La prof.ssa
Anna Maria Moretti, pneumologa, a capo dell'
ambulatorio di malattie respiratorie di Ospedale Santa Maria di Bari, è stata
eletta Presidente della Società Internazionale di Medicina di Genere (IGM).
Il 10° Congresso della Società, che si è tenuto a Padova il 16 e 17 settembre 2022, è stato l’occasione per il rinnovo del Consiglio direttivo, oltre che un momento di confronto, di arricchimento professionale e di competenze ad ampio raggio tra esperti provenienti da tutto il mondo, da Canada, Australia, Giappone.
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Portare per la prima volta la presidenza in Italia era senz’altro un nostro obiettivo, e in sede di voto è stata riconosciuta l’enorme mole di lavoro fatta in questo ambito dal network nazionale. Tuttavia non mi aspettavo fosse fatto il mio nome, visti anche i tanti altri colleghi molto capaci”, ha raccontato la Prof. Moretti.
Presidente nazionale del GISEG (Gruppo Italiano Salute e Genere), unica società scientifica italiana di Medicina di Genere, e componente della Commissione Medicina di Genere della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), la Professoressa è anche componente dell’Osservatorio di Medicina di Genere istituito dal Ministero della Salute presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che ha la funzione di sostenere la Medicina di Genere e monitorare le azioni promosse.
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La Medicina di Genere è un argomento sempre più sentito, un vero e proprio cambio di cultura nell’approccio al paziente. Se, infatti, agli esordi la Medicina di Genere considerava solo la differente espressione clinica delle malattie tra l’uomo e la donna, oggi numerosi sono i parametri di interpretazione delle differenze”, prosegue la pneumologa. “
La visione iniziale è stata integrata dalla valutazione di numerosi indicatori specifici non solo legati al sesso, ma anche all’età, all’etnia, alle comorbidità, oltre che indicatori generali che si stanno rivelando fondamentali, come quelli culturali, sociali, economici, di organizzazione sanitaria. Pertanto, l’esito di una malattia non è legato solo all’essere uomo o donna, giovane o anziano, ma anche all’organizzazione sanitaria sul territorio o al livello culturale del paziente. Questo è un punto chiave che determinerà e orienterà le prossime attività in questo ambito, partendo dal ripensare i Percorsi Diagnostico Terapeutici e Assistenziali (PDTA)”.