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La mammografia 3D è un esame diagnostico di ultima generazione, particolarmente indicato per la diagnosi precoce del tumore al seno. Sostituisce la mammografia tradizionale, fornendo una serie di vantaggi alla paziente. Infatti permette un’analisi più precisa dei tessuti. Presso Tiberia Hospital gli screening e i test diagnostici sono svolti con tecnologia 3D con tomosintesi.
 
Per maggiori informazione sulla diagnostica senologica consulta la pagina del Breast Center.

La mammografia per prevenire il tumore del seno

Sottoporsi periodicamente alla mammografia è importante perché il tumore al seno è la neoplasia più frequente nella popolazione femminile. Colpisce nell’arco della vita 1 donna su 8, ma gli uomini non ne sono esenti, sebbene la casistica sia più rara.
 
I controlli senologici periodici e l’esecuzione di esami diagnostici come mammografia e ecografia rappresentano gli strumenti più adatti per fare prevenzione, intercettando la patologia già ai suoi stadi iniziali. Questo migliora le possibilità di cura.
Caratteristiche dell'esame

Secondo le indicazioni nazionali, la mammografia deve essere eseguita di preferenza nelle donne sopra i 40 anni. Per le pazienti under è invece preferibile l’ecografia. Entrambi gli esami devono essere comunque accompagnati dalla visita senologica. La periodicità con la quale sottoporsi alla mammografia o alla mammografia 3D con tomosintesi dipende dall’età della paziente e dalla sua storia clinica.

In base alle attuali linee guida, la cadenza è la seguente:
  • una volta ogni 12-18 mesi per le donne tra di età compresa tra i 40 e i 49 anni;
  • con la stessa cadenza, ma già a partire dai 35 anni, per le donne che hanno avuto in famiglia casi di tumore al seno;
  • una volta ogni due anni per le pazienti tra i 50 e i 70 anni;
  • all’occorrenza, ad esempio se durante l’autopalpazione del seno, che dovrebbe essere svolta mensilmente da tutte le donne in età fertile, si rilevano noduli.
 
Ad ogni buon conto, la periodicità dell’esame deve essere concordata insieme al medico senologo di riferimento, a seconda del quadro clinico e dell’anamnesi della paziente.
Sebbene l’esame non sia pericoloso e la quantità di raggi X emessi sia moderata, la mammografia (3D o 2D) non può essere svolta sulle donne in gravidanza, mentre non ci sono controindicazioni durante il ciclo mestruale, l’allattamento o la menopausa.

Rispetto alla mammografia tradizionale, la mammografia 3D con tomosintesi è vantaggiosa per le paziente perché è più affidabile e approfondita.
 
Infatti, consente di analizzare il tessuto mammario eseguendo una scansione di più sezioni di pochi millimetri: la capacità diagnostica è accresciuta, perché si possono evidenziare anche lesioni di pochi millimetri, che altrimenti potrebbero sfuggire con un’immagine bidimensionale.
 
Anche la percentuale dei falsi positivi e dei falsi negativi è ridotta sensibilmente. Questo contribuisce a gestire una fonte di stress importante per la paziente, che in caso di diagnosi dubbia dovrebbe invece affrontare disagi e preoccupazioni prima di ripetere gli esami.
 
Un ulteriore vantaggio è quello di riuscire a individuare in modo molto preciso la collocazione di una lesione tumorale all’interno della mammella: significa anche eseguire biopsie estremamente mirate, per tutelare al massimo i tessuti sani circostanti. Questa maggiore efficacia si riscontra anche nei cosiddetti “seni densi”, dove spesso il risultato della mammografia tradizionale è dubbio e bisogna ripetere la procedura.

L’esame è eseguito di preferenza da personale femminile per ridurre eventuali disagi alla paziente.

Si tratta di un esame non invasivo e generalmente indolore, anche se la mammella deve essere compressa tra due piastre, come nella mammografia tradizionale a due dimensioni, e la pressione potrebbe causare fastidio.

Non è necessaria alcuna preparazione particolare, ma è meglio evitare di spalmare creme profumate sulla pelle, o di utilizzare deodoranti che contengono talco per non interferire con la qualità dell’immagine.

Per eseguire l’esame di mammografia 3D, si avvicina al seno della paziente un tubo che emette radiazioni in quantità bassa. Questo ruota attorno alla mammella, scattando immagini e sezioni stratificate. Le sezioni, “fotografate” a diversa profondità nel seno, vengono rielaborate da un software. Le immagini acquisite compongono un modello 3D digitale della mammella e dei tessuti al suo interno. Il radiologo può così analizzare anche dettagli e lesioni minimi, che sfuggirebbero alla mammografia tradizionale.

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