Demenze e Morbo di Alzheimer: cosa sono, diagnosi e trattamenti

demenza torino
Demenza e Morbo di Alzheimer, è facile confonderli ma tra i due vi sono alcune differenze, per distinguerli ci avvaliamo della consulenza del Dottor Alfonso Mastropietro, specialista in neurologia responsabile del reparto di Neuropsicogeriatria della Clinica Santa Caterina da Siena, Torino, nonché ricercatore e divulgatore nel campo dell’Alzheimer.

“La demenza non è una patologia specifica ma l’insieme di una vasta gamma di sintomi legati al deterioramento delle facoltà mentali al punto da compromettere la capacità di un individuo di assolvere le attività quotidiane. Esistono vari tipi di demenza:
  • demenze vascolari, provocate da piccoli e ripetuti infarti che causano la distruzione del tessuto cerebrale (le cause possono essere patologie cardiovascolari)
  • demenza da corpi di Lewy, simile all’Alzheimer ma con segni parkinsoniani come tremore e rigidità
  • demenze fronto-temporali, l’atrofia riguarda i lobi frontale e temporale, compaiono anche apatia, irritabilità, afasia (difficoltà di comprensione del linguaggio) e disfasia (difficoltà a esprimersi)
Vi sono poi alcune forme di demenza reversibili, causate da disturbi della tiroide, dalla depressione, da carenze vitaminiche e abuso di alcool. Queste problematiche sono, per lo più, curabili e portano al miglioramento neurologico”.

Diagnosticare questa patologia, che coinvolge l’intero mondo di un paziente e dei suoi familiari, è complesso, “La diagnosi non è facile, - spiega il Dottor Mastropietro – in genere si eseguono valutazioni della funzionalità cognitiva tramite test, esami di laboratorio per il valore del TSH (se si sospetta un’origine tiroidea) e per i livelli di vitamina B12, poi TAC (Tomografia assiale computerizzata) o  RM ( Risonanza magnetica) per valutare lo stato cerebrale”. 

La terapia farmacologica si basa sull’uso di farmaci sintomatici, che diminuiscono l’intensità dei sintomi, ma non intervengono sui meccanismi patologici.

“Non abbiamo ancora la capacità di arrestare il processo degenerativo cerebrale, -precisa il Dottore – possiamo solo ricorrere alla cura sintomatica. La gamma farmacologica comprende: gli inibitori dell’acetilcolinosterasi che agiscono aumentando i livelli di acetilcolina nel cervello  e la memantina, farmaco inibitore del glutammato (neurotrasmettitore che stimola le cellule nervose). In base al tipo di demenza, poi, si possono somministrare antipertensivi e anticoagulanti per le demenze vascolari, Levodopa che contrasta le problematiche parkinsoniane in caso di demenza di Lewy. Per le demenze da depressione o da alcool si possono somministrare antidepressivi, psicotici e vitamine antiossidanti. Come terapie di supporto si può ricorrere a esercizi di psicoterapia, terapia del linguaggio, stimolazione cognitiva (in genere ci si riferisce ad attività di gruppo, dove si cerca di migliorare le funzioni cognitive) ”.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, stima che in Italia vi siano 1.200.000 persone affette da demenza e 600.000 da Morbo di Alzheimer.
 

 Morbo di Alzheimer, terapia farmacologica e riabilitazione cognitiva 


“L’Alzheimer – prosegue il Dottor Mastropietro– è un tipo di demenza, è la forma più comune, circa il 60-80% di diagnosi di demenza è riconducibile al Morbo di Alzheimer. E’ causato dalla degenerazione progressiva di alcune zone del cervello con perdita di cellule nervose e dalla carenza di concentrazione di acetilcolina, neurotrasmettitore che interviene nei processi di apprendimento e della memoria. Questa patologia provoca la perdita della memoria recente, confusione, disorientamento fino alla difficoltà di parlare, camminare e deglutire. E’ una patologia evolutiva – continua il Dottore – i sintomi peggiorano con gradualità, nelle fasi iniziali la perdita di memoria è lieve, in fase avanzata, oltre a non ricordare, i pazienti, hanno difficoltà a sostenere una conversazione, a non riconoscere i membri della famiglia. La velocità di progressione è differente da soggetto a soggetto. La diagnosi di una patologia così sfaccettata è quindi una materia estremamente impegnativa.”

Il Morbo di Alzheimer non è una patologia legata solamente all’età, le statistiche indicano che un 5% di pazienti ha, infatti, un’insorgenza precoce della malattia che può avvenire tra i 40 e i 60 anni. “La diagnosi – sottolinea il Dottor Mastropietro – richiede una valutazione medica completa. Gli esami che in genere si chiedono sono: l’esame neurologico, l’anamnesi del paziente e della famiglia, test cognitivi, esami ematologici (per escludere altre cause), TAC e RM del cervello”.

Come per tutte le patologie, la diagnosi precoce è la miglior terapia. Ad oggi non esistono farmaci in grado di riparare i danni neurologici, si possono solo contenere i sintomi. Come per le demenze si possono usare preparati che inibiscono l’acetilcolinosterasi (enzima che distrugge l’aceticolina) per migliorare la memoria, altri farmaci servono per contenere problemi legati all’insonnia, ansietà e depressione, tipiche di questa patologia.
Alla terapia farmacologica si possono associare la Stimolazione cognitiva e il Training cognitivo (si propongono esercizi in base al deficit cognitivo e si alza il livello di difficoltà in base ai risultati che si riescono a raggiungere).

“Negli ultimi anni”, conclude il dott. Mastropietro, “ è allo studio un anticorpo monoclonale in grado di ridurre le placche amiloidi (strutture che si formano negli spazi tra le cellule nervose) che potrebbe migliorare la condizione dei soggetti affetti da Alzheimer e rallentare il declino cognitivo .”
 

Si possono prevenire le demenze?


“Sia per le Demenze che per altre patologie neurodegenerative come la Malattia di Parkinson è molto importante, soprattutto in casi di familiarità, l’esecuzione di test sul DNA con un semplice esame su un tampone salivare. Questo esame, che non è un esame diagnostico, non indica la presenza della patologia,  ma permette di valutare se c’è, a livello genetico individuale, un aumentato rischio di poterla contrarre in futuro (come ad esempio l’aumento di colesterolo provoca un aumentato rischio di patologie cerebrovascolari). Nel caso di positività, si interviene con integratori, nootropi e nutraceutici che, silenziando alcuni geni affetti da piccole mutazioni, riducono il rischio di contrarre la patologia”.
 
Per maggiori informazioni contatta la Clinica Santa Caterina da Siena allo 011.8199211 oppure tramite form contatti
Revisione medica a cura di: Dott. Alfonso Mastropietro

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