Salus Hospital / 08 luglio 2022

Neuromodulatori sacrali per il trattamento dell’incontinenza: cosa sono e quando sono efficaci

Neuromodulatori sacrali per il trattamento dell’incontinenza: cosa sono e quando sono efficaci
L’incontinenza fecale o urinaria consiste nell’incapacità di trattenere le deiezioni biologiche e può avere varie cause. Tra queste, un deficit di funzionalità neurologica che impedisce il controllo degli sfinteri, a causa di patologie o del normale processo di invecchiamento.

Una nuova terapia, però, va nella direzione di ripristinare gli input del sistema nervoso, attraverso l’impianto di neuromodulatori sacrali per il trattamento di quelle condizioni disfunzionali del basso apparato urinario dimostratesi refrattarie alla tradizionale terapia farmacologica e/o riabilitativa, ponendosi inoltre come valida alternativa a procedure chirurgiche di tipo demolitivo o quando in presenza di effetti collaterali importanti causati dai farmaci. Ne abbiamo parlato con il dott. Roberto Dino Villani, specialista in Proctologia presso il Salus Hospital di Reggio Emilia.
 
In cosa consiste l’azione dei neuromodulatori sacrali per il trattamento dell’incontinenza?
La neuromodulazione sacrale (NMS) è una tecnica mininvasiva di elettrostimolazione delle radici sacrali che permette il mantenimento dell’integrità anatomica e l’ottenimento di risultati positivi per i pazienti affetti da questi deficit funzionali.
 
I neuromodulatori sacrali sono dispositivi di dimensioni molto ridotte, composti da un elettrodo e da uno stimolatore. In una prima fase, si effettua un test e lo stimolatore non viene impiantato, ma il paziente lo indossa ad esempio agganciandolo alla cintura dei pantaloni, l’elettrodo invece è un filo che viene fissato nel forame sacrale, da dove partono le terminazioni nervose che vanno al retto. Questo test dura circa due mesi a seguito dei quali si verifica che il paziente abbia riscontrato dei benefici rispetto alla situazione precedente di incontinenza fecale o urinaria, o entrambe contemporaneamente.
 
Non esistono purtroppo test obiettivi che permettono di misurare il successo del trattamento, quindi l’esperienza del paziente è il principale parametro che possiamo valutare. Se l’azione dei neuromodulatori è stata efficace, allora si impianta lo stimolatore definitivo che è grande come due monete da 2€ sovrapposte: si esegue una tasca cutanea all’altezza del gluteo, dove viene nascosto il dispositivo.
 
Dopo l’impianto definitivo, il paziente può svolgere tutte le attività quotidiane?
La terapia di neuromodulazione sacrale permette un miglioramento delle contrazioni degli sfinteri, una maggiore percezione del contenuto dell’ampolla rettale e, di conseguenza, un miglioramento dell’incontinenza, fino alla risoluzione della stessa. Il paziente può dunque dimenticare di avere lo stimolatore e svolgere qualsiasi attività compresa sport (anche nuoto), attività sessuale ecc. Anzi, se il trattamento è efficace la qualità della vita migliora sensibilmente proprio perché l’incontinenza è un disturbo che ha un impatto molto negativo sulla vita quotidiana, soprattutto su quella relazionale e sulla sicurezza di sé.
 
L’intervento è doloroso?
L'elettrodo viene impiantato in anestesia locale con una puntura nell’osso sacro con guida radiologica e dura circa mezz’ora. Anche la tasca nel gluteo viene eseguita in anestesia locale e richiede una piccola incisione. Quindi è possibile che il paziente avverta dolore, soprattutto se quando viene collocato l’elettrodo non si raggiunge subito il forame sacrale, ma è un decisamente mininvasivo che non presenta rischi chirurgici particolari.
 
Quando si usano di preferenza i neuromodulatori sacrali?
I neuromodulatori sacrali si usano in modo particolare nell’incontinenza sia fecale che urinaria, ma bisogna precisare che non sono efficaci per tutte le tipologia di incontinenza. Ad esempio, se questa è dovuta a un trauma ginecologico che ha comportato la lesione degli sfinteri o del pavimento pelvico, allora sono necessari interventi chirurgici di ricostruzione, che possono essere poi abbinati alla neuromodulazione sacrale e/o alla riabilitazione del pavimento pelvico.
 
Per questo è importante usare i neuromodulatori sacrali solo su pazienti con incontinenza selezionati, che vengono prima studiati attraverso anamnesi, visite mediche ed esami specialistici.
A volte sono usati anche per il trattamento del dolore pelvico nelle donne e in qualche caso di stitichezza, ad esempio se essa è dovuta al mancato rilascio della muscolatura durante la defecazione, ma il massimo dell’efficacia si ha nel trattamento dell’incontinenza.
 
Per quanto tempo restano attivi e funzionanti i neuromodulatori?
Al momento le pile degli stimolatori hanno una durata di circa 5 anni e poi vanno sostituite eseguendo la procedura inversa rispetto all’impianto. Viene sostituito solamente lo stimolatore nascosto nella tasca cutanea sul gluteo, mentre l’elettrodo nel forame sacrale non viene più toccato, quindi la procedura è ancora più snella. La tecnologia però – conclude il dott. Villani – sta avanzando speditamente e mi aspetto che nel giro di poco tempo si arrivi ad avere stimolatori ricaricabili dall’esterno, come già avviene con i pacemaker per il cuore.
 
 
Per informazioni e prenotazioni chiama lo 0522499111 oppure compila il form.
Revisione medica a cura di: Dott. Roberto Dino Villani

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