Traumatiche o post traumatiche, degenerative o congenite: le
patologie che possono colpire
mano e polso sono numerose ma molto spesso
sottovalutate dai pazienti e
sottostimate a livello diagnostico. Al contrario si tratta di
disturbi frequenti che se non vengono individuati e trattati per tempo, possono compromettere la qualità della vita con ripercussioni anche importanti sulle diverse attività quotidiane e lavorative. Per determinare o meno
la necessità dell’intervento è utile eseguire una
corretta diagnosi e una
valutazione delle esigenze e delle
aspettative personali del paziente. Ne abbiamo parlato con il dottor
Donato Panetta, responsabile della
Ortopedia di
D’Amore Hospital.
Dottor Panetta, quando è necessario l’intervento chirurgico per le patologie della mano?
“Quando non è più sufficiente o risolutivo ricorrere a
presidi ortesici, come ad esempio i
tutori, o a
terapie farmacologiche o infiltrative, può essere opportuno ricorrere al trattamento chirurgico. Una volta individuata la patologia anche con esami diagnostici specifici come l’esame radiologico o la
TAC, la
Risonanza Magnetica, l’
ecografia, valutiamo la
procedura chirurgica più adatta al caso, le finalità dell’intervento e i tempi di recupero”.
Quali sono gli interventi più frequenti?
“I trattamenti chirurgici possono essere differenti a seconda della patologia. Negli ultimi anni gli interventi si sono molto evoluti diventando
minimamente invasivi e rispettosi dei tessuti, specie per quanto riguarda la correzione della
sindrome del tunnel carpale, del
dito a scatto, del
morbo di Dupuytren e della
rizoartrosi”.
Quali tecniche vengono impiegate?
“Per la sindrome del tunnel carpale- malattia nervosa periferica che comporta in chi ne soffre dolore e intorpidimento nelle dita e nell’intera mano - il trattamento chirurgico in anestesia locale consiste nella
decompressione del nervo al carpo attraverso una
piccola incisione cutanea (1-2 cm) in sede volare del polso. Ad intervento eseguito il dolore si riduce notevolmente e in alcuni casi può anche scomparire. Per il dito a scatto ad esempio l'intervento chirurgico, con una
piccola incisione sul palmo della mano alla base delle dita, permette di allargare il canale dei tendini. L'operazione, fatta in anestesia locale, dura
10 minuti. Le dita vengono mobilizzate immediatamente e la ripresa dell'attività è possibile
dopo 15 giorni dall'intervento”.
Quali sono i vantaggi per i pazienti?
“Per
mininvasività si intende non solo un
approccio chirurgico meno aggressivo rispetto alle procedure tradizionali con
incisioni più ridotte, ma anche
attenzione al rispetto e alla preservazione di muscoli, tendini e tessuti che consentono al paziente di non avvertire
dolore nella fase post operatoria. Non solo. La mininvasività della chirurgia ha come conseguenza diretta la
ripresa della
funzionalità e dell’
estetica degli
arti superiori che in questo modo non subiscono danni”.
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