Il
cheratocono è una
patologia corneale non infiammatoria, cronica e progressiva con una prevalenza di 50-200 casi per 100.000 e un’incidenza di 1 caso per 10.000 abitanti (dati riportati dalla Società Oftalmologica Italiana).
Fino a 15 anni fa, veniva trattato negli stadi più avanzati con il
trapianto di cornea. Oggi, grazie alla tecnica parachirurgica del
cross-linking, è possibile rallentare o bloccare del tutto l’evoluzione del cheratocono con un intervento eseguito in day hospital.
Per capire meglio
cos’è, come riconoscerlo, come viene diagnosticato e trattato il cheratocono, ci siamo rivolti al
Dott. Antonio Provenzano, responsabile dell’Unità Operativa di
Oculistica di
Città di Lecce Hospital.
Cos’è il cheratocono
Questa
patologia della cornea, cioè della membrana nella parte anteriore dell’occhio, è caratterizzata da un
assottigliamento della cornea e da un suo sfiancamento (un aumento della curvatura della cornea che, protesa in avanti, assume la forma di un cono), dovuti a un indebolimento del tessuto. Il cambiamento della forma della cornea, nel tempo, produce un
astigmatismo irregolare, anche molto elevato, e nei casi più estremi una
riduzione importante del visus.
I più interessati da questa patologia sono
adolescenti e giovani. L’insorgenza avviene, infatti, solitamente tra i 14 e i 16 anni. La progressione del cheratocono può essere rapida, ma anche lenta nel tempo, e fisiologicamente si osserva un assestamento intorno ai 40 anni. Ciò significa che, se non sono avvenuti fino a quell’età, è probabile non ci saranno peggioramenti importanti.
Non sono ancora state definite
cause scatenanti. Tra le concause troviamo i
fattori ereditari, mentre secondo alcuni studi la presenza di allergie e di una condizione atopica (che portano a uno sfregamento continuo degli occhi, l’eye rubbing) potrebbe condurre, su un terreno già predisposto, all’assottigliamento della cornea.
Diagnosi
Tra i
sintomi per cui si potrebbe essere in presenza di cheratocono troviamo:
- visione offuscata;
- visione ridotta in luoghi bui;
- visione ridotta quando si è affaticati;
- sensibilità alla luce.
La
diagnosi del cheratocono avviene tramite visita oculistica integrata con esami specifici:
- la topografia corneale, che studia la curvatura della cornea in tutti i punti e ne rileva un eventuale aumento;
- la pachimetria corneale, la misura dello spessore della cornea, per verificare l’assottigliamento.
Intervenire quanto prima è fondamentale, perché l’evoluzione della patologia può essere molto rapida. Per questo sono importanti la
prevenzione, alla comparsa dei primi sintomi, e le
visite periodiche dopo la diagnosi, anche a 3 mesi.
Il trattamento del cheratocono
Nell’evoluzione del cheratocono, si passa da una prima fase in cui si tratta la patologia con l’applicazione di lenti a contatto a una fase che prevede l’intervento chirurgico. Fino a 15 anni fa, l’unico trattamento per gli stadi più avanzati di cheratocono, con riduzione importante del visus a causa dell’astigmatismo irregolare, era il
trapianto di cornea. Con tutte le conseguenze relative al trapianto di tessuto: non tanto il rigetto, che nel trapianto di cornea non è frequente come nel caso di altri organi, quanto il costo notevole e il lungo recupero (fino a un anno e mezzo) non sempre totale.
Dal 2005 in Italia, in alternativa al trapianto nel trattamento del cheratocono, si è diffusa la tecnica chiamata
cross-linking (cioè formazione di “legami incrociati”), che si prefigge di rallentare e, nella maggioranza di casi, bloccare l’evoluzione della patologia e il calo drastico del visus. Già nelle prime fasi, se si osserva un rapido peggioramento, il ricorso al cross-linking corneale è consigliato.
Si tratta di un
intervento di parachirurgia oculare che prevede l’instillazione di gocce di vitamina B2 (la riboflavina) sulla cornea, e l’applicazione di raggi UVA per stimolare l’ossidazione della riboflavina e portare a un consolidamento dei legami delle fibre di collagene della cornea indeboliti. La cornea è così ricostituita nella sua architettura, diviene più salda e robusta, rallentando o bloccando del tutto l’evoluzione del cheratocono.
Il cross-linking è un trattamento che si esegue in day hospital e il
recupero, con la stabilizzazione dell’evoluzione, si osserva nelle settimane e nei mesi seguenti.
Dopo l’intervento, sono necessari controlli quotidiani fino alla rimozione della lente a contatto protettiva (che avviene solitamente a 3-4 giorni dal cross-linking) e una terapia antibiotica. Il
follow up prevede visite e esami diagnostici (come topografia corneale e tomografia ottica computerizzata) a 1, 3, 6 mesi e a un anno dal trattamento.