Risonanza Magnetica multiparametrica della prostata

Le tecnologie più innovative e le sempre maggiori conoscenze nel campo consentono oggi di ridurre notevolmente le percentuali di decessi causati da neoplasie maligne. In questo contesto si rivela fondamentale il ruolo della diagnosi precoce, che deve contare proprio sugli strumenti e sulle tecniche più avanzati. È il caso della risonanza magnetica multiparametrica (RM mp), il metodo diagnostico di ultima generazione più indicato ed efficace nella rilevazione di un tumore alla prostata. Si definisce multiparametrica proprio perché permette di valutare l’organo attraverso diversi parametri con un altissimo dettaglio diagnostico, come ad esempio la morfologia della ghiandola o la sua vascolarizzazione. La strumentazione coinvolta è di ultimissima generazione, con appositi elementi hardware e software che permettono di acquisire i particolari più precisi. Per comprendere la preziosa funzione di questa tipologia di indagine diagnostica, è innanzitutto bene conoscere meglio la patologia considerata.

Si tratta certamente di uno dei carcinomi più diffusi fra gli uomini: il tumore alla prostata, ovvero la ghiandola preposta alla produzione di liquido seminale, costituisce circa il 20% di tutti quelli diagnosticati ai soggetti di sesso maschile e secondo le statistiche 1 uomo su 8 rischia di ammalarsi. Allo stesso tempo, grazie anche all’evoluzione della ricerca, è una fra le neoplasie con le più alte percentuali di sopravvivenza. Fra i principali fattori di rischio c’è sicuramente l’età: il tumore alla prostata interessa i pazienti dopo i 50 anni e soprattutto dopo i 65, con una percentuale che arriva addirittura al 70% dopo gli 80 anni d’età. La familiarità è a sua volta una componente da considerare, in quanto il rischio di sviluppare questa patologia raddoppia nei soggetti i cui parenti stretti ne soffrono. Anche mutazioni genetiche e un alto livello di testosterone possono essere connessi al manifestarsi del tumore alla prostata, su cui incide, come per ogni patologia, anche lo stile di vita. Non è scontato riconoscerne precocemente i sintomi: spesso all’inizio si verifica solo un ingrossamento della prostata e di conseguenza un’alterazione del deflusso dell’urina, dovuta alla compressione dell’uretra. In seguito, possono manifestarsi:
  • frequente bisogno di urinare;
  • difficoltà nell’urinare e nello svuotare la vescica, spesso associata a dolore;
  • comparsa di sangue nello sperma o nell’urina.
Oltre agli eventuali sintomi, l’indicatore più esplicito è il livello di PSA (abbreviazione inglese di Antigene Prostatico Specifico), alla cui analisi dovrebbero sottoporsi gli uomini oltre i 50 anni d’età almeno ogni tre-quattro anni. Se la quantità nel sangue di questa proteina risulta elevata, può trattarsi di un primo segnale della presenza di un tumore alla prostata, ma anche di una semplice infiammazione della stessa. Considerato che il dosaggio del PSA non è un marcatore sempre attendibile, è necessario approfondire con ulteriori esami. Fra questi l’esplorazione rettale con palpazione della ghiandola, l’ecografia transrettale ed eventualmente anche la biopsia, con relativo prelievo di tessuto, che è l’unico esame ad accertare in modo decisivo la presenza di cellule tumorali. 

Si ricorre alla risonanza magnetica alla prostata per determinare se procedere o meno con la biopsia, che resta per sua natura una procedura diagnostica invasiva. Se quindi in un paziente si manifesta un livello alterato di PSA, si può prima di tutto eseguire una RM mp e poi eventualmente procedere con la biopsia. Questo permette di ridurre l’eccesso di diagnosi e di conseguenza anche delle cure, che possono incidere negativamente sulla qualità della vita. Ma non solo: anche in seguito a una biopsia negativa dopo la quale persista però il sospetto diagnostico a causa di un livello elevato di PSA, si può rivalutare il paziente tramite risonanza magnetica prostatica multiparametrica, che, nel caso rilevi la presenza di un tumore, permette di valutarne l’estensione e di conseguenza studiare la forma di trattamento più opportuna. Infine, la RM multiparametrica si rivela estremamente utile anche dopo l’eventuale intervento chirurgico, radioterapico o farmacologico: nel caso in cui il livello di PSA si alzasse di nuovo, questo esame potrebbe contribuire all’individuazione di eventuali recidive. Per contrasto, la risonanza magnetica multiparametrica della prostata aiuta anche a riconoscere e distinguere dal tumore patologie benigne, come iperplasia, infezioni, infiammazioni. 

