomifene, utilizzato nelle donne con ovaio policistico) ha dimostrato la capacità del farmaco di far aumentare le gonadotropine indipendentemente dalla dieta e in funzione del peso e di riportare i livelli di testosterone al di sopra dei 300 ng per cento. Si tratterebbe, quindi, di uno stimolo efficace per superare l’ipogonadismo funzionale attivando il metabolismo nell’uomo e senza effetti collaterali (lo studio dimostra che il clomifene non ha effetti sul cortisolo e non crea l’ipercortisolismo, una condizione diabetogena), adatto nel diabetico iniziale o nell’obeso con pre diabete. Una terapia alternativa anche rispetto alla somministrazione di testosterone che, soprattutto nell’anziano, potrebbe aumentare il rischio tromboembolico.
 
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Revisione medica a cura di: Dott. Vito Angelo Giagulli

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