Il
bypass aorto-coronarico è l’intervento indicato quando ci diagnosticano un’ostruzione delle
arterie coronarie che necessita di intervento chirurgico. Il cuore – spiega il
dott. Enrico Ramoni, specialista in
cardiochirurgia presso
Villa Torri Hospital di Bologna – è un organo altamente vascolarizzato, le arterie responsabili di tale vascolarizzazione sono le
coronarie, che dipartono dall’aorta, arteria che raccoglie il sangue ossigenato che fuoriesce dal cuore. In presenza di malattia coronarica, dovuta a processi patologici come
l’aterosclerosi, le coronarie si possono occludere parzialmente o totalmente, impedendo di fatto l’apporto di sangue al cuore. Quando si verifica un evento del genere le cellule muscolari del cuore cessano di apportare ossigeno e nutrienti alle cellule cardiache, mettendo a repentaglio la salute del paziente e generando due possibili condizioni: l’
angina pectoris e l’
infarto del miocardio.
Per trattare l’occlusione coronarica si può intervenire chirurgicamente, attraverso l’impianto del
bypass aorto-coronarico, che consiste nella creazione di un nuovo collegamento sanguigno tra aorta e coronarie, aggirando l’occlusione presente. Il cardiochirurgo rimuove una sezione di un vaso – che diventerà l’innesto o condotto – da un’altra parte del corpo del paziente, che viene poi cucito all'arteria coronaria a valle del punto interessato dall’ostruzione. Si crea così un percorso alternativo attraverso cui il sangue potrà fluire, evitando (by-passando) il tratto ostruito della coronaria.
In passato, per eseguire il bypass coronarico sulle coronarie ostruite, si utilizzava principalmente un vaso venoso, la
vena grande safena, prelevata dalla gamba del paziente. Nel tempo la tecnica chirurgica si è evoluta verso una rivascolarizzazione mista: l’utilizzo cioè per i bypass di almeno un
vaso arterioso, cioè l’
arteria mammaria interna sinistra, con cui fare il bypass sull’arteria coronaria
discendente anteriore, e di vasi venosi (sempre la vena grande safena) per le altre arterie coronarie. L’arteria mammaria interna sinistra è ideale in termini di durata del bypass e di riduzione del rischio di eventi cardiaci successivi all’intervento cardiochirurgico (
infarto, morte cardiaca, nuovo ricovero e/o nuova procedura di rivascolarizzazione). Negli ultimi anni, a seguito delle grandi evidenze scientifiche dell’efficacia del bypass eseguito con l’arteria mammaria interna sinistra, si è pensato di utilizzare anche altri vasi arteriosi per confezionare tutti i bypass coronarici. I vasi arteriosi principalmente utilizzati sono l’arteria mammaria interna destra, l’arteria radiale (una delle due arterie del braccio), l’arteria gastroepiploica destra e l’arteria epigastrica inferiore.
L’occlusione delle arterie può essere scoperta attraverso il
test ergometrico (prova da sforzo), monitorando il paziente con elettrocardiogramma o ecocardiogramma. Nel caso in cui questo test risulti positivo, o comunque non sia in grado di fornire una risposta certa, la verifica di ostruzioni viene effettuata attraverso la
coronarografia, un esame che, attraverso l’iniezione di mezzo di contrasto nelle coronarie, consente la visualizzazione e la valutazione delle ostruzioni dovute alle placche.
Negli ultimi anni si è diffusa ampiamente la
TC coronarica, un esame di imaging estremamente meno invasivo della coronarografia, ma che consente di visualizzare in modo abbastanza affidabile tutto l’albero coronarico, anche in pazienti già operati. Solitamente si utilizza in persone che per motivi clinici non possono eseguire la prova da sforzo, o quando questa sia dubbia prima di arrivare ad un esame di livello invasivo come la coronarografia.
La scelta dei condotti da utilizzare assume un’importanza fondamentale, poiché i risultati a distanza dipendono in larga misura dal tipo di condotto utilizzato. Presso
Villa Torri Hospital di
Bologna, ospedale privato di Alta Specialità accreditato con il Sistema Sanitario Nazionale, quasi tutti gli interventi di bypass coronarico sono eseguiti utilizzando vasi arteriosi. In particolare, utilizziamo le due arterie mammarie interne (destra e sinistra) e l’arteria radiale in quanto, negli ultimi anni, sono state indicate dalla letteratura scientifica come i vasi migliori in termini di risultati. Questa scelta è stata fatta per garantire ai nostri pazienti il minor rischio possibile di un nuovo
infarto miocardico o di essere sottoposti a un ulteriore intervento di bypass coronarico o di angioplastica coronarica.