Santa Rita Hospital / 04 dicembre 2018

Anche gli uomini soffrono di osteoporosi

Anche gli uomini soffrono di osteoporosi
L’osteoporosi è un’affezione caratterizzata da un’importante riduzione della massa ossea. In pratica l’osso diventa più “leggero”, perde la sua robustezza ed è quindi inadatto a rispondere alle esigenze meccaniche e a sopportare gli stimoli a cui viene sottoposto, in conclusione, è più esposto al rischio di fratture. Già verso i 40 anni, inizia una fase di progressiva e lenta perdita ossea che interessa entrambi i sessi.

Negli uomini, questa è una patologia che, se correttamente e tempestivamente, individuata può essere curata anche grazie a farmaci sempre più mirati ed efficaci come i difosfonati e la calcitonina. Un'attenzione particolare va riservata, sempre, alla prevenzione. Infatti un’attività fisica costante basata su esercizi personalizzati di rinforzo muscolare e di rieducazione all’equilibrio e alla deambulazione ha la capacità di ridurre sia il rischio di caduta che di traumi correlati. 

“L’osteoporosi è nota da tempo come un problema prevalentemente femminile –spiega il Dottor Gianni Nucci specialista in Ortopedia e Traumatologia al Santa Rita Hospital-, infatti, dopo la menopausa, le donne ne sono colpite con più frequenza e più seriamente degli uomini. Ma gli uomini non ne sono affatto indenni, anzi, quando un uomo è colpito da osteoporosi l’identificazione della causa che l’ha generata è più difficile. Anche nell’uomo, come nella donna, una ridotta produzione di ormoni sessuali, rispettivamente testosterone ed estrogeni, aventi la funzione essenziale di mantenere costante la massa ossea, gioca un ruolo importante”.

“L’osteoporosi non dà sintomi, spesso si diagnostica a seguito di una frattura. Quando è ormai conclamata compaiono: mal di schiena, frattura delle vertebre, del polso, del femore, dell’anca o di altre ossa, postura curva e diminuzione della statura. Gli uomini dovrebbero prestare più attenzione all’insorgere improvviso di uno dei sintomi sopra elencati.”

Sia per prevenirla, che per rallentarla, in entrambi i sessi, è molto importante adottare uno stile di vita corretto: assumere con l’alimentazione un adeguato apparto di calcio, essenziale per la formazione dell’osso, e di vitamina D, moderare il consumo di alcol e, soprattutto, praticare attività fisica con regolarità. 

“E’ un controllo a cui gli uomini dovrebbero sottoporsi tra i 50 e i 69 anni. In ogni caso, dovrebbe essere eseguito una volta raggiunti i 70 anni, in particolare i pazienti maschi che abbiano già subito una frattura a seguito di una caduta avvenuta dopo i 50 anni, oppure se affetti da ipogonadismo (disfunzione dei testicoli dovuta a deficit di testosterone o su base genetica) e assumono ormoni steroidi o ancora se hanno avuto un tumore alla prostata e fanno Terapia di deprivazione androgenica (ADT), terapia che blocca gli ormoni maschili.”

Tuttavia quando l’uomo non è ancora molto anziano, la perdita di massa ossea e l’osteoporosi possono essere la manifestazione di un altro squilibrio dell’organismo che ha luogo in un apparato diverso dallo scheletro.

“Alcune patologie ed alcuni farmaci- prosegue il Dottore-posso avere un’influenza negativa sul tessuto osseo ed essere la causa primaria dell’osteoporosi maschile: l’ipertiroidismo (eccessiva produzione di ormoni della tiroide T3,T4,TSH), il malassorbimento intestinale, l’artrite reumatoide. Non vanno dimenticati i farmaci cortisonici che impediscono l’attività delle cellule che formano nuovo osso e aiutano quella delle cellule che distruggono l’osso e riducono l’assorbimento a livello intestinale del calcio, gli anticoagulanti, il cui principio attivo è un inibitore della vitamina K, importante per la sintesi della osteocalcina coinvolta nel metabolismo dell’osso, i farmaci inibitori della pompa protonica, come il lansoprazolo, usati, per periodi prolungati, per il reflusso gastroesofageo. Anche consumo di alcol (più di 3 bicchieri al giorno) e il  fumo favoriscono l’osteoporosi così come le alterazioni dei tubuli renali ed in particolare una marcata diminuzione delle capacità dei reni di assorbire il calcio. La presenza di calcoli renali o valori elevati di calcio nelle urine debbono far pensare anche alla presenza di questa patologia.”


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