Come si esegue la risonanza magnetica multiparametrica della prostata

La risonanza magnetica prostatica multiparametrica è un esame diagnostico radiologico non invasivo, in quanto si basa sul principio della radiofrequenza e non contempla l’utilizzo di radiazioni ionizzanti. Si tratta di un esame multiplanare: la prostata viene quindi esaminata nei tre piani dello spazio, ciò consente il più accurato studio della sua morfologia. Il paziente deve soltanto restare disteso e immobile sul lettino in posizione supina e respirare regolarmente. La macchina procederà a sviluppare le immagini grazie a una serie di scansioni mettendole subito a disposizione del radiologo.
I parametri seguiti per analizzare la struttura della ghiandola sono tre:
  • morfologia: valuta le dimensioni, i profili e la suddivisione anatomica dell’organo 
  • diffusione: analizza se è presente una riduzione sospetta del contenuto di liquido fra le cellule
  • perfusione: studia le variazioni del flusso di sangue diretto alla prostata
I tessuti tumorali sono infatti caratterizzati da composizioni differenti rispetto a tessuti in buone condizioni. La durata della procedura, che è assolutamente indolore, è di circa 30 minuti. Il risultato è una vera e propria mappatura della prostata, che consente di ottenere perfino le immagini di tumori di dimensioni inferiori a 1 centimetro e di conseguenza il più completo quadro della situazione. Subito dopo il termine dell’esame è possibile cibarsi e svolgere le proprie attività, senza particolari tempi di attesa. È anche possibile sottoporvisi con una sedazione completa, che va richiesta esplicitamente in precedenza. Si sconsiglia di procedere con la risonanza magnetica se il paziente è affetto da insufficienza renale oppure è portatore di pace-maker, clip vascolari metalliche, pompe per il rilascio di chemioterapici, protesi del cristallino o dell’orecchio interno. Se invece il soggetto soffre di claustrofobia, non c’è di che preoccuparsi: l’esame può essere eseguito in totale sicurezza posizionando la testa del paziente leggermente all’esterno della macchina, in modo da renderlo possibile senza mettere in secondo piano il benessere.

I mezzi di contrasto servono ad aumentare ulteriormente la visibilità delle strutture indagate e i liquidi utilizzati cambiano a seconda dell’esame diagnostico da effettuare. Per eseguire la sequenza di risonanza magnetica prostatica con mezzo di contrasto si prepara sul braccio del paziente un accesso venoso (che verrà rimosso al termine dell’esame) per l’iniezione del liquido per via endovenosa. La risonanza magnetica multiparametrica della prostata prevede una preparazione specifica, in questi passi:
  • nei giorni precedenti (e non più di un mese prima) è necessario misurare con apposite analisi di laboratorio il livello di creatininemia, ovvero la presenza nel sangue di creatinina. Il dosaggio di questo composto, che una volta riversata nel sangue dovrebbe essere completamente eliminata tramite l’urina, è uno dei parametri con cui si valutano la funzionalità e la salute dei reni. Dal momento che durante l’esame si somministra un mezzo di contrasto, è necessario escludere possibili controindicazioni
  • seguire una dieta priva di scorie nei 2 giorni precedenti l’esame. Fino a 1 ora prima, è possibile consumare bevande come acqua, tè e caffè, ma non succhi di frutta o latte. Se si richiede esplicitamente la sedazione, non consumare cibi solidi per almeno 5 ore prima di sottoporsi alla procedura
  • la vescica non dev’essere del tutto vuota, ma nemmeno troppo colma (per evitare una tensione eccessiva delle sue pareti)
  • assumere regolarmente eventuali medicinali
  • eseguire un clistere di pulizia almeno 2 ore prima, con l’obiettivo di liberare il più possibile l’ampolla rettale in caso di posizionamento della bobina endocavitaria
  • rimuovere eventuali lenti a contatto, protesi dentarie mobili o qualsiasi oggetto contenente metalli
Naturalmente, il paziente dovrà comunicare preventivamente se soffre di allergie rilevanti e portare sempre con sé referti di esami precedenti, anche di altra tipologia. Se non sussistono controindicazioni particolari, subito prima dell’esame si inietterà al paziente un farmaco spasmolitico intramuscolo, per ridurre al minimo gli eventuali movimenti muscolari involontari (compresa la peristalsi intestinale) che compromettono la veridicità delle immagini. Se ci si è già sottoposti a biopsia, è necessario aspettare almeno 6 settimane prima di affrontare questo tipo di esame.

