Le precise cause dell’Alzheimer
non sono state individuate. La presenza costante di placche e ammassi ha comunque portato i ricercatori a ritenere che sia il loro sviluppo a ostacolare la comunicazione fra i neuroni e favorirne al contempo il danneggiamento: proprio la fragilità e la conseguente morte delle cellule nervose sono alla base della sintomatologia tipica.
Se però si dovesse provare a rispondere alla domanda “
perché viene l’Alzheimer?”, sarebbe possibile rilevare alcuni
fattori di rischio, che a lungo termine possono accrescere le possibilità dell’insorgenza della patologia. In particolare, le ricerche hanno individuato o stanno approfondendo connessioni con:
- Patologie cardiometaboliche (diabete, ipertensione, obesità)
- Sindrome di Down o altri fattori genetici, che in alcuni casi possono portare a uno sviluppo precoce della demenza di Alzheimer (fra i 30 e i 50 anni d’età)
- Depressione
- Stato di solitudine
- Ipoacusia, ossia la perdita graduale dell’udito, che può agevolare il ritiro dalla vita sociale
Circa il 5% dei soggetti con
più di 60 anni si ammala di Alzheimer: è infatti nota la
connessione fra lo sviluppo di questa patologia e l’avanzare dell’età, sebbene l’origine di tale connessione sia ancora motivo di analisi. Gli studi più recenti si concentrano sulle modalità con cui il cervello invecchia e in alcuni casi mettono in relazione tale processo con la produzione di radicali liberi, molecole molto reattive e instabili.
Molto più rara è la manifestazione dell’Alzheimer fra i 30 e i 50 anni: in questi casi, è possibile riscontrare una
mutazione ereditaria nel codice genetico. Se la famigliarità non è da escludere anche nelle forme più diffuse, ossia quelle che si manifestano dopo i 60 anni, essa aumenta però in modo rilevante il rischio in giovane età.