L’
artrosi del ginocchio è un’infiammazione cronica progressiva che comporta la degenerazione della cartilagine delle articolazioni. Abbiamo chiesto al
dott. Francesco Pastore, dell’équipe di
Ortopedia e Traumatologia dell’
Ospedale Santa Maria di Bari,
cos’è l’artrosi al ginocchio,
come viene diagnosticata e trattata con terapie farmacologiche e con la chirurgia protesica. Il dott. Pastore si occupa da oltre 40 anni delle patologie del ginocchio e ha eseguito oltre 6.000 interventi di protesi tra monocompartimentali (miniprotesi), protesi totali e revisioni di protesi fallite.
Artrosi del ginocchio: cos’è, cause e sintomi
L’artrosi al ginocchio (gonartrosi o osteoartrite del ginocchio) è una
condizione progressiva che porta a un assottigliamento progressivo della cartilagine. Questa lesione provoca uno sfregamento tra la superficie inferiore del femore e la superficie superiore della tibia, che a sua volta causa l’infiammazione cronica.
La gonartrosi può essere
monolaterale o, in più della metà dei casi,
bilaterale. Generalmente non deriva da una singola causa scatenante, ma da un insieme di
condizioni che ne predispongono la comparsa. Tra queste le più frequenti sono:
- età del paziente avanzata;
- sesso femminile;
- sovrappeso o obesità;
- traumi alle ginocchia;
- presenza di ginocchio varo o ginocchio valgo;
- associazione con altre forme di artrite (artrite reumatoide) o con una malattia metabolica (come per esempio il morbo di Paget);
- rimozione chirurgica del menisco mediale o laterale;
- predisposizione genetica.
I principali
sintomi dell’artrosi del ginocchio sono: dolore, rigidità articolare, instabilità, gonfiore, senso di calore e arrossamento, scricchiolio del ginocchio, formazione di “speroni ossei” (osteofiti), atrofia dei muscoli della coscia.
È importante che il paziente si rivolga prontamente al medico di base o allo specialista quando i sintomi sono tali da impedire le semplici attività quotidiane, come alzarsi dal letto, camminare, salire le scale, entrare in macchina. Nelle fasi più avanzate, infatti, l’artrosi al ginocchio può arrivare a complicanze severe, come la deformazione degli arti inferiori.
La diagnosi
Durante la
visita con l’ortopedico, dopo l’
anamnesi per conoscere sintomi, stile di vita e storia familiare, il paziente è sottoposto a un esame obiettivo, integrato con
indagini diagnostiche come radiografia e risonanza magnetica.
I raggi X consentono di confermare o escludere la presenza di infiammazione e del processo di formazione di speroni calcarei; la risonanza magnetica di valutare l’entità dell’assottigliamento delle cartilagini e di stabilire il trattamento più adeguato.
Gonartrosi: i trattamenti
I trattamenti per l’artrosi del ginocchio possono essere conservativi o chirurgici, con lo scopo di ridurre il dolore e ristabilire una mobilità ottimale dell’articolazione. Gli specialisti prediligono, dove possibile,
puntare su terapie conservative, prima di intraprendere un intervento chirurgico.
Trattamenti conservativi
Tra i trattamenti dei sintomi volti alla
conservazione delle articolazioni, troviamo:
- fisioterapia;
- terapia farmacologica con antidolorifici e/o antinfiammatori non steroidei;
- infiltrazioni nel ginocchio di corticosteroidi e/o acido ialuronico.
Fondamentale anche la riduzione del peso corporeo in caso di sovrappeso o obesità, tramite un piano dietetico personalizzato e moderata e costante attività fisica in accordo con lo specialista.
Trattamenti chirurgici
I principali approcci per il trattamento chirurgico dell’artrosi del ginocchio sono:
- artroscopia per la rimozione delle cartilagini compromesse, opzione mininvasiva ma anche relativamente meno efficace, generalmente consigliata dagli specialisti per pazienti giovani;
- osteotomia del femore o della tibia (una resezione mirata per modificare l’asse dell’osso);
- installazione di una protesi, un intervento delicato ma con diversi vantaggi per il paziente, tra cui un recupero ottimale del movimento dell’articolazione e la riduzione del dolore.
Protesi totale o parziale
La protesi al ginocchio può essere totale o parziale (monocompartimentale o miniprotesi). Nel primo tipo, il dispositivo ricopre l’intera superficie articolare; nel secondo solo una porzione di superficie.
La scelta è effettuata dal chirurgo ortopedico, tenendo conto in particolar modo dell’entità del danno, dell’età del paziente e delle prospettive di recupero.
La protesi totale è solitamente consigliata in casi di artrosi più severi, con gran parte della cartilagine assottigliata. La parziale è preferita in soggetti più giovani (sotto i 50 anni) e con una degenerazione limitata a un’area circoscritta.
Intervento e riabilitazione
La durata dell’intervento, così come quella del dolore post-operatorio, è variabile. Generalmente, i primi 3 giorni sono il periodo più critico, con una fisioterapia che va dalle 2 alle 3 settimane e un
recupero completo della funzione dopo 6 settimane. È opportuno evitare il confronto tra casi diversi, in quanto ogni paziente ha una sua capacità di risposta variabile.
La durata media di una protesi è di 15 anni, ed è bene effettuare controlli specialistici regolari per monitorare la salute della protesi e la condizione dell’articolazione.