La relazione benefica fra RM mp e biopsia può portare a risultati ottimali grazie all’avanguardia tecnologica e a un approccio che integra le tecniche diagnostiche. Quando si sospetta la presenza di una neoplasia, l’indagine medica può associare l’esecuzione della risonanza magnetica prostatica multiparametrica e l’ecografia endorettale e ricorrere quindi alla biopsia prostatica fusion o biopsia di fusione. L’accoppiamento delle immagini fornite dalla RM mp con quelle prodotte dall’ecografia, che individuano e mettono chiaramente in evidenza le zone dei tessuti in cui si sospettano processi tumorali in corso, rende infatti possibile procedere con prelievi mirati. Questa metodica ha molteplici vantaggi rispetto alla biopsia tradizionale:
  • si riduce la necessità di eseguire diversi prelievi, sia nell’immediato che nel corso del tempo. Ciò consente di ridurre anche le possibili relative complicanze (infezioni delle vie urinarie, sanguinamento anale, sangue nelle urine)
  • si possono effettuare prelievi mirati in zone difficilmente accessibili e valutabili dalla sola biopsia ecoguidata
  • si riesce a studiare con maggiore precisione un trattamento chirurgico specifico per il paziente
L’esame prevede questo svolgimento:
  • sul monitor si analizzano le immagini della risonanza magnetica multiparametrica della prostata per individuare le aree bersaglio da indagare
  • si introduce nell’ampolla rettale la sonda ecografica prostatica transrettale, una piccola sonda opportunamente lubrificata. L’emissione di onde sonore ad alta frequenza fa sì che si formino immagini sullo schermo
  • il computer procede a unire le immagini appena ottenute con quelle acquisite attraverso la risonanza magnetica
  • grazie alle immagini, si identifica l’esatto punto in cui effettuare il prelievo di tessuto. Si esegue l’anestesia locale per passare al prelievo del tessuto interessato
Il paziente deve presentarsi con le immagini ottenute tramite RM mp e gli ultimi esami di laboratorio, con particolare attenzione al livello di PSA. Deve comunicare eventuali patologie e disturbi della coagulazione o delle valvole cardiache, nonché sospendere terapie anticoagulanti o antiaggreganti qualche giorno prima dell’esame. Il giorno prima deve invece intraprendere la terapia antibiotica di profilassi consigliata dal medico. Deve infine eseguire un clistere di pulizia la sera precedente o la mattina stessa e se è prevista la sedazione deve digiunare per 6 ore sia da solidi che da liquidi. Questo tipo di esame si esegue a vescica piena: si consiglia quindi di bere almeno un litro d’acqua durante l’ora precedente.

Come molti altri esami che si focalizzano su determinate aree del corpo umano, richiede delicatezza e precisione, oltre a competenze e strumenti dedicati. Ecco perché è importante sapere cos’è la risonanza magnetica multiparametrica della prostata e dove farla. I risultati migliori si ottengono con un approccio integrato, non soltanto, come si è visto, nell’impiego preparato delle tecniche di nuova generazione. La metodologia giusta va studiata e messa in pratica sulla base delle caratteristiche e della storia clinica e personale di ogni singolo paziente. Per questo è fondamentale affidarsi a strutture che facciano del benessere personale e della qualità della vita i pilastri della progettazione clinica. Tecnologie all’avanguardia, altissima specializzazione di medici e tecnici, presenza capillare su tutto il territorio nazionale: tutto questo si trova negli ospedali GVM Care & Research, dov’è possibile beneficiare di un’assistenza a 360 gradi, di un costante supporto multidisciplinare e di un’accoglienza che è sia ambientale che personale.

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