22 febbraio 2021

Risonanza magnetica cardiaca: diagnosi e prevenzione all’avanguardia

Risonanza magnetica cardiaca
La Risonanza magnetica cardiaca (RMC, detta anche Cardio RM) è un esame di diagnostica cardiovascolare che permette di studiare in modo approfondito la morfologia e il funzionamento delle strutture cardiache, cuore e grossi vasi, attraverso l’utilizzo di campi magnetici non dannosi per il paziente.
Il Dott. Mario Murrone, responsabile dell’Unità operativa di Diagnostica per immagini di Città di Lecce Hospital, spiega in quali casi è consigliata l’esecuzione della RMC, come si svolge l’esame e per quali pazienti è da evitare.
 

A cosa serve la Risonanza magnetica cardiaca

La Risonanza magnetica cardiaca consente di studiare - senza l’uso di radiazioni ionizzanti - la cinesi cardiaca, cioè la motilità delle pareti cardiache, la sua perfusione (la distribuzione del sangue nei tessuti) e la sua vitalità. Trova applicazione nella valutazione, nella diagnosi o nell’esclusione di:
  • cardiopatia ischemica;
  • valvulopatie;
  • cardiomiopatie;
  • malattie del pericardio;
  • cardiopatie congenite;
  • neoformazioni cardiache.
La RMC è un esame di laboratorio all’avanguardia rispetto alle tradizionali tecniche diagnostiche (ecografia, ecocardiogramma e ecocolordoppler cardiaco) e rappresenta il Gold standard nello studio di volumi, massa e funzione del cuore, rilevandone le misure più affidabili. Sfruttando i campi magnetici e le onde di radiofrequenza, infatti, produce immagini tridimensionali dello spazio del cuore e dei grossi vasi.
 

Come si svolge l’esame

La risonanza magnetica cardiaca viene richiesta solitamente da uno specialista, da un cardiologo o da un cardiochirurgo, anche come esame complementare dopo un ecocardiogramma, o come alternativa alla scintigrafia miocardica.

Non è invasiva ed è completamente indolore. L’esame può essere eseguito con o senza mezzo di contrasto. Nella maggior parte dei casi viene utilizzato il liquido di contrasto, per caratterizzare il tessuto e identificare, per esempio, la fibrosi miocardica o la patologia ischemica, e ancora per lo studio delle miocarditi e del pericardio. Senza mezzi di contrasto, è uno strumento utile per valutare l’anatomia, la morfologia, il movimento del cuore.

Il paziente viene fatto sdraiare sul lettino, vengono applicati gli elettrodi per il monitoraggio e le bobine di superficie (uno strumento per il miglioramento della trasmissione del segnale e, dunque, per l’acquisizione di immagini più nitide). Il lettino è, poi, inserito in un breve tunnel, e al paziente viene richiesto di trattenere il respiro per almeno dieci secondi per minimizzare i disturbi dell’immagine dati dal movimento respiratorio. La durata totale, in base ai casi, va dai 40 minuti a un’ora circa.

La Risonanza magnetica cardiaca non può essere eseguita:
  • in presenza di pacemaker non compatibili;
  • in presenza di protesi ortopediche di vecchia generazione non compatibili;
  • nei pazienti con corpi estranei metallici non compatibili con campi elettromagnetici;
  • con grave insufficienza renale;
  • è sconsigliata nel primo trimestre di gravidanza.
 

RM cardiaca e TC coronarica: differenze e quando farle

La Risonanza magnetica cardiaca e la TC coronarica sono due esami di diagnostica cardiologica per immagini, entrambi recenti e innovativi, ma differenti per funzionamento, indicazioni e controindicazioni.

La Risonanza magnetica sfrutta la tecnologia dei campi magnetici per acquisire immagini tridimensionali dell’anatomia cardiaca e della caratterizzazione tissutale. Non invasiva, ma è controindicata in pazienti con grave insufficienza cardiaca e con impianti di dispositivi non compatibili con campi magnetici.

La TC coronarica utilizza la tecnica delle radiazioni ionizzanti, i raggi X, per ottenere immagini dell’anatomia del circolo coronarico. Viene sconsigliata nelle donne in gravidanza, generalmente nei bambini piccoli e in casi di insufficienza renale severa, a causa della nefrotossicità del mezzo di contrasto.

La RMC è indicata per:
  • lo studio dei pazienti con patologia aritmica;
  • la valutazione del rischio aritmico in pazienti con cardiomiopatia;
  • la diagnosi differenziale fra cardiopatia ischemica (infarto miocardico) e miocardite (infiammazione del muscolo cardiaco).
La TC cardiaca è indicata in particolar modo per:
  • escludere la presenza di malattia coronarica in pazienti con basso fattore di rischio;
  • indicazione di tecniche di rivascolarizzazione (angioplastica o bypass);
  • rivalutare pazienti con by-pass o angioplastica;
  • escludere coronaropatia in candidati a chirurgia cardiaca valvolare.
 
Per ulteriori informazioni, sulla Risonanza Magnetica Cardiaca e dove è possibile eseguirla
visita la pagina dedicata 

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