Parkinson e Alzheimer: nuove prospettive di trattamento con la TMS

TMS Parkinson Alzheimer
Per il trattamento della malattia di Parkinson e della malattia di Alzheimer ci sono nuove prospettive promettenti grazie alla stimolazione magnetica transcranica (TMS).
Questa tecnologia sfrutta il campo magnetico prodotto da un dispositivo che viene collocato in prossimità del capo del paziente, per stimolare le aree del cervello soggette a processi degenerativi.
Clinica Santa Caterina da Siena di Torino ha recentemente attivato una collaborazione con Casa di Cura San Giorgio per il trattamento di Parkinson, Alzheimer e altre malattie neurodegenerative per mezzo della tecnologia TMS.
Il dott. Carlo Alberto Artusi, neurologo di  Clinica Santa Caterina da Siena di Torino, approfondisce in questa intervista gli elementi chiave del trattamento con TMS sui pazienti con Parkinson e Alzheimer.

Come viene utilizzata la TMS sui pazienti con malattia di Parkinson e quali sono i benefici?

Nei pazienti con Parkinson, la stimolazione magnetica transcranica viene utilizzata per coadiuvare la terapia farmacologica tradizionale, e si ottiene il massimo beneficio quando il paziente segue anche dei percorsi di fisioterapia o, per meglio dire, riabilitazione neuromotoria.
In questo caso, infatti, l’area del cervello che viene stimolata attraverso le onde magnetiche è la corteccia motoria, ovvero una delle principali aree del cervello deputate al controllo del movimento.
La TMS in combinazione con la fisioterapia permette al paziente di avere miglioramenti sui sintomi motori della malattia. 

E sui pazienti con Alzheimer, invece?

Qui la TMS va a rimodulare la plasticità del precuneo, un’area del cervello coinvolta nelle funzioni della memoria. Recenti evidenze scientifiche hanno mostrato come questa struttura cerebrale sia una delle prime a ‘soffrire’ a causa della malattia di Alzheimer e risulta compromessa già nelle fasi prodromiche di malattia. Tuttavia, nelle forme tipiche di Alzheimer, le strutture del cervello primariamente coinvolte da fenomeni degenerativi sono quelle localizzate nei lobi temporali mediali. Infatti, le fasi precoci di malattia sono dominate dai disturbi di memoria. La strategia neuromodulatoria mediante TMS consiste nello stimolare il precuneo, il quale, almeno in parte, soffre a causa di meccanismi di disconnessione con le strutture temporali mediali. Questa neuromodulazione si è dimostrata efficace nel rallentare il progressivo accumulo di deficit cognitivi, il cui aggravamento porta gli individui affetti da malattia di Alzheimer iniziale allo stato di demenza.
Nel trattamento è pertanto molto importante il timing: infatti la stimolazione è più efficace nell’Alzheimer precoce. Questo rende fondamentale una diagnosi precisa già dai primi sintomi e una valutazione attenta da parte del neurologo per massimizzare i benefici del trattamento, che deve essere somministrato con accuratezza anatomica sulla base di neuroimmagini ottenute con Risonanza Magnetica.
L’obiettivo finale è quello di migliorare la memoria, rallentando il processo degenerativo delle cellule cerebrali (i neuroni) del precuneo e delle strutture ad esso connesse, che svolgono importanti funzioni cognitive.

Che tipo di miglioramenti dà la TMS nei pazienti con patologie neurologiche degenerative?

Le patologie neurodegenerative progrediscono con il passare degli anni e ad oggi non esiste una cura definitiva che blocchi i meccanismi di neurodegenerazione e porti il paziente alla “guarigione”.
Ciononostante, la terapia con TMS è molto promettente nel controllare e rallentare gli effetti della patologia. Studi di neuroimaging quantitativo e di neurofisiologia, come quelli condotti da Bozzali  e Koch (JNNP, 2011; Neuroimage 2018), hanno dapprima chiarito il modello di progressione di malattia e successivamente dimostrato l'efficacia della TMS nei pazienti con malattia di Alzheimer precoce.
Si tratta quindi di un trattamento innovativo, che ha tutte le premesse per segnare una nuova svolta nel trattamento dell’Alzheimer, del Parkinson e possibilmente di altre malattie che coinvolgono il sistema nervoso centrale.

La stimolazione magnetica transcranica può essere utilizzata su tutti i pazienti con patologie neurodegenerative?

Sebbene la TMS non presenti particolari rischi o effetti collaterali, è meglio evitare il trattamento sui pazienti che soffrono di epilessia. 
Tuttavia, la selezione dei pazienti è un primo passo fondamentale per ottimizzare i risultati del trattamento: per questo motivo è importante che un neurologo esperto formuli o confermi la diagnosi precisa e faccia una valutazione attenta dell’idoneità del paziente al trattamento con TMS.
Per maggiori informazioni contatta Clinica Santa Caterina da Siena allo +39 011 8199300 oppure tramite il form dedicato 

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