Maria Cecilia Hospital / 01 giugno 2018

Quando il cuore batte come un matto

Quando il cuore batte come un matto
Il cuore è un muscolo di 300 grammi di fibre. Vi sono organi più complessi ma nessuno lavora senza sosta come lui. In una vita batte tre miliardi di volte e pompa 280 miliardi di litri di sangue. Perché questo organo, dall’importante compito, riesca nella sua missione occorre che le fibre muscolari cardiache si contraggano ritmicamente con una sincronia perfetta. Nello specifico ritroviamo le fibre muscolari degli atri dove il sangue si accumula, quelle dei ventricoli, che il sangue lo pompano fuori. A scandire questo ritmo ci pensa un neurotrasmettitore, l’acetilcolina, responsabile delle pulsazioni cardiache.

Nel momento in cui viene a mancare questa sincronia si parla di fibrillazione, che può aver origine atriale o ventricolare, a seconda che si verifichi nella parte superiore o inferiore del cuore.

La fibrillazione ventricolare è una delle patologie aritmologiche più gravi perché la sua manifestazione comporta un arresto cardiocircolatorio. L’utilizzo di un defibrillatore, che genera uno shock sincronizzato, può risolvere la crisi rimettendo al passo le fibre dei ventricoli.

La fibrillazione atriale invece, la riconosciamo come la forma più comune fra le aritmie dopo le extrasistole. Per un’errata stimolazione elettrica, gli atri si contraggono in modo scoordinato. La riconosciamo come un’alterazione del ritmo cardiaco, vi sono casi che si risolvono in modo spontaneo ed altri che aggravandosi portano ad ictus.

Dal progetto della FAI – Fibrillazione atriale Italia – si comprende che un anziano su dodici soffre di fibrillazione atriale e di questi uno su tre non segue una terapia adeguata. Lo studio ha preso in considerazione 6.000 soggetti, uomini e donne, con più di 65 anni. In Italia la popolazione che soffre di aritmia di fibrillazione atriale è di 1.100.000 persone. Sul campione totale la prevalenza della fibrillazione atriale negli ultra 65 anni e del 7,3%, risulta più alta nei maschi con l’8,6% mentre nelle femmine è del 6,2%.

Il problema più serio che è la fibrillazione atriale può essere causa di ictus celebrale e fa salire fino a cinque volte il rischio di scompenso cardiaco. La fibrillazione genera infatti dei coaguli all’interno del cuore, e se uno di essi arriva al cervello causa un ictus, definito cardio embolico per la sua origine e dalla diagnosi di scompenso cardiaco, a 5 anni muore il 50% dei pazienti.
 
Ci confrontiamo con il Dott. Saverio IacopinoCoordinatore di Aritmologia ed Elettrofisiologia di GVM Care & Research – che ci illustra il nuovo progetto di prevenzione aritmologica.

Come riconosciamo la fibrillazione atriale?

 
È importante non confondere le extrasistole con la fibrillazione atriale. L’extrasistole è avvertita come un tonfo al cuore, è semplicemente un battito aggiunto rispetto ai normali del ritmo cardiaco ed è il tipo di aritmia più frequente oggi.
La fibrillazione atriale è una serie prolungata di extrasistoli, episodi ripetuti devono dare il sospetto di una fibrillazione.
 
Il cuore è un organo relativamente semplice: dal punto di vista meccanico è un muscolo cavo che contiene una doppia pompa con relative valvole. E’ delicatissima invece la sincronizzazione con cui le pompe e valvole devono funzionare, è possibile che per l’usura si riscontrino problemi, il cuore è sottoposto a stress quotidiano ed è l’unico muscolo che dalla nascita non ha mai sosta.

E’ possibile prevenire la fibrillazione atriale?

 
Su 100 ictus celebrali 85 sono su base ischemica e oltre un quarto degli ictus di natura ischemica sono attribuibili alla fibrillazione atriale.
 
Esistono sicuramente dei fattori genetici che provocano questo disturbo, ma esistono anche fattori che possiamo monitorare una volta diagnosticata la fibrillazione atriale in modo da ridurre i fattori di rischio. Il paziente affetto dovrà sempre controllare la pressione arteriosa, smettere di fumare e moderare l’attività sportiva. Da non dimenticare anche la riduzione degli stimolanti (caffè, tè, bevande a base di cola) e le sostanze eccitanti.
 
Dati i recenti dati e visto il nostro impegno da sempre verso la prevenzione, a Maria Cecilia Hospital abbiamo inoltre recentemente introdotto un percorso diagnostico di prevenzione veloce, fondamentale per monitorare i casi sospetti e i pazienti con familiarità.
 
La segreteria prende contatti con il paziente e raccoglie la documentazione clinica per permettere all’equipe di studiare il caso. Ogni paziente viene guidato alla visita con informazioni puntuali e precise. A seguito della prima visita, che comprende un primo incontro conoscitivo con un’anamnesi completa, un esame diagnostico – EGC e Ecocardiograma, quando indicato un test da sforzo e un Holter ECG.

Da poco abbiamo introdotto, inoltre, un nuovo sistema di mappatura del ritmo cardiaco, un giubbotto hi-tech, il CardioInsight™. Questo  dispositivo, utilizzato per la prima volta in Italia presso la nostra struttura di Cotignola, è dotato di 252 sensori elettrocardiografici è in grado di mostrare anche con un solo battito del paziente in quale punto hanno originane le aritmie cardiache.
 
CardioInsight™ è un innovativo sistema di mappatura che, senza alcuna invasività verso il nostro paziente, ci ha permesso di completare il servizio di prevenzione e di renderlo ancor più performante. Il paziente, con un’unica prestazione, esce dalle nostre strutture con una diagnosi certa, il professionista al termine provvede a rilasciare una relazione diagnostica per prospettare una  risoluzione a quanto riscontrato con un chiaro percorso clinico per il futuro.

Leggi anche la news -> Il giubbotto del cuore: diagnosticare le aritmie indossando il CardioInsight


Per maggiori informazioni potete contattare 0545.217111 o scrivere al nostro form contatti.
 

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