Ospedale Cortina / 24 maggio 2021

Cuore e ciclismo: cosa succede al muscolo cardiaco quando si pedala

Data ultimo aggiornamento: 24 maggio 2021
Cuore e ciclismo: cosa succede al muscolo cardiaco quando si pedala
All'Ospedale Cortina, struttura polispecialistica accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale, è attivo un ambulatorio cardiologico dedicato ai pazienti con patologie identificate, a chi ha una familiarità o predisposizione per patologie cardiovascolari ma anche a tutti coloro che desiderano fare prevenzione o monitorare lo stato di salute del cuore e del sistema cardiorespiratorio in vista di prove sportive.

In occasione della tappa numero 16 del Giro d’Italia, con arrivo oggi lunedì 24 maggio proprio a Cortina, il dottor Jacopo Dalle Mule, specialista in Cardiologia presso l’Ospedale, spiega come prendersi cura del proprio cuore quando si pratica ciclismo a livello amatoriale.

L’attività fisica, soprattutto quella aerobica, come il ciclismo, viene raccomandata come parte integrante dello stile di vita. Praticare un’attività fisica in maniera regolare e costante può influenzare il profilo di rischio cardiovascolare, a prescindere dal livello di rischio cardiovascolare preesistente. Si genera sia un effetto benefico diretto (miglioramento della performance generale del sistema cardiovascolare) sia un meccanismo indiretto di modifica di alcuni tra i principali indicatori di rischio, quali peso corporeo, profilo metabolico (ad esempio miglioramento del compenso glicemico), valori di pressione arteriosa.

Prima di intraprendere qualsiasi attività sportiva è bene sottoporsi ad una visita specialistica – spiega sempre il dottore –. Per quanto riguarda la valutazione dell’attività cardiaca, è importante delineare la storia clinica del paziente, effettuare un esame fisico, eseguire un Elettrocardiogramma a riposo (ECG) e una prova sotto sforzo. C’è poi il test ergospirometrico, un test da sforzo durante il quale vengono monitorati di continuo i gas inspirati ed espirati per studiare la capacità di lavoro fisico, sia a livello cardiaco che respiratorio. In base ai risultati degli esami si valuta se è necessario procedere con un ulteriore approfondimento, tramite ecocardiogramma, TC coronarica o altro, che consente di escludere la presenza di patologie valvolari, del muscolo cardiaco o di placche di aterosclerosi”.

Cosa succede al cuore quando si pedala?

Quando si fa attività sportiva aerobica come il ciclismo o lo spinning, i muscoli necessitano di un maggior apporto di ossigeno, in particolare i muscoli delle gambe, e quindi il cuore deve fornire una maggiore quantità di sangue per trasportare l’ossigeno. Come risposta emodinamica si ha un aumento della frequenza cardiaca e della gittata sistolica, ovvero della quantità di sangue che viene espulso ad ogni battito cardiaco da parte del cuore. Per ogni richiesta di aumento di 1 litro di consumo di ossigeno da parte dell’organismo, la gittata cardiaca deve aumentare di 5 volte (5L al minuto), quindi si tratta di un grosso impegno cardiovascolare.

L’allenamento, inoltre, determina delle alterazioni cardiache. Nel ciclista, ad esempio, si ha una dilatazione delle cavità cardiache: il cuore deve maneggiare un volume di sangue più elevato e quindi tende fisiologicamente a dilatarsi. Il Cardiologo, tramite test sotto sforzo, esami ecografici o altre indagini più sofisticate, è in grado di studiare se questa dilatazione rientra nei limiti della fisiologia, e quindi della risposta normale all’attività fisica, oppure se i valori possono essere il segnale di una patologia.

Pedalare ad alta quota, quali gli effetti sul corpo? 

Il “tappone dolomitico” presenta oltre 5.500 m di dislivello, con tratti che superano i 2.000 metri di altitudine, per giungere a quota 1.225 m all’arrivo a Cortina d’Ampezzo.

Ad alta quota è più difficile fare attività sportiva perché la pressione parziale di ossigeno (pO2) è tanto più bassa quanto più si sale in altitudine – spiega il dott. Dalle Mule –. Di conseguenza il trasporto di ossigeno per il nostro organismo è più difficile e le prestazioni dell’atleta non acclimatato si riducono”.

Ricerche hanno dimostrato che, solo in alcuni casi, l’allenamento ad alta quota, intorno ai 2.000 metri, consente all’organismo di incrementare la produzione di globuli rossi, con un conseguente aumento della capacità di trasporto di ossigeno da parte del sangue. Dopo un periodo di acclimatamento all’alta quota di circa una decina di giorni, chi intraprende l’allenamento può riscontrare questo aumento di globuli rossi. Tuttavia, la risposta del corpo, è individuale: non tutti i soggetti che si allenano ad alta quota presentano un effettivo miglioramento delle prestazioni quando poi performano a quote medio-basse. Solo una parte degli sportivi risponde positivamente e ha un reale potenziamento delle prestazioni.

Frequenza cardiaca: come calcolare il valore target per l’allenamento

Il parametro che si può controllare in allenamento è la frequenza cardiaca, misurabile tramite un cardiofrequenzimetro in battiti per minuto (bpm). Nel caso di soggetti sani, la frequenza cardiaca massima a cui lo sportivo può arrivare si calcola sottraendo a 220 la propria età (220 - età). La frequenza di allenamento per l’endurance, ovvero per un’attività aerobica ottimale nel soggetto sano, si calcola considerando l’85% del valore della frequenza massima.
Per informazioni e prenotazioni telefona allo 0436 88 32 22 scrivi alla pagina Contatti dell'Ospedale Cortina
Revisione medica a cura di: Dott. Jacopo Dalle Mule

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